Sulla guerra tra Russia e Ucraina
La tattica Zaporizhzhia
Nella “logica” perversa del regime di Putin, l’“incidente” alla principale centrale nucleare ucraina servirebbe come arma per seminare il panico e per paralizzare l’Occidente negli aiuti agli aggrediti. E intanto la popolazione si prepara con esercitazioni alla catastrofe
Le bugie seriali del regime di Putin dovrebbero essere chiare ora a tutti: per anni la Russia ha negato ogni rapporto con la compagnia di mercenari Wagner, di ispirazione neonazista, accusata di crimini di guerra, che ha contribuito a destabilizzare la Libia, la Siria, la Repubblica Centrafricana, il Mali ecc.; ha avuto gran parte nell’invasione russa dell’Ucraina (ad es. a Bakmuth), intervenendo fin dal 2014 nella guerra del Donbass coi filorussi, guerra pianificata dalla Russia, dopo l’invasione della Crimea nel 2014, contro il governo di Kiev. Putin ha sempre negato ogni rapporto con la Wagner, basti richiamare le sue affermazione nel 2019 e nel 2022 a fianco di Macron; idem Lavrov, nel maggio del 2022: «Wagner è una compagnia privata che non c’entra nulla con lo Stato russo». Pochi giorni fa, dopo la “marcia” della Wagner e il pericolo corso di perdere il potere, Putin ha invece affermato in un incontro con i militari del ministero della difesa: «Il mantenimento del gruppo Wagner è stato effettuato completamente ai costi dello stato».
Altro bugiardo seriale il portavoce di Putin, Peskov, che ha dichiarato (fonte: Ansa.it), all’indomani del bombardamento russo sul ristorante a Kramatorsk, che la Russia «non colpisce infrastrutture civili». Il bombardamento ha causato, secondo cifre provvisorie, 61 feriti tra cui un bimbo di otto mesi, 10 morti tra cui una ragazza di 17 anni e due sorelle gemelle di 14 anni (nella foto). Gli attacchi russi agli obiettivi civili sono all’ordine del giorno. Dopo aver distrutto deliberatamente gran parte delle rete di infrastrutture ucraine, raso al suolo città e villaggi, ucciso civili (tra cui bambini, di cui sono note le deportazioni) ai mercati, alle fermate dei bus, ecc. ecc., siamo ormai sulla buona strada, con affermazioni del genere, per giungere al livello di menzogne sadiche – mutatis mutandis – de “Il lavoro rende liberi” dei nazisti.
Dopo che ha fatto saltare la grande diga di Kachovka, il regime di Putin, in cui ormai bande di mafiosi-oligarchi disputano per il potere con il teatrino delle marce e contro-marce dei mercenari, si prepara a causare “un incidente” nella più grande centrale d’Europa a Zaporizhzhia, occupata da mesi dai russi. Far saltare la diga è stato un attacco terroristico dall’interno: «l’analisi dei progetti ingegneristici originali e i rilevamenti satellitari e sismici nella zona, portano a escludere le ipotesi dell’incidente, dell’attacco dall’esterno e del cedimento strutturale, avanzate in questi giorni» (https://www.valigiablu.it/diga-kakhovka-esplosione-russia-cause/). L’evento ha prodotto l’allagamento di una considerevole parte fertile dell’Ucraina, causando vittime e migliaia e migliaia di sfollati: un danno ai civili incalcolabile, parimenti a livello ambientale, in pratica un ecocidio. E pensare che l’allarme era stato lanciato sia da fonti russe che ucraine, fin dall’autunno del ’22, che avvertivano che la diga era stata minata.
Situazione simile per la centrale. Si è tenuta in Ucraina una esercitazione su larga scala per preparare la popolazione alla catastrofe nucleare, di fronte a un pericolo sentito come concreto. Inoltre «i dipendenti della russa Rosatom stanno abbandonando l’impianto per dirigersi in Crimea» (https://www.eastjournal.net/archives/132390).
Potrebbe essere più “conveniente”, per la “logica” perversa del regime, dopo un anno che non è riuscito a vincere la guerra e a sottomettere l’Ucraina, provocare un “incidente” nucleare così da ritardare l’offensiva ucraina, impegnare il nemico in un’altra catastrofe dopo la diga. Tutto ciò avrebbe anche una giustificazione, per così dire, ideologica: una dittatura, come quella di Putin, “non può perdere!” (e di fronte a tale principio le vite umane, anche quelle dei russi, non contano). Ovviamente i russi farebbero ricadere la colpa sugli Ucraini, masochisti al quadrato, distruttori di se stessi, della loro terra e delle proprie infrastrutture (secondo la nota disinformazione, dai massacri di civili di Bucha e di Mariupol fino alla distruzione della diga). Anche nel caso che i danni non fossero estesi, che la catastrofe possa essere improbabile essendo i reattori di Zaporizhzhia in cold shutdown, cosa richiamata per la verità anche da Zelensky in una intervista (https://www.corriere.it/esteri/23_giugno_30/intervista-zelensky-98eee234-1764-11ee-9d3b-d6c83e3af955.shtml), un “incidente” nucleare in terra ucraina servirebbe come arma per seminare il panico e «una fuga di massa. L’eco arriverebbe anche da noi tramite l’informazione. Quindi […] un sabotaggio più come un’arma psicologica che reale» (https://www.today.it/mondo/Zaporizhzhia-russi-sabotaggio.html). Sabotaggio che sarebbe utile a Mosca per paralizzare l’Occidente, che ha sostenuto con le armi fin qui gli aggrediti: il messaggio a lui diretto sarebbe che il regime non si fa scrupoli nell’usare anche il nucleare. Tutto ciò sarebbe più “conveniente” per i russi rispetto al lancio diretto di bombe nucleari [tattiche] su qualche città, come sempre minacciato fin dal primo momento da Putin.
Peskov ha anche dichiarato dopo la missione di pace del cardinale Zuppi: «non ci sono le condizioni per risolvere la situazione in Ucraina attraverso mezzi politici e diplomatici, e quindi la Russia continuerà la sua operazione militare speciale». Può essere comprensibile che Zelensky abbia risposto così al Papa in precedenza: «con tutto il rispetto per Sua Santità, noi non abbiamo bisogno di mediatori, noi abbiamo bisogno di una pace giusta»; comprensibile perché, fermo restando che tutti auspichiamo al più presto la pace, l’Ucraina vuole difendersi e cacciare l’invasore per avviare un negoziato, essendo ora mezza occupata dai russi, mezza distrutta, e quindi vuole prima fuori di casa sua gli occupanti di cui non si fida. Si ricordi cosa ne è stato delle garanzie di inviolabilità dei confini stabilite dall’Ucraina con la Russia fin dal Memorandum di Budapest (1994). Meno comprensibile, senza dubbio, il cinico incaponimento degli invasori di fronte alla resistenza e al martirio dell’Ucraina, dopo un anno e mezzo di distruzioni, massacri, torture, stupri e deportazioni in casa d’altri, e di fronte alle stesse numerose vittime russe. Come incomprensibile, in conclusione, è l’atteggiamento dei pacifisti che chiedono di non mandare armi agli aggrediti, agli ucraini, per difendersi, mentre dovrebbero per la pace marciare sotto ogni ambasciata russa nel mondo, visto che gli aggressori, i russi, lo tengono sotto scacco minacciando, da bulli, l’apocalisse pur di sottomettere l’Ucraina, che dal 1991 è uno Stato sovrano e resiste semplicemente perché non vuole essere di nuovo Russia.