“Fabula. Il portale dei tredici regni”
Per non smarrire l’immaginazione
Da New York a un universo sconosciuto, la storia di due gemelli alle prese col proprio destino. Akram El-Bahay, scrittore tedesco di origini egiziane, è l’autore di un romanzo avventuroso ed esotico, inteso come antidoto «ai modelli di produzioni attuali e ai confusi miraggi della nostra società»
Fabula – Il portale dei tredici regni di Akram El-Bahay (Gribaudo, trad. Claudia Valentini, 345 pagine, 16,90 euro), tedesco di origini egiziane, è un romanzo ricco di spunti e interrogativi che suscita curiosità e interesse; è un fantastico viaggio nel tempo, un fantasy con radici nella fiaba, non solo quella più conosciuta dei Grimm, ma le avventure affascinanti dal sapore esotico delle Mille e una notte. Una narrazione intricata, un po’ oscura che rappresenta in modo fantastico l’inizio della vita, l’enigmatico destino degli esseri viventi senza un disegno preciso e logico. Le storie quando sono avvincenti raggiungono il mito e per questo piacciono ai ragazzi e ognuna può avere varie letture perché l’ambiguità favolistica come quella poetica ha varie interpretazioni.
Fiaba infatti – in latino “fabula” – è la narrazione di fatti meravigliosi: fate, maghi, elfi, furie dai capelli come serpenti, animali che parlano e uomini e donne simili ad animali, streghe e personaggi del mondo della notte. Come ha scritto Novalis «in un autentico Marchen tutto deve essere meraviglioso e incoerente, tutto deve avere vita. E ciascuna cosa a suo modo. Tutta la natura deve mescolarsi a tutto il mondo degli spiriti…». Il gusto dell’abnorme e del difforme, il senso del mistero, il superamento dello spazio e del tempo come avviene nel fantasy, l’abbandono ai sogni e agli incantesimi racchiusi nel buio della notte, il forte impatto della natura come rappresentazione simbolica di stati d’animo, tutto questo è presente nella visione romantica e si riflette nel momento storico della scoperta dell’uomo interiore quando territori inesplorati del gusto e della sensibilità saranno portati alla luce.
Ma torniamo al romanzo che ha inizio a New York con la nascita di due gemelli mentre la città è rimasta per un momento in un misterioso blackout, nel buio più totale. Intanto un nano corre con un uovo ardente in mano a Central Park, il suo compito è quello di conficcarlo nel luogo giusto dove “la magia delle fate” si sarebbe messa in moto. E così avviene. Quando i gemelli Will e Charlotte compiono tredici anni riprende la narrazione con Will in prima persona che ha trovato un taccuino appartenente a suo padre, misteriosamente scomparso, pieno di disegni di elfi, fate e furie e annotazioni per lui incomprensibili. Durante una gita con la scuola al parco, vede tra un folto gruppo un albero più piccolo degli altri con l’aspetto strano, contorto con le foglie color argento, tutte di forma diversa. E poi – sorpresa delle sorprese – un insetto decisamente troppo grande per essere una libellula; guardandola da vicino, Will si accorge che è una creatura non soltanto dotata di ali, ma con il corpo minuscolo di una persona e un visetto da bambina. Sbalordito il ragazzo la fissa e ha inizio così una serie di avventure incredibili insieme alla gemella che inizialmente diffida delle sue fantasie, spesso interpretate come bugie per la capacità di Will di inventare storie strane che prendevano forma nella sua testa spesso con risultati insperati.
Dopo la scomparsa della madre e avendo trovato al suo posto una furia dall’orrido aspetto con i capelli serpentini riusciranno a entrare, attraverso il portale rappresentato dall’albero dalle foglie d’argento, in un altro mondo, una dimensione parallela che li attendeva da tempo. Qui c’è la “Torre delle parole”, raggiunta da chi era in grado di raccontare storie rendendo «Fabula ancora più bella. Parola dopo parola». Ma ora il “Margine”, il confine di Fabula si sta sempre più restringendo, minacciato dalle maligne creature della notte. Dove trovare la salvezza? In un miracolo? Perché non c’è scienza, filosofia, storia che possano indicare la via giusta. Dal meccanismo narrativo dello scrittore che pur descrivendo situazioni fantastiche non perde mai di vista il contatto con la realtà, affiora una critica sotterranea ai modelli di produzioni attuali, ai confusi miraggi su cui si regge la nostra società. Un grande pericolo minaccia la specie vivente, lo svanire dell’immaginazione mentre l’umanità accecata da falsi idoli va incontro incautamente alla rovina del Pianeta.
Vicino al titolo, un’illustrazione di “Fabula. Il portale dei tredici regni”, Gribaudo Editore