Paolo Petroni
Al teatro Olimpico di Roma

Stile Mummenshanz

Le celebre compagnia di teatro-danza Mummenshanz festeggia anche in Italia i suoi cinquant'anni di attività: un trionfo di stile e tenerezza, nel segno dell'emozione provocata dalla fantasia e dal silenzio

Mentre andavo a teatro sentivo che su Rai Radio 2 si chiedeva agli ascoltatori di telefonare per dire cosa per loro era la tenerezza. Ecco, lo spettacolo dei Mummenschanz che si replica all’Olimpico sino a domenica 5 febbraio per la stagione dell’Accademia Filarmonica Romana, è espressione proprio di una sentita, vera, poetica tenerezza. Un sentimento coinvolgente anche perché, in quest’epoca di rumori o musiche sparate a palla ovunque nei luoghi pubblici, nasce in un assoluto, stupefacente silenzio e ”Musicisti del silenzio” si autodefinisce il gruppo di cinque artisti, di cui fa parte anche la storica fondatrice e regista Floriana Frassetto.

«Nel silenzio c’è un suono, ed è quello interiore. Noi attori aiutiamo gli spettatori a entrare in un mondo di intimità, di innocenza creativa e interattiva». Nel silenzio allora è un gioco continuo di stupirsi, cercarsi, scoprirsi e ritrovarsi a passi quasi di danza in scene in maggioranza a due, attraverso le loro continue metamorfosi, che ci paiono più tenere proprio quando giocano su elementi geometrici, tubi o sfere umanizzati, più che quando sono in scena strani pupazzi antropomorfi con visi continuamente plasmabili e modificabili a vista con la plastilina.

 A un ritmo abbastanza rapido i numeri si succedono uno dopo l’altro, sullo sfondo nero di costumi e scena come magiche apparizioni. Ecco scene diventate storiche assieme a altre nuove, create durante la pandemia per questo show dei loro 50 anni, celebrati l’anno scorso. I Mummenschanz sono nati infatti a Parigi nel 1972 e in questo periodo hanno direi che hanno acquistato sempre più senso col loro lavoro, apparentemente ingenuo, fatto di sfumature, che punta sulle emozioni, mentre il mondo diventava sempre più virtuale e poco empatico grazie ai computer e ai social. Al teatro Olimpico arrivarono la prima volta all’inizio degli anni Ottanta. Col tempo accanto alla Frassetto, presente sin dall’inizio con Andres Bossard, e Bernie Schurch che non ci sono più in compagnia, gli artisti sono cambiati e ora sono quattro svizzeri: Tess Burla, Sarah Lerch, David Labanca e Manuel Schunter.

Il loro è teatro puro che ha la sua forza nel suo gioco elementare e dal vivo.   La serata inizia con due grandi mani che si affacciano dal sipario e poi lo aprono, quindi scendo in platea a giocare col pubblico, aprendo alla sfilata via via di maschere di grande creatività, fatte reinventando qualsiasi materiale, visi composti da rotoli di carta igienica o da due violini. ci sono bidoni, fili di ferro o serpentine luminescenti, stralci di stoffa che prendono vita. Con due tavole da stiro ecco un gioco sul bla bla bla odierno, che qui si trasforma in un la la la ballabile; con gommapiuma dipinta poi uno sketch che sembra alludere al Covid. Tutto comunque, come si diceva, finisce positivamente, nel segno dell’incontro, di solidarietà e tenerezza.

Dopo Roma, lo spettacolo, prima di andare in Francia e Germania, sarà a Verona, Pordenone, Milano, Salerno e Como.


Per le foto, Copyright MUMMENSCHANZ Stiftung / Noe Flum

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