Alla Galleria Volumnia di Piacenza
Stampa & arte
Una bella mostra rende omaggio a Gianluigi Colin, pittore, grafico e commentatore sempre sospeso tra creazione e divulgazione. «Una sfida tra le suggestioni della modernità e lo spazio cinquecentesco»
Piacenza, dopo il magnifico convegno internazionale di studi sul Romanico, “la cattedrale di Piacenza e la Civiltà medievale”, curato dall’eminente storico dell’Arte Arturo Carlo Quintavalle, ha un’altra importante occasione per farci una visita. Si inaugura, infatti, domani, venerdì 23 settembre, alla Galleria Volumnia, una suggestiva mostra d’arte di Gianluigi Colin, curata da Achille Bonito Oliva: Quel che resta del presente. L’artista è un personaggio del mondo dell’informazione davvero poliedrico.
Oltre a scrivere regolarmente sulle pagine del Corriere della Sera, Gianluigi Colin cura da anni le copertine della Lettura, l’inserto culturale della domenica del Corriere. Da sempre dipinge, dialogando col suo mondo della scrittura. È quella che vedrete all’interno della ex chiesa di sant’Agostino, un autentico gioiello cinquecentesco che Piacenza meritoriamente ha fatto rivivere facendolo diventando la sede di Volumnia, un rinomato show room di modernariato, diretto da Enrica de Micheli, oltre ad ospitare un eccellente ristorante arredato con grande gusto che valorizza al meglio con gli arredi di Giò Ponti, le mitiche superleggere, uno spazio collaterale alla ex chiesa.
Quella ideata da Gianluigi Colin, ci racconta lui stesso, «è una installazione site specific in una ex meravigliosa chiesa del ‘500. È stata la grandissima sfida con lo spazio. Uno spazio effettivamente molto impegnativo. Quello che ho voluto costruire è un rapporto, appunto, con lo spazio con queste mie grandi tele che ho messo nelle nicchie che prima contenevano le grandi tele del ‘500. E dall’altra parte ho voluto mettere dei tessuti liberi che evocano le funzioni liturgiche della chiesa ma al tempo stesso anche le rotative. Questi materiali vengono dal mondo della stampa che è il mio mondo. Questa mostra in fondo mette in luce sostanzialmente una verità della mia vita. Cioè il rapporto col mondo delle parole e dell’immagine, e soprattutto con il mondo del tempo e dell’informazione.»
Mostra assolutamente da non perdere che diventerà un paradigma di come si possano valorizzare al meglio i luoghi antichi delle nostre città italiane pregne di storia che purtroppo invece spesso vengono inutilizzati.