Michela Di Renzo
Una passione africana

Stravizi

«“Ci rivediamo tra sei mesi”, tagliò corto Anna. Mentre tornava a casa, accendendosi una sigaretta di fronte allo sguardo irritato di Mauro, il viaggio in Kenia all’improvviso le apparve indispensabile...»

E pensare che Anna non era nemmeno tanto convinta di andare in Kenia. Era stata Rossella a insistere. “I nostri sessant’anni sono un traguardo importante da festeggiare. Sarà bello anche per te, che quando li hai compiuti hai fatto solo una cena tra amici”.

“Lo sai bene perché non ho potuto fare una bella festa come avrei voluto io.” Sul viaggio in Africa però suo marito aveva commentato: “Io in Kenia non ti ci vengo di certo. Mi interessava poco prima, figurati ora dopo il bypass”. Da quando aveva avuto un infarto, Mauro si riguardava ancora di più: aveva rinunciato completamente all’alcool, aveva eliminato tutti i grassi dall’alimentazione e controllava persino il grado di umidità dell’aria prima di uscire a fare una passeggiata. Quanto alla loro vita sessuale, che era sempre stata soddisfacente per entrambi, dopo l’infarto non l’aveva più toccata neanche con un dito. E aveva iniziato a metterla in croce. “Anna, la dovresti smettere con tutti questi stravizi. Lo sai che fa male fumare, che ti costa rinunciare a quelle tre o quattro sigarette al giorno? E dovresti anche perdere qualche chilo.” “Una volta ti piacevano le mie forme”. “Una volta, ma non ora non siamo più due ragazzini” “Ma non siamo nemmeno due vecchi pronti per l’ospizio”.

Il massimo era stato quando lo aveva accompagnato dal cardiologo per la visita di controllo. “Ora tocca a te”, le aveva detto, indicandola col suo testone pelato. “A me?” Anna aveva sgranato i suoi grandi occhi verdi. “Ti ho fissato io un check-up”. “Ma non ci penso nemmeno. Io sto proprio bene”. Anna si era diretta verso la porta dell’ambulatorio medico: dal tono di voce e dal passo deciso si vedeva lontano un miglio che non si sarebbe fatta convincere. Il cardiologo, per evitare scenate nel suo studio privato, le semplificò la faccenda. “Tanto con lei signor Petreni, ci rivediamo tra sei mesi. Nel frattempo la signora potrebbe cambiare idea”. “Ci rivediamo tra sei mesi”, tagliò corto Anna. Mentre tornava a casa, accendendosi una sigaretta di fronte allo sguardo irritato di Mauro, il viaggio in Kenia all’improvviso le apparve indispensabile.

 Peccato che appena arrivate a Watamu, Rossella si fosse messa a letto con uno dei suoi mal di testa, che di solito duravano un paio di giorni.

* * *

Anna vide il ragazzola prima volta appoggiato al muretto, a due passi dal cancello di legno che separava il villaggio turistico dal resto del paese. Era alto più o meno come lei, e aveva un fisico minuto, coi fianchi stretti, una caratteristica che negli uomini le era sempre piaciuta.

Era appena uscita che lui le andò incontro sorridendo, con i denti bianchi e regolari, che spiccavano sulla pelle color cioccolato. “Hai bisogno di una guida?” le disse in un italiano corretto. Anna ci pensò un attimo prima di rispondere, poi disse di sì. Aveva chiesto a quelli della reception se era sicuro andare a fare due passi da sola e loro le avevano risposto che non era mai successo niente di strano. Vedere il luogo con uno del posto sarebbe stato di certo più interessante.

Parlarono del più e del meno mentre attraversavano il villaggio, lui davanti e lei dietro, a disagio per la miseria del posto. Quando arrivarono alla spiaggia, si avvicinò alla battigia una piccola barca con una vela grigiastra. C’era sopra un vecchio col viso grinzoso e la bocca sdentata. “Vuoi venire a fare un giro?” le propose il giovane.

La fecero sedere comoda, al centro, di spalle alla prua, e mentre veleggiavano piano piano, allontanandosi dalla spiaggia candida, Anna si sentì cingere la vita. “Sei bellissima” le mormorò il ragazzo all’orecchio. Per fortuna era di spalle e lui non la vide arrossire, mentre un’ondata di calore si diffondeva dal suo ombelico verso il basso, fino alla radice delle cosce. Un bagliore di luce comparve negli occhi del vecchio che teneva il timone, prima che virasse dolcemente la barca e si ritrovasse all’ombra della vela.

Lei e il ragazzo si dettero appuntamento per la sera, davanti al villaggio turistico, per fare il bagno di notte, una cosa che Anna non faceva da quando aveva vent’anni. Durante la nuotata, lui la abbracciò più volte appoggiando le labbra sulla pelle bagnata di lei, che aveva i brividi. “Ti fa freddo?” le chiese lui. “Un pochino”, mentì Anna, perché erano brividi di piacere. Appena usciti dall’acqua, il ragazzo la fece sdraiare sulla chiglia rovesciata della barchetta e iniziò ad accarezzarla con gesti esperti. La sua lingua percorse in lungo e in largo il corpo di lei che passava le mani tra i suoi capelli crespi, e ogni tanto qualcuno le restava impigliato tra le dita. Il giovane aveva i muscoli tesi sotto la pelle liscia, senza una ruga. Fu quando Anna si aggrappò ai suoi glutei sodi che spingevano verso di lei che avvertì un dolorino al petto, ma decise di non farci caso, perché era troppo eccitata. Però rallentò il movimento dei fianchi. “Va tutto bene?” chiese il ragazzo. “Continua” lo intimò lei. Lui iniziò a mordicchiarle i capezzoli e lei sentì contrarsi di nuovo i muscoli pelvici. “Mauro con tutte le sue fissazioni una cosa così non la proverà mai”. Quando arrivò all’apice del piacere, con il cuore che le batteva a mille, il dolore al petto ricomparve di nuovo, questa volta più forte: Anna avvertì una sudarella fredda, sospirò, perché le mancava il fiato e rovesciò indietro gli occhi.

“L’hanno trovata morta sulla spiaggia, dopo aver fatto un bagno in mare, perché aveva i vestiti tutti bagnati”, avrebbero raccontato a suo marito. “Comunque non deve aver sofferto, è stata una morte improvvisa, aveva il volto sereno”. Solo il ragazzo, quello sconosciuto, avrebbe saputo che prima di perdere coscienza ad Anna era uscito di bocca un singulto, probabilmente un singulto agonico, ma che poteva anche essere un gemito di vita. 


La fotografia accanto al titolo è di Roberto Cavallini

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