Erminia Pellecchia
Nella Cappella Pappacoda di Napoli

Le donne coraggio

Il fotografo Ico Gasparri rende omaggio alle donne "volontarie per scelte” che affrontano i disagi di Napoli per aiutare gli ultimi a liberarsi dalle nuove schiavitù. A Scampia, a Barra, a Ponticelli, a San Giovanni a Teduccio...

In campo per la difesa dei diritti sociali, civili. Volontarie per scelta, convinte, come canta Fiorella Mannoia, che «ognuno ha la sua parte» nella grande scena della vita e che bisogna dare a tutti una possibilità di rivalsa. Fuori dai riflettori e dai giochi di potere, in strada, nelle scuole, nei teatri, nei centri di assistenza, nelle carceri, negli ospedali, per farsi portavoce dei più deboli. Ico Gasparri, artista sociale che si occupa da sempre di tematiche scottanti come la pubblicità sessista, i migranti, i rom, la mafia, il degrado ambientale, ha voluto rendere omaggio a queste eroine del nostro tempo. Non star internazionali come Madonna, Emma Watson, Scarlett Johansson, Jane Fonda, Angelina Jolie, che hanno messo il proprio volto e la propria fortuna al servizio di cause importanti. Bensì persone semplici, schive, che attuano la loro rivoluzione esistenziale e che, nel silenzio della quotidianità, abbattono muri e costruiscono speranza.

Non sprecano parole, ma fanno fatti. Il loro talento è il dono. La loro missione è prendersi cura di chi non ha via d’uscita, rompere i tabù, battersi contro i pregiudizi, le differenze, la violenza, l’orrore, disegnare nuovi scenari con – citando la suggestiva espressione di Rosario Valastro, presidente della Croce Rossa Italiana – «gli occhi carichi di bellezza e di futuro». Quelli che, il fotografo, scrittore, autore e regista metelliano, ha messo in risalto nel suo nuovo progetto etico ed artistico «Donne per Napoli», un omaggio partito in solitaria e poi affinatosi, come dialogo a due voci, con il pittore tedesco Norbert Mauritius, un doppio sguardo che si incrocerà con altri sguardi, quelli del pubblico che, dal 24 novembre al 10 dicembre, ammireranno questa emozionante galleria di foto e dipinti specchianti, le prime in bianco e nero, gli altri con cromie squillanti, allestita negli spazi della Cappella Pappacoda in Largo San Giovanni Maggiore a Napoli.

«Norbert ha seguito Ico senza esitazione, riproponendo il percorso con i propri strumenti – osserva Patrizia Fiorillo nel testo critico a corredo dell’esposizione – Nel suo curriculum vanta testimonianze di impegno civile condotte con il linguaggio della pittura, per il quale ha privilegiato da tempo il tema del ritratto. Tra le tante, la personale Volti in resistenza dedicata alle vittime della Resistenza tedesca interna alla Germania nazista, allestita, sul finire del decennio Novanta, prima a Düsseldorf e poi in Italia, a Monticello».

La prima a posare per Gasparri è stata Valeria, avvocato al servizio dei bambini. Quelli dei quartieri più a rischio: Scampia, Barra, Ponticelli, San Giovanni a Teduccio. Fragili. Vulnerabili. Ha chiuso lo studio ed è scesa in prima linea. Milita ora nell’associazione Sport Senza Frontiere Napoli e fa da ponte tra famiglie e società sportive; ogni giorno è una lotta per ottenere consensi da genitori recalcitranti e iscrizioni gratuite dai club. «Fa una vita sacrificatissima – dice Ico – ma è felice, mi ha raccontato la sua storia, mi è stata di grande ispirazione, ha acceso la scintilla che ha rimesso in moto un’idea che tenevo sospesa dalla pandemia, fotografare donne speciali, esempio di coraggio, solidarietà, determinazione. Attiviste invisibili che operano in territori difficili e si prodigano per gli altri».

Responsabili, amorevoli, autonome dalla politica, contagiano con la loro positività: è l’identikit delle sue donne, esempio di resistenza generativa, motori del cambiamento, modello di buone pratiche. Idealiste, tenaci e coraggiose. L’età varia dai 50 ai 30, a unirle è la passione: sono vene di un unico sistema pulsante amore che si irradia verso la grande arteria dell’impegno. Politico e non partitico. In una sorta di telefono senza fili rispondono in dodici alla chiamata alle arti di Gasparri, un campione della ramificata rete sotterranea della solidarietà senza pretese.

Ecco Giovanna, il suo presidio è la Sanità, fa la spola con un pulmino dalla scuola a un Centro Educativo per stimolare, con attività formative e laboratoriali, adolescenti appartenenti a famiglie segnate da un forte disagio economico. Ecco Daniela, psicologa, e Rosa, sociologa, anime del Centro Antiviolenza Aurora gestito da Arcidonna, si battono entrambe contro la violenza nei confronti di donne e persone Lgbt; con loro c’è Milena che cerca di sconfiggere il bullismo attraverso la forza trascinante del teatro e c’è Maria Ilaria, al fianco di chiunque sia vittima di violenza, capace di allievare le ferite risvegliando l’autocoscienza. E, ancora, Giordana, milita nel Movimento Lesbico, Gay e Trans napoletano, si impegna in prima persona a creare iniziative e servizi dedicati all’ascolto, all’aggregazione e al protagonismo delle donne lesbiche del territorio cittadino. C’è poi Tetiana, ucraina, mediatrice culturale del Cidis, di cui è presidente Maria Teresa (anche lei fermata da uno scatto di Gasparri), esperta di intercultura, promuove percorsi inclusivi diretti a costruire comunità plurali ed accoglienti. E c’è Marina, al Teatro Trianon Viviani ha dato vita al progetto «La scena delle donne» con le «signore di Forcella», come Anna «la vittoriosa», tra le prime a seguirla, attrice e madre di tre figli meravigliosi che ha obbligato a studiare. Infine c’è Sara, ha lottato per il diritto allo studio, per la riapertura della mensa universitaria di Mezzocannone con menu a prezzi popolari e per quella del Parco San Gennaro dove tiene corsi di boxe per giovanissime e giovanissimi.

A far da sfondo ai loro ritratti è la Neapolis greca, da piazza Bellini ai Tribunali fino al Pallonetto, passando per un labirinto di vicoli e piazze fascinosi malgrado i rifiuti, i graffiti, le chincaglierie-souvenir che ricoprono muri di palazzi, chiese e conventi carichi di storie. L’altra faccia della denuncia di Gasparri, un passato mai rinnegato da archeologo e ambientalista, che ora, da fotografo-autore, mette a nudo la Napoli delle contraddizioni, la bellezza abbagliante ed il degrado. Le modelle di Ico indossano tutte una camicia bianca, simbolo di libertà e di nuovo inizio. É quella dell’artista ai tempi di «Il maestro del lupo cattivo», il manuale denuncia che ha scritto nel 2011, raccogliendo i materiali del suo ricco archivio sulla pessima rappresentazione della donna nella pubblicità. C’è «il sudore» di chi scende in guerra contro il male, ci mette il cuore e la faccia, unisce la sua storia ad altre storie di disperazione e di riscatto. I muri del centro storico di Napoli che fanno da ambientazione alla galleria di ritratti sono offesi, violati, diventano metafora della sofferenza di chi è emarginato e trova conforto nelle migliaia di donne anonime che per vocazione combattono il degrado. Scatti in bianco e nero che si illuminano di colori nella trasfigurazione di Mauritius, controcanto pittorico alla «Napul’è» di Pino Daniele, la Napoli che è «mille culure» e «mille paure».

Facebooktwitterlinkedin