I deliri del bibliofilo
Il libro-macchina
“Depero futurista”, tenuto insieme da due grossi bulloni, è considerato il «prodotto tipografico più prezioso del Novecento italiano». Tra i manufatti più rappresentativi del movimento fondato da Marinetti, fu realizzato dal «poliedrico e imprevedibile» Fortunato Depero nel 1927
Fortunato Depero era un singolare artista che riuscì ad applicare le rivoluzionarie teorie futuriste al mondo della pubblicità, del design, della grafica. Progettò oggetti e manifesti, mobili e tessuti, tra cui un coloratissimo panciotto per Marinetti. Il “libro imbullonato”, uno dei manufatti più rappresentativi del movimento futurista, il cui titolo è Depero futurista, non poteva che essere realizzato da questo artista poliedrico e imprevedibile che, all’epoca, aveva pubblicato solo il libro Spezzature. Impressioni – Segni – Ritmi, stampato nello Stabilimento Mercurio di Rovereto nel 1913 in un’autoedizione impressa su due tipi di carta differenti. Depero futurista, dal formato oblungo, ha la particolarità di essere tenuto insieme da due grossi bulloni e risulta pubblicato dall’Edizione Italiana Dinamo Azari nel 1927. Precisano Gambetti e Vezzosi, nel loro indispensabile manuale Rarità bibliografiche del Novecento italiano, pubblicato dalle Edizioni Sylvestre Bonnard, che si tratta probabilmente del «prodotto tipografico più prezioso del Novecento italiano, le cui rare copie disponibili sul mercato sono abitualmente battute dalle maggiori case d’aste mondiali, spesso tra le opere d’arte più che tra i libri», con valutazioni molto alte. Si consideri che nell’ultimo catalogo della Libreria Pontremoli di Milano un magnifico esemplare è stato messo in vendita a 29 mila euro, un prezzo pressoché raddoppiato rispetto alla stima di 10 mila euro che, appunto nel 2007, ne fecero Gambetti e Vezzosi. Solo altri tre volumi del periodo futurista hanno avuto altrettanta attenzione in ambito collezionistico: Bïf§Zf + 18 Simultaneità e Chimismi lirici di Ardengo Soffici, il cosiddetto Bizzeffe stampato da Vallecchi nel 1919, e le due celebri “litolatte” Parole in libertà futuriste tattili termiche olfattive di Marinetti (1932) e L’anguria lirica di Tullio d’Albisola (1934), al secolo Tullio Spartaco Mazzotti, imprenditore e ceramista operante, appunto, ad Albisola. Questi due ultimi titoli vennero stampati da Vincenzo Nosenzo nel suo stabilimento industriale di Savona, denominato “Lito-Latta”, che produceva scatole metalliche per conserve alimentari.
L’impaginazione di Depero futurista, che si può considerare come uno dei primi libri-oggetto, è altrettanto eclettica, con lettere di vari formati e frasi che scorrono in molteplici direzioni, sulla falsariga dell’impaginazione fantasiosa prevista da Marinetti: oltre all’apporto di tavole parolibere compaiono fotografie, bozzetti, inserti pubblicitari, riproduzioni di opere dell’autore. Il testo è impresso su carte che si differenziano sia per i colori sia per la grammatura: si passa infatti dal cartoncino alla velina. Il “libro imbullonato” è un compendio dei progetti e degli esperimenti di Depero, con molte illustrazioni e fotografie, oltre a testi e manifesti risalenti al periodo 1913-1927. Scrive Ralph Jentsch nel suo volume Libri d’artista italiani del Novecento, edito da Allemandi: «Depero futurista viene considerato uno dei capolavori dell’avanguardia nel campo dei libri-oggetto. Esso utilizza tutte le innovazioni futuriste: effetti tipografici, l’uso di inchiostri colorati e carte decorate, e la geniale idea della rilegatura “della dinamo”, che assimila il libro alla macchina». Sul piatto di copertina, sotto la dicitura «Dinamo-Azari» e il titolo a caratteri cubitali, compare la scritta, riportata in corpo differenziato: «Edizione italiana / Dinamo / Azari Milano / Via S. Orsola 6 – Telefono 82520 / New York – Paris Berlin».
Il libro, di 238 pagine, ha un formato di 24,2 x 31,7 cm e contiene 123 carte di vario materiale e colore, tra cui un foglio ripiegato che, una volta svolto, misura oltre mezzo metro. Il relativo testo forma il nome Depero, alla stregua dei calligrammi. La copertina è costituita da due piatti di cartone: l’anteriore è stampato in nero e argento mentre il posteriore è muto. In un’accurata scheda realizzata nel catalogo n. 55 del dicembre 2022 della succitata Libreria Pontremoli si legge: «Il libro fu stampato in una tiratura dichiarata di 1000 esemplari numerati (tramite timbro solitamente apposto al verso del frontespizio) faticosamente composti dalla piccola tipografia Mercurio a Rovereto, pagina per pagina, a partire dal settembre del 1927 fino a tutta la prima parte del 1928: ultimata la stampa di un certo numero di pagine, gli operai compositori della Mercurio erano costretti a smontare le lastre per comporre quelle nuove, a causa della mole dell’opera […] e della complessità della composizione, laddove nel libro quasi ogni pagina è un quadro a sé, minuziosamente cesellato con i caratteri tipografici e appositi cliché tratti da disegni realizzati ad hoc. La legatura imbullonata completa e sostanzia enormemente la straordinarietà del libro, derivata dagli album-campionari commerciali ma ingigantita al livello di vero e proprio libro-macchina: un’invenzione questa, del geniale editore Fedele Azari, il più brillante futurista della sua epoca. Marinetti era pronto a lasciargli le redini operative del movimento quando Azari si tolse la vita prematuramente nel gennaio del 1930».
Il “libro imbullonato” è censito da Domenico Cammarota nel suo fondamentale repertorio Futurismo. Bibliografia di 500 scrittori italiani, edito da Skira nel 2006. Qui apprendiamo che, oltre alla tiratura ordinaria e a quella realizzata quale omaggio della Campari, esiste un’edizione speciale in 10 copie fuori commercio stampata con una copertina metallica cromata, con due lastre di lega metallica spesse un millimetro l’una. Si precisa inoltre che «la sovraccop. esiste in quattro tonalità di colore differente» mentre le copie della Campari riportano il frontespizio in rosso mentre le altre lo presentano in blu. Anche la quarta presenta una dicitura alternativa: «Omaggio della Ditta Davide Campari Milano» o «lire 85 nette sconto decr. 1927». I due bulloni e i relativi dadi e copiglie smontabili furono prodotti dalla Società Anonima G. Bologna & C. di Milano.