“Il cuore innumerevole”
La Natura prima di Adamo ed Eva
Il caso letterario dell’esordio poetico di Anna de Noailles. La raccolta di versi, pubblicata a cura di Marzia Minutelli, fu pubblicata nel 1901 col sostegno Robert de Montesquiou e l’apprezzamento di Proust. Un “inno panico” non privo di coraggio civile nella Francia dell’“affaire” Dreyfuss
Un regalo inatteso: la traduzione integrale del primo libro di poesie di Anna-Élisabeth Bibesco Bassaraba de Brancovan (1876-1933), più nota nel raffinatissimo ambiente letterario parigino di primo Novecento in cui sorge il suo astro come Comtesse Mathieu de Noailles (Anna de Noailles, Il cuore innumerevole, a cura di Marzia Minutelli, Passigli, Firenze 2023, 247 pagine, 24 euro). Nata a Parigi in seno a un’antica famiglia principesca di origine valacca Anna sposa infatti, nel 1897, il conte Mathieu de Noailles, ultimogenito di altrettanto antica casata francese, e ne conserverà il nome anche dopo l’epilogo del matrimonio. L’ambiente familiare in cui coltiva una precoce inclinazione alla poesia è colto, cosmopolita; l’Hôtel particulier in cui cresce apre le porte ai migliori talenti della letteratura e della musica; la stessa madre di Anna, la costantinopolitana principessa Rachel Masurus, è un’affermata pianista. D’estate la famiglia si trasferisce sulla sponda meridionale del Lemano, nello chalet di Amphion-les-Bains, il cui lussureggiante giardino incide fortemente nell’immaginario della piccola Anna e assurge a mito fondativo della sua giovane poesia quale luogo d’incanto, caleidoscopio di tutti i colori della Creazione, «jardin d’avant Adame et Éve». Di lì appunto colori, profumi, sfumature a diverse altezze di registro e ad accurata precisione tassonomica prenderanno presto la via dell’alessandrino cesurato, talora in alternanza all’ottosillabo o all’esasillabo, disponendosi in strofe regolari a ripercorrere l’estasi nel prodigio dei cicli della Natura e in quanto, panteisticamente, trascende il puro ancorché splendido manifestarsi.
Quest’inno panico, non esente da suggestioni dionisiaco-nietzschiane, unito a una prodigiosa fluidità e ricercatezza lessicale e prosodica, desta immediatamente scalpore nella avvertita società letteraria parigina e se ne fa garante il suo arbiter eleganziae, il proustiano “professore di bellezza” conte Robert de Montesquiou, possibile modello per il barone di Charlus nella Recherche. Quanto allo stesso Marcel non si sottrarrà al fascino di quella «jeune princesse d’Orient qui, disait-on, faisait des vers aussi beaux que ceux de Victor Hugo et d’Afred de Vigny» (così in Côté de Guermantes). E i nomi di Hugo e Vigny sono naturalmente perfetti per inquadrare una versificazione che non si discosta dai canoni del più puro ed elegante classicismo francese. Il volume, preceduto da anticipazioni sulla “Revue des Deux Mondes” e la “Revue de Paris” propiziate proprio da Montesquiou, esce nel 1901 ed è subito un caso letterario: Anna è contesa tra salotti e riviste intanto che le ristampe si susseguono e un folto pubblico giovanile si vota al suo culto.
Colpisce la matura articolazione del libro, che non si presenta come un occasionale florilegio d’esordio, ma si struttura accortamente in sei sezioni tematiche a consistenza decrescente nelle quali prevale il ricchissimo motivo della Natura visto anche come specchio di un io votato alle metamorfosi – il cuore innumerevole, ma anche innumerabile – e a una plenitude soggetta all’inquietante avvisarsi del tempo. Ma colpisce, e forse ne rappresenta la nota oggi più viva, anche l’adesione ai temi canonici del mito greco (seconda sezione), quale omaggio alle origini, per via matrilineare, della poetessa. Né poi sarà da trascurare la presenza di accenti francamente civili, se pure in porzione minore, a illuminare un lato importante della personalità della contessa di Noailles, che nella Francia dilaniata dall’affaire Dreyfuss si schiera con coraggio a favore dell’innocenza del perseguitato capitano e nel contempo vagheggia idealità di socialismo umanitario (è in corrispondenza con Jean Jaurès e tra i recensori annovera un giovane Léon Blum…).
A questo libro di esordio diversi altri seguiranno sia in versi che in prosa, ma va detto che il periodo d’oro di Anna de Noailles, quello che la vede al centro di un vivissimo e cordiale interesse di pubblico come di critica, si chiude con l’inizio della Grande Guerra. La stella di Apollinaire brillava già nel ‘913 con la pubblicazione di Alcools, (cfr. https://www.succedeoggi.it/2023/07/le-diversita-di-una-poesia-aperta/) e a seguito dell’«inutile strage» tutto si mostra profondamente e definitivamente mutato. Gli alessandrini della contessa appariranno sempre più come un retaggio di un passato letterario distante, a riflesso delle luci di un mondo che il fango delle trincee ha sepolto per sempre.
Il volume si avvale della notevole traduzione di Marzia Minutelli, che con decisione opera una scelta isometrica, con tutte le difficoltà che il caso comporta. L’alessandrino, verso classico della poesia francese in dodici sillabe, non può infatti essere vòlto, come pure talora avviene, nel classico – della tradizione lirica italiana – endecasillabo, pena non solo la perdita di una sillaba, mentre la quasi obbligata scelta del doppio settenario martelliano non ne garantisce l’equivalenza. Così pure è ad aggiungere difficoltà in direzione della lingua di arrivo la cospicua ossitonia del lessico francese, allora che non sempre la rima è riproducibile, e si giustifica pertanto il ricorso all’assonanza. Ma la direzione intrapresa dalla traduttrice, che è insieme ottima curatrice del volume, è perseguita con coerenza e si segnala per bontà di ritmo insieme a una cospicua tavolozza lessicale da cui sa attingere il mot juste nella resa di una poesia che incantò, fin quando incantò, per il suo virtuosismo e le sue accensioni verbali. Il piccolo esempio che in conclusione di questa nota si propone potrà dare l’idea della chirurgica delicatezza, unita ad artigianale maestria, con cui la traduttrice ha lavorato:
Et quand le jour viendra d’aller dans votre terre
Se mêler au fécond et végétal mystère,
Faites que mon coeur soit une baie d’alisier,
Un grain de genièvre, une rose au rosier,
Une grappe à la vigne, une épine à la ronce,
Une corolle ouverte où l’abeille s’enfonce…
E quando verrà il giorno di andarsene sotterra
Per fondersi al fecondo vegetale mistero,
Fate che sia il mio cuore una bacca di sorbo,
Un raspo nella vigna, una spina nel rovo,
Una rosa al roseto, un seme di ginepro,
Una corolla aperta dove l’ape s’immerge