A proposito dei 160 anni della Salani
Salvati dalla fantasia
Una fuga dalla realtà che trasmette valori. La letteratura per ragazzi non è un genere letterario “minore”. Lo testimoniano libri “tradizionali”, come Pinocchio, ma anche molti recenti, come la saga di Harry Potter che ha venduto 16 milioni di copie
C’è un anniversario da non dimenticare in occasione della Giornata Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza festeggiata ieri, 20 novembre: i 160 anni della casa editrice Salani, fondata a Firenze nel 1862, un anno dopo la proclamazione del Regno d’Italia. A riguardo sono state prese varie iniziative, l’ultima è la mostra Pop Salani. 160 anni di libri, cultura e fantasia presentata recentemente al Festival Lucca Comics e Games. L’editore Adriano Salani puntò fin dall’inizio della sua scelta editoriale sulla letteratura per ragazzi, contribuendo in misura decisiva a educare le nuove generazioni in un’epoca in cui la polemica contro l’immaginario era assai accesa. Sulla scia della rivalutazione del fantastico negli anni a venire, la popolarità delle fiabe è aumentata in misura esponenziale, forse perché ci si è accorti come la favola di Cappuccetto Rosso, per citarne una, possa essere raccontata in vari modi e come il libro di Pinocchio, un fiore all’occhiello della Salani, sia un po’ la storia di ogni uomo, all’inizio ricoperto di legno, da cui nascerà un individuo. Che esista una letteratura per ragazzi non è più messo in discussione anche se a volte si gioca sull’equivoco, o piuttosto sull’inconsistente tentativo, di dare una dimensione autonoma a una arte spuria, ovvero considerarla letteratura minore. E questo in particolare nella tradizione italiana. A questo proposito ha scritto Thomas Mann: «L’artista può rimanere tutta la vita più vicino alla sua fantasia di quanto non possa l’uomo specializzato nella realtà della vita pratica». Benedetto Croce da parte sua pensava che ci fosse incompatibilità fra infanzia e arte vera.
Senza affrontare una questione così complessa e dibattuta, si può dire, anche in riferimento alle pubblicazioni della Salani (da non dimenticare il grande Roald Dahl), che “giovanile” è quella letteratura che, comunque sia nata e a chiunque sia rivolta, per sua intima essenza di ordine psicologico, morale, estetico, risponde a quanto di immutabile vi è nell’animo umano al di fuori del percorso della vita, dalla nascita alla morte. C’è sempre una dimensione speciale nei grandi libri: I viaggi di Gulliver, perversamente rivolti agli adulti da Swift, sono considerati un libro per ragazzi, così come la storia di Gargantua e Pantagruele, gli indimenticabili eroi di François Rabelais, oggetto di studi approfonditi e appassionati. Perché è avvenuto questo? Forse perché come si addice a un’epopea solenne, contengono una libertà fantastica che può appassionare anche i ragazzi, soprattutto i ragazzi.
Senza fare paragoni, non si può non parlare di Harry Potter della scrittrice inglese J.K. Rowling, inizialmente rifiutato dalla critica italiana in quanto definito “spazzatura”. Tutto il merito quindi a Luigi Spagnol e a Donatella Ziliotto che ha ideato nel 1987 la famosa collana “Gl’Istrici” (in trentacinque anni ha venduto 10 milioni di copie), per aver subito compreso la forza d’urto e il valore di questa saga fantasy che si è diffusa nel mondo (16 milioni di copie vendute). Che piaccia o meno una cosa è certa, Harry Potter, l’occhialuto ragazzino dai poteri magici, riconoscibile da una cicatrice in fronte a forma di zig-zag, orfano di entrambi i genitori uccisi da un crudele mago, un incantesimo l’ha compiuto: ha spinto milioni di ragazzi a scoprire il piacere della lettura. È certamente una saga contemporanea la sua, perché si svolge nella nostra realtà, ricca però di elementi antichi tratti dai più suggestivi romanzi della tradizione fantasy inglese. Sicuramente Harry Potter non sarebbe esistito se non fossero state scritte Le cronache di Narnia (Mondadori). L’autore, C.S.Lewis, confessò che fu ispirato per Il leone, la strega e l’armadio, il primo e forse il più conosciuto romanzo della serie, anch’essa di sette libri come quella di Harry Potter, «da un incubo pieno di leoni». Con un ritmo narrativo incalzante Lewis crea i contorni di un mondo parallelo a quello reale, popolato da un’incredibile girandola di personaggi appartenenti al mito e alle fiabe, fauni, ninfe, streghe, animali parlanti, guerrieri antichi e perfino Babbo Natale. Protagonisti sono quattro fratelli e la loro avventura comincia in una vecchia e imponente villa immersa nella campagna inglese. Una simile gotica dimora si ritrova nella storia di Mary, la bambina di dieci anni, sognatrice e incompresa, protagonista di La piccola scopa di Mary Stewart (Mondadori). A Mary basterà incontrare un delizioso gattino nero col dono della parola e scoprire uno strano fiore rosso, per vivere un’estate straordinaria. In men che non si dica la ragazzina si troverà a cavalcioni di una scopa volante, inseguita da una strega con pessime intenzioni. Anche qui, come nei romanzi di Harry Potter, c’è una scuola di magia dove si prendono lezioni per vincere i malvagi e salvare gli animali in pericolo.
La Rowling ha attinto abbondantemente e sapientemente anche dal ciclo di Susan Cooper, Il risveglio delle tenebre (Mondadori), il quale a sua volta rimanda alla leggenda di re Artù e dei cavalieri della Tavola Rotonda. Forse il modello da cui la Rowling ha tratto maggiore ispirazione è Kay Harker, il bambino ingenuo e fantasioso protagonista di Il popolo di Mezzanotte e Lo scrigno delle meraviglie di John Masefield (Mondadori). Kay come Harry è orfano e comincia la sua avventura partendo da una stazione. Vive con persone che non lo amano e guardano con sospetto la sua tendenza all’isolamento. La vita fantastica per Kay, come per Harry, è ben più interessante di quella vera. Come tutti i ragazzini intelligenti e dotati di spiccata fantasia, cerca una dimensione ben più ampia di quella degli adulti, una dimensione senza confini. I “Babbani “, come li chiama Harry, sono riconoscibili per la loro incapacità di vedere l’accadere nascosto degli eventi e l’incredibile sfaccettatura degli oggetti, delle cose, che sembrano inermi, ma sono invece capaci di animarsi di vita propria. «L’essenziale è invisibile agli occhi», come dice la volpe nel Piccolo principe di Antoine De Saint-Exupéry”, tanto per parlare di animali protagonisti in tanti romanzi per ragazzi.
Insieme a Kay Harker e ad Harry Potter i ragazzi entrano in un mondo che corrisponde al nostro ma è dominato da una fantasia illimitata che segue tuttavia un codice preciso. Non c’è niente di strampalato o gratuito; usando il linguaggio dell’inconscio, l’impossibile qui diventa credibile, per cui non è strano che bestie e piante parlino e nutrano sentimenti uguali a quelli umani. Un altro fatto singolare è che i ragazzi hanno affrontato i massicci volumi della saga in questione con un entusiasmo paragonabile all’ardore che mettono dinanzi ai giochi sempre più sofisticati dei media, tipo Fortnite, pur di rimanere più a lungo in compagnia del loro eroe. Insomma non a caso il famoso scrittore Stephen King i ha dedicato a Harry Potter due pagine nel NewYork Times Book Review, trovando mirabile che la Rowling sia riuscita a mantenere dall’inizio alla fine un livello di qualità così alto. Ma che cosa ha poi di così speciale Harry Potter? Forse un dei motivi è che il mondo della magia è creativo, senza limiti, dà potere e non c’è bambino che non desidererebbe possedere poteri soprannaturali. Ottima poi è l’idea di far crescere Harry Potter anno per anno, perché con il tempo non potrà che affinare le sue armi magiche e giungere a uccidere il male, ossia il famigerato, inquietante mago assassino di cui nessuno osa pronunciare il nome. Per i ragazzi è come vedere un bel film e anche i film hanno contribuito a diffondere la sua storia, perché c’è un’identificazione facile, immediata col protagonista, che rimane sempre un eroe positivo anche integrando qualcosa di cattivo dentro di sé. Perché il male per sconfiggerlo bisogna conoscerlo.
Harry Potter come tutti i ragazzi spesso ha paura, a volte anzi è terrorizzato. Compie errori che potrebbero essergli fatali, ma riesce sempre a trarsi d’impaccio: «Non vado in cerca di guai – confessa – di solito sono i guai che trovano me». Ma soprattutto quello che emerge è l’eterna lotta tra la luce e l’ombra, tra la vita e la morte. Per questo le sue avventure e disavventure sono cariche di una forte tensione morale e i ragazzi, sempre attratti dalle distinzioni nette e dalle emozioni violente, cercano in questa fuga nel fantastico di evadere ed esorcizzare la realtà spesso brutale dei nostri giorni.