A Forte Belvedere
I buchi di Vascellari
Firenze ospita una grande mostra di Nico Vascellari. Video, installazioni e vere e proprie sculture per raccontare la "melma" nella quale viviamo, secondo uno dei vecchi maestri dell'avanguardia
L’arte contemporanea è efficace quando riflette su chi siamo e sul nostro tempo: la grande mostra di Nico Vascellari, tra gli autori più interessanti della scena artistica internazionale, che ha appena inaugurato a Firenze al Forte Belvedere, ne è un valido esempio. L’esposizione è curata dallo storico dell’arte Sergio Risaliti, direttore del Museo del Novecento di Firenze, che da vent’anni organizza importanti esposizioni in questo iconico spazio che domina Firenze.
Dopo Gormley, Jean Fabre, oppure lo scheletro di De Dominicis, Giuseppe Penone o la grande memorabile mostra “Gong” di Eliseo Mattiacci, poco prima della sua morte, prosegue coerentemente il percorso di Firenze nel rafforzare la sua immagine di città contemporanea che assieme agli artisti riflette sulla storia civile e sul patrimonio artistico, sui grandi lasciti culturali del passato e sulla società attuale, sulla scienza e sulla spiritualità, soprattutto su poiesis e techne.
Dagli anni ’70, la palazzina rinascimentale del Forte Belvedere è diventata uno dei luoghi più ambiti dell’arte contemporanea a livello mondiale, a cominciare dalla mostra di Henry Moore che all’epoca totalizzò quasi 350.000 visitatori e ancora oggi è considerata una delle 10 mostre più importanti del secolo.
Poi nel 2003 Risaliti fu nominato dal comune di Firenze direttore artistico e, come tale organizzò, assieme ad Achille Bonito Oliva, le esposizioni di Anish Kapoor, Tony Cragg, Giulio Paolini e Marisa Merz. Nel 2013 riprese con la più grande mostra in Italia dell’artista cinese Zhang Huan. Ogni volta, egli “delocalizzò” le esposizioni, invadendo con successo la città in luoghi come i giardini di Boboli, piazza Signoria, palazzo Vecchio, la Cappella Pazzi e Palazzo Pitti ecc.
Nico Vascellari è un artista classico di assoluta avanguardia che riesce a fare sperimentazione e oscillare fra il merchandise e la comunicazione social, oltre che con i video e con le installazioni sonore, anche attraverso con la scultura tradizionale in bronzo e in pietra. Le sue opere sono come dei buchi neri: comprimono al suo interno tutta una serie di temi complessissimi, senza esplicitarli in modo narrativo né didascalico né letterario, contenendo una molteplicità straordinaria di significati. Coniugando avanguardia, modernismo e tradizione, passato dell’arte italiana e presente. Una koinè figurativa che caratterizza l’arte del nostro paese da Giotto a Kounellis.
Secondo Sergio Risaliti, Nico Vascellari supera, rielaborandoli, i protagonisti dell’arte povera, citazionisti del pensiero debole e financo cinici. E finalmente sa dare un complesso, moltiplicato e concentrato senso con le sue opere inaspettate, al presente e al futuro del nostro tempo.
L’artista ha voluto intitolare “Melma” la sua mostra, proprio per ricordarci che siamo melma e soffio, che l’uomo è sempre animale, che affidandosi ad intelligenze artificiali crede di cancellare il fatto di far parte del mondo degli esseri viventi. Ma in verità, ci ricorda Vascellari, non è dato di separare radicalmente l’umanità dall’animale. L’esposizione si sviluppa nei giardini del Forte, con sculture in alluminio che miscelano figure animali con componenti meccaniche creando degli inediti centauri, e occupa anche gli interni delle due cannoniere con video emblematici; prosegue in facciata con la sua mitica scultura composta da falci che, fra l’altro, già fa parte della collezione permanente del Maxxi di Roma, e della Triennale di Milano. Infine, occupa le sale in tutti e due i piani del Forte con opere site specific di grande impatto emozionale che ci ricordano che la vita, così come il nostro tempo, non sono in nostro possesso. C’è sempre del vuoto, come il nulla nell’ultima sala, non necessariamente da riempire o da svuotare. La mostra è visitabile fino all’8 ottobre 2023 e coinvolgerà in autunno alcuni dei luoghi più emblematici di Firenze da Palazzo Vecchio a Piazza della Signoria e infine il Museo Del Novecento.
La foto accanto al titolo è di Giorgio Benni.