Un progetto avviato da Dante Isella
Nel laboratorio di Alessandro Manzoni
La “Ventisettana”, “Fermo e Lucia”, “Gli sposi promessi”, “I promessi sposi”… L’edizione critica del libro «che fonda il romanzo» italiano e le carte via via pubblicate (ora disponibili on line) svelano il lungo processo di scrittura e riscrittura a cui l’opera è stata sottoposta dal suo autore
La storia della scrittura dei Promessi sposi – il libro che fonda il romanzo italiano moderno – rivela una creazione tormentata: il suo esame permette di cogliere i problemi pratici e i nodi teorici che via via Manzoni ha dovuto affrontare nella stesura del suo capolavoro. Questa osservazione viene in particolare suggerita dallo studio della prima stampa del romanzo, uscita nel 1827, della quale è appena stata pubblicata l’edizione critica, per la Casa del Manzoni e con la curatela di Donatella Martinelli, dell’università di Parma. Il volume, come tutte le edizioni critiche, è rivolto a studiosi e specialisti, ma prendendo lo spunto dalla sua pubblicazione si possono sottolineare alcune importanti osservazioni su come ha lavorato Manzoni. La “Ventisettana” (appunto l’edizione dei Promessi sposi del 1827) è infatti la conclusione di un lungo processo di scrittura e riscrittura, documentato dalle moltissime carte conservate da Manzoni, una «selva selvaggia», come le ha definite uno dei grandi studiosi dello scrittore, Dante Isella. Proprio a Dante Isella si deve il progetto, risalente agli inizi di questo secolo, di dar conto, con rigorose edizioni scientifiche, del procedere della scrittura del romanzo. Prima tappa del percorso è stata, nel 2006, la pubblicazione delle carte della prima stesura (dalla tradizione critica intitolata Fermo e Lucia). Ne è seguita, nel 2012 (Isella era morto da alcuni anni), l’edizione delle carte della riscrittura (la “seconda minuta”), cui Manzoni aveva dato il titolo Gli sposi promessi. Le due edizioni delle carte (anche queste stampate dalla Casa del Manzoni) e l’edizione critica della Ventisettana permettono la ricostruzione di ogni fase di scrittura e di correzione, dall’inizio della stesura del romanzo, nel 1821, alla stampa.
Dopo avere terminato la “prima minuta”, nel settembre del 1823, Manzoni pensava che il passo successivo sarebbe stato quello di rileggere e di correggere velocemente (e definitivamente) il romanzo, aggiungendovi un’introduzione. Procedendo il lavoro, tuttavia, diventava sempre più evidente l’impossibilità di riutilizzare, con qualche correzione, la stesura precedente: allo scrittore si andavano infatti presentando due ordini di problemi, riguardanti la scelta di un registro linguistico coerente, da un lato, una nuova struttura narrativa, dall’altro. La scelta della lingua da utilizzare era diventata cruciale nella riflessione di Manzoni, che, per questo, aveva incominciato a leggere molti autori toscani e a postillare il Vocabolario della Crusca: il risultato fu una nuova scrittura, fondata sulla convergenza di toscano e milanese. Contemporaneamente, gli interventi sulla narrazione portarono a sostituire la struttura “a blocchi” del Fermo e Lucia con una struttura nella quale era continuo l’intreccio tra le diverse vicende, quelle della Storia e quelle di Lucia e di Renzo (come a un certo punto incominciò a chiamarsi Fermo). Il romanzo uscito dalla seconda stesura era dunque qualcosa di nuovo, e basti ricordare il taglio drastico dei capitoli dedicati alla Monaca di Monza, che inizialmente rappresentavano un breve romanzo dentro il romanzo, per capire l’importanza delle modifiche portate.
Contemporaneamente alla correzione, Manzoni aveva avviato le procedure per la stampa, e, poiché era necessario sottoporre il testo alla censura, le pagine corrette venivano passate per la trascrizione a un copista, che, inevitabilmente, commetteva errori e inseriva innovazioni in base alle proprie abitudini linguistiche. Nella rilettura della “Copia censura”, preso ancora una volta dalla volontà di migliorare il più possibile il suo testo, Manzoni non si accorgeva di tutti gli errori e delle modifiche introdotte: gli uni e le altre, presenti dunque nel testo mandato in tipografia, vanno in stampa come lezioni autoriali.
Proprio dalle correzioni sulla copia per la censura prende il via la minuziosa documentazione dell’edizione critica della Ventisettana, che segue l’iter che porta alle bozze e alla stampa. Delle bozze si hanno solo pochi fogli, ma ciò nonostante è possibile ricavare (e lo fa la curatrice dell’edizione) «indizi certi di più giri di bozze» e prove di ulteriori, continui interventi: poiché anche questa fase è di grande rilievo, una specifica fascia di annotazioni propone, sotto il testo al piede della pagina, tutte le modifiche introdotte sulle bozze (mentre un’altra fascia riporta invece le correzioni poste da Manzoni sulla “Copia Censura”). Le carte via via pubblicate rivelano dunque una ricorrente volontà correttoria, che solo nella chiusura del volume stampato ha potuto trovare una fine. Digitalizzate e poste nel sito Manzoni Online (https://www.alessandromanzoni.org), le carte sono ora disponibili liberamente: chiunque può studiarle, ma anche solo vederle, per curiosità o per trovare nel laboratorio di un grande scrittore, come rilevava Isella, un «appagante e meraviglioso sprofondamento» personale.