Alberto Cadioli
Ripubblicato “Ah, la vecchia Bur!”

L’arte di fare i libri secondo Evaldo Violo

L’edizione accresciuta del dialogo tra il direttore (dal 1973 al 2002) della celebre collana economica di Rizzoli e Marco Vitale, offre un approfondimento storico sull’editoria e sulla cultura del secondo '900. Brillante e ricco di notizie e aneddoti

La riproposta, da Luni editrice, in edizione accresciuta (con l’aggiunta di una premessa, un nuovo capitolo e otto illustrazioni), di Ah, la vecchia Bur! Storie di libri e di editori di Evaldo Violo, è senz’altro da accogliere con grande piacere, poiché il lungo dialogo tra Violo e Marco Vitale sul quale è costruito il libro era da tempo introvabile. Sollecitato dalle domande di Vitale (cui si deve anche la curatela del volume), puntuali e incalzanti, spesso accompagnate da annotazioni e commenti, Evaldo Violo risponde con una miniera di informazioni su cinquant’anni di vita editoriale (Violo entrò nell’editoria alla metà degli anni Sessanta del Novecento e vi restò fino agli anni Dieci del nuovo millennio), soffermandosi su tanti libri che in quei cinquant’anni sono usciti, sui loro editori, sui loro autori, sui loro curatori, e accompagnando i riferimenti all’editoria con le riflessioni sulla società italiana. 

Nel corso del dialogo si intrecciano infatti, alle vicende personali di Violo (che, dopo la laurea in filosofia, si era accostato quasi per caso al mondo editoriale, in una Rizzoli nella quale era ancora ben presente il vecchio fondatore, Angelo) e a quelle delle attività editoriali, gli avvenimenti della cultura italiana e i rimandi a una lotta politica che non risparmiava l’editoria, come rivelò il rapporto di alcuni dirigenti della Rizzoli con la P2 di Licio Gelli.

I ricordi delle diverse esperienze vissute in case editrici diverse (e tra queste il Saggiatore nel momento più delicato della storia editoriale del dopoguerra, quando gli scioperi e la contestazione del ’68 avevano coinvolto anche chi produceva libri) e soprattutto i ricordi legati alla “nuova” BUR, diretta da Violo dal 1973 al 2002, portano il lettore a contatto con il “mestiere” di editore e con le diverse procedure del lavoro redazionale, ma fanno anche emergere le trasformazioni introdotte nelle case editrici nel corso dei decenni, anche nel lavoro della redazione. Dopo avere sottolineato, nella prima frase dell’Introduzione alla seconda edizione, «quanto sia cambiato il mondo dell’editoria», poche righe più avanti Violo si sofferma sul passaggio di proprietà dai fondatori delle case editrici (o dai loro eredi) a nuovi proprietari spesso estranei al mondo del libro, per affermare poi, quasi con le stesse parole: «È impressionante quanto sia cambiato il panorama dell’editoria italiana». 

Sebbene il titolo del volume richiami, con sottile ironia, la nostalgia che una generazione di lettori ha sempre mostrato per la prima serie della Biblioteca Universale Rizzoli, quella dalla copertina in cartoncino grigio sporco e il piccolo formato che, uscita nel 1949, cessò di fatto le pubblicazioni nel 1968, nel panorama dei ricordi di Violo si impongono le vicende e le figure degli anni della “nuova” BUR: per dare due soli esempi, la figura di Mario Spagnol, presentato come un vero maestro di editoria, colto e con una grande capacità di interpretare le richieste dei lettori; e quella di Salvatore di Paola, che, succeduto a Spagnol, ha saputo capire e valorizzare la produzione della BUR, anche quando questa proponeva scelte insolite per una collana economica, pubblicando testi di alta qualità e di studio. Del resto, alla fine degli anni Settanta, nella BUR si era sviluppata anche un’altra linea davvero insolita per la tipologia della collana: quella delle opere dei classici greci e latini, che Violo aveva iniziato a pubblicare per il mercato universitario in edizioni rigorosamente scientifiche e filologicamente controllate, ricorrendo a grandi studiosi (come Antonio La Penna) per mettere a punto modalità di curatela che all’estero caratterizzavano editori dalla lunga e solida cultura umanistica. Giustamente, nell’ultimo capitolo (aggiunto alla nuova edizione con il titolo Ah, la vecchia BUR! E la nuova?), Violo ricorda i riconoscimenti ricevuti dalla “nuova” BUR: anche la nuova serie, grazie alle coraggiose scelte compiute, è da considerare un momento fondamentale nella storia dell’editoria italiana del Ventesimo secolo.

Tra i ricordi, i commenti, le osservazioni, gli approfondimenti, le digressioni su cinquant’anni di vita italiana, non mancano gli aneddoti su quanto accadeva nelle redazioni o sui rapporti con gli autori: per esempio l’aneddoto del redattore-scrittore che, per vendicarsi di un autore del quale stava pubblicando un romanzo, modificò all’ultimo momento la causa della morte della madre del protagonista, facendo nascere uno scandalo e rischiando il licenziamento; o il ricordo di Guglielmina, la “segretaria del direttore della Grandi Opere”, che, bella come Abbe Lane – «prima star della nostra TV», come sottolinea Violo – attirava su di sé gli sguardi di tutti quando percorreva «il lungo corridoio per recarsi al bar». O, ancora, la minaccia di Oriana Fallaci, scrittrice dalle altissime vendite, di abbandonare la Rizzoli se un esponente della casa editrice fosse andato alla premiazione del Premio Campiello (al quale il suo libro non aveva partecipato). 

Anche i pochi esempi riportati danno conto di come si possa leggere Ah, la vecchia BUR! con interessi e obiettivi diversi: trovando un approfondimento storico sull’editoria o sulla cultura o imbattendosi in una notizia che, apparentemente più leggera, apre tuttavia uno squarcio attraverso il quale si può conoscere meglio un aspetto della vita intellettuale della seconda metà del Novecento. Qualunque sia il percorso scelto o la ragione che lo muove a leggere queste pagine, comunque, il lettore troverà sempre una scrittura colloquiale ma precisa, brillante ma non banale: la scrittura più indicata per un lungo dialogo nel quale ogni domanda e ogni risposta spingono ad andare a leggere la successiva. 

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