Visioni contromano
Cinema da vecchi
Il catalogo delle delusioni alla Mostra del cinema di Venezia: da Woody Allen che ruota intorno a una sola idea (sempre la stessa) a Roman Polanski che vorrebbe fare il verso al trash e non ci riesce. Insomma, difficile fare (o vedere) film da vecchi...
Brutta cosa la vecchiaia, soprattutto quando sopraggiunge. Ti mette in una condizione di superiorità apparente che ti fa sentire in diritto di tutto comprendere e addirittura giudicare. Non si spiegherebbe altrimenti perché il nostro giudizio differisca così tanto dal sentire comune e su quello di nicchia. Prendiamo ad esempio il film di Woody Allen, Coup de Chance, presentato alla Mostra fuori concorso. Un film modesto e, quel che è peggio, vecchio. Vecchio come trovate, anche se la confezione resta pur sempre molto elegante, vecchio perché l’idea, l’unica, è già vista e sfruttata, e quando l’idea è una sola la si dovrebbe usare per realizzare al massimo un cortometraggio.
A questo punto, per emendarci da un simile giudizio, dovremmo dire che adoriamo Woody Allen, il che è assolutamente vero. Ma altrettanto vero è che a volte ci ha regalato film bolsi, addirittura noiosi. Noiosi come i primi trenta e passa minuti di Coup de Chance, che non riesce a coinvolgere, nemmeno con la splendida protagonista interpretata da Lou de Laâge, afflitta da una inspiegabile passione per il drammaticamente vacuo Niels Schneider, il quale il Woody Allen di una volta non avrebbe utilizzato nemmeno come comparsa.
Certo, c’è stato anche molto di peggio, in questa prima parte della manifestazione diretta da Alberto Barbera. Ad esempio il film di Roman Polański, The Palace (nella foto accanto al titolo). Una pellicola che vorrebbe essere trash e non ci riesce. Perché il trash è una cosa seria, e questo film non lo è. Resta da capire come certi attori si siano lasciati coinvolgere, anche se la ragione è evidente, perché in fondo è sempre la stessa. Stupisce semmai proprio Roman Polański, ma chi siamo noi per criticare questo grande regista? Solo spettatori, in fondo.
A margine segnaliamo Bastarden, di Nikolaj Arcel. Il titolo in questo caso sembrerebbe perfetto per il trash, invece si tratta di un filmone che in certi momenti rischia di diventare un grande film, soprattutto per la straordinaria prova di Mads Mikkelsen. Stefano Sollima ci regala con Adagio un saggio della sua bravura registica, inferiore però ad altri suoi prodotti (un film è più un prodotto che un’opera d’arte, quasi sempre, non dimentichiamocelo). Saverio Costanzo rischia molto con il suo Finalmente l’alba, che non è la compagna Rohrwacher, bensì quella che accoglie la protagonista Rebecca Antonaci alla fine di una notte e di una storia dove troviamo di tutto, ma davvero di tutto, forse addirittura troppo.
Divertimento più cinofilo che cinefilo per Dogman di Luc Besson per una storia accattivante ed empatica. D’altra parte quando si usano decine di cani, accattivanti lo si è per forza. David Fincher ci intrattiene per un paio d’ore con The Killer, manuale esistenzialista di un Michael Fassbender travet dell’assassinio su commissione. Ho sentito dire che trattasi di film “immersivo”, sicuramente è così. Maestro di Bradley Cooper ci mostra che al di là di una regia confusa possiede un talento non ancora padroneggiato. Altre cosette meno degne di nota in un senso e nell’altro ce le siano dimenticate.
Per concludere l’idiozia. Riguarda la manifestazione sul red carpet contro Roman Polanski, Woody Allen e Luc Besson. Decine di persone a seno nudo a gridare contro stupratori e patriarcato. Nel merito non entriamo, perché non c’è bisogno, lì è una questione di legge e soprattutto di coscienza. Sommessamente suggeriamo però che, per almeno due di questi registi, sarebbe stato più indicato e intelligente protestare contro i loro film.