Sergio Buttiglieri
Alla Triennale di Milano

La vita è bianca

Il nuovo spettacolo di Daria Deflorian è un monologo affidato all'attrice Giulia Scotti tratto dai testi della scrittrice coreana Han Kang

Daria Deflorian ha appena debuttato con successo al teatro della Triennale di Milano con la sua ultima regia, preambolo di un lavoro più vasto che lei sta sviluppando su una interessante autrice coreana, Han Kang, e che completerà nel 2024 mettendo in scena il suo più celebre racconto del 2016 La Vegetariana. Lo spettacolo in questione si intitola Elogio della vita a rovescio (citazione tratta dai celebri scritti di Karl Kraus) e vede in scena l’attrice Giulia Scotti: è una profonda riflessione ispirata ai testi di questa destabilizzante scrittrice su due sorelle di cui una ce l’ha fatta e l’altra apparentemente no.

Un lavoro, questo della Deflorian, che ci ha irretito grazie alla magnetica interpretazione di una donna sola in scena con solo tre microfoni sospesi sul palcoscenico con cui lei ogni tanto interagisce modificando il volume del suo monologo, e 4 sacchi colmi di sale bianco a lato che ha un certo punto spargerà in mezzo alla scena nuda.

Il bianco è uno dei temi cardine del primo libro citato di Han Kang: Libro Bianco, una meditazione sul colore, ma anche sul tema del lutto, sulla rinascita e la tenacia dello spirito umano.

Attraverso le parole della Sorella che fin da bambina aveva avuto la forza di affermarsi a differenza di quella “strana” che non aveva voluto omologarsi alla normalità.

La sorella riuscita ci racconta che la mattina le piaceva passeggiare per strada e sentire il rumore della serranda che si alzava. Perché era la vita che cominciava.

Mentre la sorella resta sulla linea ad aspettare.

È tutta la vita che aspetta. Che cosa aspetta? Si chiede la sorella affermata che si è sempre impegnata a fare le cose giuste. «Aspetto che Han Kang ritorni in Italia. Forse sarà una delusione». «Io scrivo. E la cosa che mi piace di te è che stai in silenzio».
A 9 anni, le ricorda, «andammo in montagna e ci perdemmo», prosegue la sorella: «Non torniamo! Gridava lei. Aspetto l’autobus ma vorrei non arrivasse mai». Né sappiamo se l’autobus andrà nella giusta direzione. Chiara metafora di come andrà la nostra vita. Che supplizio farsi guardare dagli altri su questo singolare autobus/vita. «Detesto le persone che vogliono far ridere gli altri.

Che ti guardano per vedere se ridi ma io non rido».
Il monologo prosegue con un secondo capitolo dedicato ad Atti umani sempre di Han Kang per meglio capire la violenza insita in noi umani. 2* White Book: un libro bianco pieno di poemetti e poesie. Un Elogio delle cose bianche. Scritto a Varsavia d’inverno con un paesaggio tutto bianco, con persino la nuvoletta che facciamo respirando che diventa tutta bianca. Lei ci racconta che ad un certo punto trova un puttino bianco senza le braccia. Puttini con i calzini che erano semplici paracolpi che a quell’epoca mettevano negli imballi per non far rompere la merce e loro erano naturalmente tutti mezzi rotti. Erano stati prodotti per essere rotti. Come, a ben pensarci, tante nostre irrisolte vite.

Han Kang scrive solo della sorella anche se non ne ha di sorelle. Una sua sorella mori solo 2 ore dopo la nascita.

La scena nuda diventa una sorta di dipinto tutto bianco. E l’attrice ruota sulla sabbia bianca come se la sua vita avesse solo due ore di tempo per guardare il mondo con i suoi occhi, per vedere la sporcizia, il dolore che lo pervade ma la vita non va mai come vorremmo.

Se tu avessi vissuto di più…

Fa roteare i tre microfoni sulla nuda scena che ripetono continuamente frasi misteriose.

Smetto di scrivere, torno a fare le cose normali ci racconta la sorella: vado a un matrimonio.

Come fate a divertirvi? Non li vedete i morti? Dopo 32 anni, dopo il massacro di Seul del 1980, nel 2012, ci incalza la scrittrice ricordando i tragici fatti coreani pregni di massacri dissimulati come giuste repressioni dei contestatori dell’epoca.

Incontra il ragazzo morto al cimitero proprio davanti alla sua tomba. E gli racconta la Vita come è andata avanti anche senza questo ragazzo dalla faccia ordinaria che aveva conosciuta che aveva solo 9 anni.
Siamo tutti irretiti da questi toccanti ricordi messi in scena dalla Deflorian attraverso il terso lirismo della scrittura di Han Kang con la efficacissima Giulia Scotti sommersa alla fine dai calorosi applausi del pubblico emozionato, e così profondamente coinvolto nelle vite dilaniate di queste due antitetiche sorelle.

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