Diario di una spettatrice
Almodóvar western
Il nuovo film di Pedro Almodóvar è un corto di 31 minuti. Peccato: se fosse stato più lungo, sarebbe stato ancora meglio. Una storia dove l' amore è più forte delle regole... In chiave western
«Volevo fare un western in stile classico ma dove parlo del desiderio vissuto tra due cowboy, visto che non si parla mai del desiderio tra due uomini nei classici western». Pedro Almodóvar non ha usato giri di parole per presentare a Cannes il suo nuovo film, un corto di 31 minuti, Strange Way of Life, da ieri nelle sale solo in versione originale. E dico subito che è un peccato che sia così corto, ne avrei voluto di più: per la bravura dei due protagonisti Ethan Hawke e Pedro Pascal, per la voce di Caetano Veloso che canta nella scena iniziale Estranha Forma de Vida di Amália Rodrigues ovvero Strange Way of Life (e ti viene in mente che sempre lui cantava «Cucurrucucu paloma» in Parla con lei), per quella giacca verde squillante di Saint-Laurent disegnata da Anthony Vaccarello (YSL è il produttore di fatto del film).
Non dico niente della trama tra dramma e commedia romantica di questo insolito western che, come ha spiegato lo stesso Almodóvar, più che ispirarsi ai classici di Sergio Leone (ma il set è proprio quello della sua leggendaria trilogia in Almeria e pure i font dei titoli) o al famoso Brokeback Mountain di Ang Lee (quelli erano pastori, quindi non era un western), richiama piuttosto le atmosfere tese di Il potere del cane di Jane Campion. Certo c’è l’amore, c’è un passato solo intravisto, c’è un presente drammatico.
«Anni fa mi chiedesti cosa potevano fare due uomini da soli in un ranch. Ti rispondo adesso: possono prendersi cura l’uno dell’altro, proteggersi l’un l’altro, possono farsi compagnia». La frase che Pedro Pascal rivolge a Ethan Hawke nella scena finale contiene il senso dolcemente malinconico della pellicola: l’amore dei beati giorni della giovinezza può sopravvivere agli anni ed essere tanto forte da prevalere sulla giustizia degli uomini?