Anna Camaiti Hostert
Cartolina dagli Usa

Trump dopo Trump

Il Partito repubblicano non riesce a trovare un vero competitor all'ex presidente. Ormai la destra americana vuole un uomo solo al comando. È grazie al culto della personalità, imposta con violenza e menzogne, che Trump mantiene saldo il suo potere

La storia attuale degli stati Uniti, come in una serie televisiva distopica, registra regressi notevoli con primati negativi di assoluta rilevanza, come quello di Donald Trump, primo presidente americano ad essere arrestato anche se poi rilasciato su cauzione e schedato. L’incriminazione, la quarta in ordine di tempo, riguarda il tentativo di sovvertire l’esito del voto in Georgia durante le elezioni del 2020, successiva all’accusa di avere cercato di ribaltare il risultato elettorale con il grave attacco a Capitol Hill. Mentre nel caso della Georgia Trump richiedeva voti inesistenti che gli permettessero di prevalere, nell’altro aveva tentato una vera e propria insurrezione armata contro i poteri dello stato, accusa che durante gli anni di piombo in Italia era valsa anni di condanna e terroristi rossi e neri. Voleva ribaltare il risultato elettorale a suo favore.

Trump si è dovuto presentare al famigerato carcere di Fulton di Atlanta in Georgia dove gli sono state scattate le usuali foto segnaletiche del quale tuttavia l’ex presidente ha fatto subito mercimonio e propaganda, come usa fare di solito, per attaccare i suoi detrattori e accusatori a partire dai giudici e dai politici democratici. E soprattutto per accrescere il suo consenso tra gli elettori repubblicani. Cosa che apparentemente sembra riuscirgli, facendo aumentare le percentuali dei sostenitori.

In questo momento, a dispetto dell’espressione corrucciata e minacciosa delle foto segnaletiche, l’ex presidente ha di che essere contento: sembra infatti invincibile. Purtroppo il primo dibattito repubblicano che si è tenuto giorni fa a Milwaukee in Wisconsin, a cui Trump ha scelto di non partecipare, non ha registrato alcun vincitore effettivo capace di scalzarlo dal cuore dei suoi sostenitori. Per alcuni Vivek Ramaswamy, il giovane imprenditore di origini indiane ha rappresentato una novità, in quanto ha fatto appello all’essere un outsider a la Trump e ha usato la sua stessa arroganza per attaccare alcuni dei partecipanti, ma le sue posizioni rispetto al clima e in fatto di politica estera sono risultate insostenibili. Hanno permesso a Nikki Haley, ex diplomatica, ex governatrice della Carolina del sud e unica donna tra gli otto contendenti, di accusarlo di inesperienza e di pressapochismo.

Gli unici due o dovrei dire l’unico che si è ribellato ad una possibile candidatura di Trump è stato l’ex governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson a cui si è affiancato inizialmente un esitante Chris Crhistie che, dopo avere atteso molto, ha cambiato idea, tenendo tuttavia a precisare le sue riserve nei confronti dell’ex presidente. Il vicepresidente Mike Pence ha ribadito le sue posizioni estremiste riguardo all’aborto contestate da Nikki Haley che è apparsa la più moderata e ragionevole, insieme a Chris Christie fischiato a lungo quando ha criticato Trump. Un personaggio come l’ex governatore dell’Arkansas, che ha al suo attivo il merito di avere in passato perseguito organizzazioni suprematiste bianche, non ha avuto l’attenzione dovuta e non è riuscito ad entrare nel cuore del dibattito, come avrebbe meritato.

Gli atri due candidati meno conosciuti Doug Burgum governatore del North Dakota e l’unico afroamericano del gruppo, il senatore Tim Scott della Carolina del sud non hanno brillato per le loro performance.

Una parola a parte merita Ron Desantis, da molti descritto come il successore di Trump. Il governatore della Florida che, come si sa Trump detesta, si era presentato come l’anti Trump, cercando di scavalcare certe sue prese di posizioni estreme. Desantis ha in piedi un contenzioso con la Disney che aveva criticato alcuni suoi provvedimenti legislativi contro i gay e aveva iniziato una battaglia legale che potrebbe costare alla Florida diverse centinaia di milioni in investimenti e molti posti di lavoro. Il governatore che prende provvedimenti molto radicali e ha fatto inoltre cancellare dai programmi scolastici della Florida la critical race theory e i temi di genere e dell’identità sessuale, durante il dibattito, come ha notato Trump è stato scavalcato da Ramaswamy che lo ha decisamente eclissato e messo in secondo piano con la sua energia di argomentare i propri obiettivi.

Come si vede dunque tutta l’attenzione ruota ancora intorno a Donald Trump. Quello che attrae del suo comportamento oltraggioso, sono le sparate contro tutti gli aspetti della poltical correctness che vanno dal razzismo, alla misoginia, alle crociate contro la LGBTQ+, sono le sue trovate pubblicitarie per guadagnare consenso, le sue esplosioni di rabbia sui social media e il fare riferimento continuo allo slogan del MAGA (Make America Great Again) che riempie ogni giorno di nuovi contenuti eversivi, annunciando minacce di una violenza diffusa e capillare. Perché questo è quello che piace ai suoi elettori e che vogliono sentirsi dire. E Trump glielo dà a piene mani; proprio come aveva fatto negli anni ‘90 Roger Aisles quando aveva fondato Foxnews. Trump non è uno dei capi del GOP di cui non ha mai rispettato le regole (basta ricordare il suo diniego fin dal primo dibattito repubblicano a giurare fedeltà al partito to sign a loyalty pledge) che continua a non rispettare (ha già detto che non appoggerà il candidato del partito alle elezioni se non è di suo gradimento), non ne ama i rituali di potere e le gerarchie. Il partito è per lui una gabbia in cui si sente stretto e che ha criticato più volte denunciandone anche la corruzione.

Trump è il leader carismatico di un movimento eversivo di cui gestisce le coordinate e i contenuti, un movimento che fa a capo solo a lui. In questo segue le orme di Mussolini che divenne il leader del movimento fascista che prendeva ordini solo da lui. Ed è proprio questo che spaventa dell’attuale situazione. In questo è simile a tutti i leader dei movimenti populisti nel mondo di oggi. È impossibile per chiunque scalzare Trump dal cuore dei suoi elettori perché è il tessuto del paese che è cambiato. Proprio mentre sto scrivendo queste righe, nel sessantesimo anniversario del famoso discorso di Martin Luther King I Have a Dream, un suprematista bianco ha ucciso tre neri in Florida e si è sparato. Se questo non è un imbarbarimento del tessuto sociale dopo più di mezzo secolo di lotte per i diritti civili, non so proprio cosa possa esserlo. Prima di Donald Trump non si sentiva neanche parlare di suprematisti bianchi, ora sono più presenti e agguerriti che mai….

Facebooktwitterlinkedin