Every beat of my heart
Muraglia di polvere
La gloria non è nella guerra, ma nello spirito. Questa la convinzione di Wang Ch’ang-ling, poeta cinese dell’ottavo secolo, «taoista nell’anima e buddhista nella compassione». Ogni muro è una barriera destinata a essere abbattuta. Dal vento della Poesia…
La Grande Muraglia non è solo una frontiera di pietra, un confine fisico: è un mito, che come tale travalica luogo e tempi. E il poeta, certo non un cinese confuciano terrigno, ma taoista nell’anima e buddhista nella compassione, quasi anticipa lo sgretolarsi di queste mura, come qualcun altro, secoli prima di lui, aveva previsto di altre mura, in un’altra città, non dell’estremo ma del medio oriente.
Wang Ch’ang-ling, poeta cinese dell’ottavo secolo, stessa epoca di Li Po, il più grande, ed egli stesso uno dei massimi della sua letteratura, e come Li Po spirituale assolutamente: mistero, malinconia, visione… La vita per poeti come lui, come Li Po o Wang Wei, è, come scrive Benedikter, «esclusivamente nel proprio animo. Perciò l’inclinazione al buddismo e al taoismo, l’appagamento non di maniera nell’esistenza eremita, l’immedesimarsi con la natura. Il peso biografico, anche quando si affacci il dolore, quasi scompare. Poesie che esulano sempre dalla contingenza».
Questa Muraglia è teatro di eroi, dicevano. No. Solo di guerra. E morte. Le loro ossa bianche sono confuse nei rovi.
La gloria non è mai la guerra, la gloria è lo spirito. Che non ha mai bisogno di muraglie, di muri. Li attraversa e li abbatte. Come ieri a Berlino e domani negli Stati Uniti, a murare il Messico. Irrisorie, le mura, di fronte al vento della poesia.
Canto di frontiera
Il cavallo si disseta mentre attraversiamo l’acqua autunnale:
l’acqua è fredda, il vento tagliente come la spada.
Sulla pianura il sole non è tramontato ancora,
incupita appare Lin-t’ao.
Anticamente alla Grande Muraglia combattevano
quelli che ognuno dice prodi di mente e di cuore.
Ma gialla polvere è tutto, d’oggi e di ieri.
Le bianche ossa nel folto stanno confuse nei rovi.
Wang Ch’ang-ling
Traduzione di Martin Benedikter