Every beat of my heart
Cosmica fraternità
Non si tratta di “buonismo”. Qui, in questi versi del bengalese Tagore, «uno dei fari del Novecento», Bontà e Bellezza appartengono all’origine, quella che avvicina a Dio, alla sua luce, alla sua gloria destinate a riflettersi sugli “uomini di buona volontà”
Con la magnifica naturalezza che incantò Yeats, il grande poeta bengalese Tagore attraversa il cosmo interamente, dal divino all’eros, dalla beatitudine alla visione, dai torrenti alle acque, agli spazi del cielo, dal corpo della donna al corpo mistico dell’universo.
E il suo soffio è mosso da compassione, una fraternità cosmica, naturale, nulla di volontaristicamente “buono”.
Tutto è in una bontà e bellezza d’origine, e tutto perdura: nella terra, con sacrificio e umiltà, i poveri riscoprono la loro gloria, lo spirito vince, la vittoria sarà conquistata con l’humilitas, l’aderenza alla terra di chi è animato dalla forza luminosa del cielo.
Tagore è poeta letteralmente ispirato, naturalmente sapienziale, uno dei fari del Novecento.
Chi non ha pane, che non ha tetto
guarda al cielo
e invoca Dio.
Nella terra, dove Dio risponde
nel cuore di ogni uomo,
con ubbidienza e sacrificio
con lavoro e coraggio
avrà termine la povertà
e la vittoria sarà conquistata.
Rabindranath Tagore
Traduzione di Marino Rigon