“LIB(E)RI per il MARE” a Milano
L’alfabeto marino del maestro della luce
Marco Nereo Rotelli, che si muove tra segno, poesia e luce, allarga il suo sguardo anche alle emergenze ambientali. La mostra alla Fondazione Luciana Matalon «è la perfetta dimensione plurale della sua concezione artistica, affidata a materiali diversi e consegnata a un segno che perdura»
Marco Nereo Rotelli continua nella sua intensa ricerca artistica, inoltrandosi in percorsi preziosi a varie letture, come l’aspetto relativo all’emergenza ambientale, ciò recuperando e lavorando con oggetti e manufatti destinati allo scarto o peggio all’abbandono, ne sono un esempio i pneumatici delle auto (ma ricordo anche le porte vecchie usate come tele con i versi dei poeti, per una Biennale). E l’opera di Rotelli si svela anche come il necessitante confronto con ciò che la società relega a rifiuto e a cui invece l’artista consegna nuova vita. Ricordiamo a questo proposito il progetto artistico veneziano, poi portato all’Università di Milano, della gondola che diviene la missione di una salvezza: fu infatti attraverso tale imbarcazione, poi trasformata in simbolo, che alcuni gondolieri-sommozzatori raccolsero una certa quantità di rifiuti nei canali di Venezia, secondo un progetto del Maestro chiamato Clean Water. Intervento ecologico limitato certamente, ma sufficiente per fondere l’opera artistica alla salvaguardia ambientale.
Da quell’operazione provengono gli pneumatici (parabordi) che divengono, nelle mani di Rotelli, oggetti artistici, con quel blu che caratterizza buona parte della sua “produzione della luce”. Questi materiali sono solo una parte di quelli esposti dall’artista veneziano alla mostra a lui dedicata (fino al 30 novembre 2022) presso la Fondazione Luciana Matalon a Milano, prestigiosa location che dice dell’importanza di Rotelli nell’ambito artistico internazionale. La mostra ha un titolo, LIB(E)RI per il MARE, che racconta molto degli ultimi interventi di Rotelli, delle sue molteplici attenzioni, del suo continuo sguardo allo sciabordio delle onde marine, che, specie attraverso i versi dei poeti, sono divenuti respiro artistico, eventi epifanici, scialuppe adatte a muovere sensibilità sopite, tentativi di dare un segnale riguardo al vicino disastro ecologico. Da Venezia a Portofino, da Lerici (I sensi del mare) al Via ad mare, viaggio in 12 stazioni nei mari italiani attraverso le carte idrografiche storiche della Marina militare, sono molti gli interventi recenti di Rotelli in questi scenari.
La mostra milanese LIB(E)RI per il MARE è la perfetta dimensione plurale della concezione artistica di Rotelli, affidata a materiali diversi (dalla pietra allo specchio, dal vetro allo pneumatico, dalla carta alla stoffa), consegnata però a un segno che perdura e si fa linea infinita di una creazione che si snoda tra mille incastri, tra mille parole, tra mille versi, un labirinto che ossessiona e si fa mistero, ma forse soprattutto stupore. Lo stupore della creazione che Rotelli affida in particolare al colore unito al segno, che diviene alfabeto di linguaggi diversi, alcuni perfino sconosciuti, perché relegati addirittura a un prima e a un dopo l’esistenza, e in cui il tratto riconosciuto, diviene semplicemente segno mentale, diviene luce, non a caso si è detto dell’artista che è “il maestro della luce”.
Sono opere in cui la freccia-simbolo tracciata dall’artista si fa sospiro, ma pure dono, magico viaggio, ansia e sollievo, pausa e intenso volgere, confronto e isolamento. Le opere scultoree nei famosi libri di marmo con incisi i versi sono semplicemente un incanto, così come quelle linee ricavate negli specchi che riflettono non solo il visitatore ma la vita incuneata negli interstizi infiniti di percorsi anonimi o solenni, che figurano una via in cui una volta entrati si diviene personaggi di un viaggio sconfinato. Così come i linguaggi sospesi in un lontano tempo degli abitanti dell’isola di Pasqua, dove Rotelli ha soggiornato 25 volte. Oppure, il blu che ridà vita agli pneumatici, e ci pone di nuovo in un tragitto che questa volta non è invischiato in un caotico traffico cittadino, ma magicamente ci induce a percorrere le strade del sogno o a ritornare ai semplici miti di un passato come, pensavo, il Nuvolari della spettacolare Mille miglia.
È che Rotelli è artista veramente poliedrico e riccamente situato in una dimensione in cui la voce diviene stupefacentemente Voci. Rotelli è infatti capace di interloquire con vari linguaggi, sapendo coinvolgere nella sua produzione artistica i più importanti personaggi. Ne è prova la costruzione di eventi dove la sua magica linea attornia, attraversa, attende, accoglie, abbraccia le diverse forme artistiche, quindi i musicisti, i poeti, i teatranti, i critici, i cineasti, etc. divengono parti attive di un progetto che prende vita come comunità, come coro di voci, come concorso virtuoso di intelligenze, di pregiate visioni, di amicizie, di collaborazioni. Ognuno portando l’autonomia di una voce, che diviene un insieme di presenze, una storia comune.
Non a caso un libro appena uscito dal titolo In forma poetica (Effigi editore), testimonia l’attenzione che grandi personaggi della cultura internazionale (da Cacciari a Luzi, da Sanguineti a Conte, da Mussapi a Pinsky, da Adonis a Zanzotto, da Bigongiari a Vedova) riservano all’artista, alla sua opera, al suo intendere l’arte come espressione di un incontro, in cui il segno artistico per essere veramente originale, necessita un attraversamento nel magma infinito delle varie arti, delle molteplici esistenze, dei diversi linguaggi, e in cui la freccia, riproposta nelle varie opere, è quella della sensibilità, che diviene sguardo attento alla vita.
Nella foto vicino al titolo, un’immagine della mostra milanese di Rotelli