Anna Camaiti Hostert
Cartolina americana

Trump caos

I fedelissimi di Trump hanno silurato lo speaker repubblicano, Kevin McCarthy. La sua colpa? Essere poco trumpiano. Non era mai successo, e ora la lotta intestina ai conservatori Usa rischia di bloccare il paese

La giornata del 3 ottobre 2023 negli Stati Uniti sarà ricordata come una data senza precedenti. Per la prima volta nella storia di questo paese infatti, lo speaker repubblicano della House of Representative, il californiano Kevin McCarthy (nella foto accanto), è stato destituito dal suo ruolo a causa di una faida interna al Partito repubblicano. I conservatori di estrema destra vicini a Trump e alla sua MAGA (Make America Great Again) hanno determinato la cacciata dello speaker. Cosa mai accaduta prima a nessuno dei due partiti dell’arco costituzionale. In particolare la rivolta è stata capeggiata da Matt Gaetz, deputato della Florida e fedelissimo di Trump, che è riuscito nel suo intento. La colpa di McCarthy, secondo i suoi oppositori è quella di essere stato troppo lontano dagli ideali della MAGA e troppo compiacente con il Partito democratico. L’accusa in questo senso è quella di non avere perseguito fino in fondo la strategia che altrimenti avrebbe portato allo shutdown governativo. In senso pragmatico la vacanza di questo ruolo in Parlamento determina la paralisi dell’intero Congresso, in quanto i repubblicani si riuniranno per discutere la scelta di un suo successore solo martedì prossimo e per una settimana i lavori parlamentari saranno bloccati.

“Non rimpiango la decisione di avere scelto il governo rispetto alle rimostranze di chicchessia” ha detto McCarthy a una conferenza stampa seguita alla sua rimozione, durante la quale ha inoltre annunciato che assolutamente non si ricandiderà. “È stata una mia precisa responsabilità. È quello che il mio lavoro implica. Non rimpiango affatto l’avere negoziato con i democratici. Il nostro governo è designato per trovare compromessi”. Otto sono stati i voti repubblicani che hanno permesso la sua rimozione.  Ci sono voluti 216 voti contro 210 per destituirlo. I democratici che hanno votato contro si sono comunque astenuti dal dibattito in aula e hanno lasciato ai repubblicani la scelta finale. Infatti non hanno ritenuto lo speaker McCarthy sufficientemente affidabile anche perché in precedenza si era opposto all’istituzione di una commissione parlamentare sui fatti del 6 gennaio, quelli stessi che implicavano Trump nel tentativo di destituire il legittimo presidente Joe Biden dalla sua carica.

Al momento non ci sono nomi sicuri, anche se si parla di quattro deputati tra cui Patrick McHenry della Norh Carolina attualmente vice speaker della House, Steve Scalise della Louisiana e leader di maggioranza, Tom Emmer del Minnesota e Tom Cole dell’Oklahoma, ma nessuno di loro sembra quello designato. Oltre a questi si fa inoltre il nome del bizzoso Jim Jordan dell’Ohio, altro fedelissimo di Trump. Sembra palese che all’interno del partito repubblicano le faide sono feroci e sarà molto difficile trovare quell’unita necessaria a trovare un candidato.

Quando tra i repubblicani si è parlato della possibilità di creare un caos senza precedenti dovuto alla mancanza di uno speaker alla House, qualcuno tra coloro che si sono battuti per destituirlo ha affermato: “il caos è McCarthy”. Ma al di là di queste colorite espressioni che lasciano il tempo che trovano, il problema che si pone è enorme, perché’ ne va delle funzioni dell’intero corpo legislativo del paese, proprio mentre la Corte Suprema (a maggioranza ultra conservatrice grazie alla nomina di tre giudici da parte di Trump) respinge la possibilità di negare a un ex presidente indagato su diversi fronti e per diverse attività criminose, la possibilità di presentarsi alle elezioni presidenziali. Donald Trump d’altra parte questa volta a differenza del passato, non interviene in favore dei suoi sostenitori in parlamento troppo preso dalle sue vicende giudiziarie. È comparso infatti a New York in tribunale con l’accusa di frode per avere gonfiato i bilanci delle sue società, accusando ancora i giudici di montare una “caccia elle streghe” nei suoi confronti e prendendosela perfino con un impiegato del tribunale esasperando a tal punto il giudice di turno da costringerlo costretto a non proferire assolutamente parola, al silenzio totale, imposto da quello che viene definito a gag order.

Il Partito democratico nel frattempo a causa della scomparsa dell’ex sindaca di San Francisco, la storica e carismatica senatrice Dianne Feinstein, che ho avuto l’onore di incontrare nel 2003 a Los Angeles di ritorno dall’Afghanistan, ha nominato al suo posto la 44enne Laphonza Butler, attivista sindacale e dei diritti civili e prima donna nera lesbica ad occupare un seggio in parlamento.

L’esecutivo di Joe Biden, intanto, sembra essere l’unico potere in grado di funzionare con provvedimenti di giustizia sociale e amministrativa di grande rilevanza. Il presidente negli ultimi giorni ha fatto di nuovo storia, in quanto per la prima volta si è schierato a fianco dei picchetti degli operai metalmeccanici delle tre grandi aziende automobilistiche americane  in sciopero per  un aumento di  stipendio e per una redistribuzione della ricchezza  non solo nel settore delle auto, ma in generale in quello industriale e manifatturiero dove i  salari degli operai sono anche 1000 volte inferiori a quelli dei big CEO che hanno delle buonuscite milionarie.

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