Every beat of my heart
Pound e un addio
Il «geniale, generoso, egotico, indisponente» poeta prima dei “Cantos”. Non mera lirica “giovanile”, al contrario in “Catai”, lo spirito degli antichi poeti cinesi «rivive in una straordinaria avventura di poesia moderna»
Dopo aver scritto un capolavoro poetico del Novecento, La terra desolata (questa è la traduzione italiana, non altre, invenzioni da pubblicitari), il giovane ma già grande Thomas Stearns Eliot sottopone il poema al giovane poeta come lui statunitense, seppur stabilitosi in Europa, Ezra Pound, che lo taglia, drasticamente. Il sommo Eliot accetta, e ringrazia, definendo Pound, «il miglior fabbro».
A ventisette anni Pound, geniale, generoso, egotico, indisponente, si reca in visita al famoso William Butler Yeats, molto più anziano, e uno dei poeti allora, e ancor oggi, e domani, giustamente più famosi del mondo. Gli fa osservazioni, acute, frutto di profonda ammirazione per il maestro, ma nessuna soggezione. Yeats accetta il confronto, i due diverranno amici, su versanti molto lontani in quanto visione poetica, scriverà Yeats, ma con reciproca necessità.
Pound è famoso per i Cantos, opera dantesca, omerica, complessa, magnifica ma anche lutulenta, possente e lampeggiante e spesso oscura. Certo un libro ineludibile, un figlio felice del Novecento.
Ma i tanti anni che precedono i Cantos non sono affatto definibili come una fase di poesia “giovanile”. Anzi è Pound al vertice. Crea all’inizio del secolo una lirica in cui rivive l’anima acquatica, vibrante, incantata di Catullo, Properzio, Li Po, Cavalcanti, i massimi lirici di sempre.
In Catai, accompagnato dall’amico sinologo Ernest Fenollosa, fa nascere un libro in cui lo spirito dei massimi poeti di Cina, dal primo al secondo millennio, rivive in una straordinaria avventura di poesia moderna.
Qui un addio, la città e il palazzo che svaniscono, qualcuno si sta allontanando dalla città verso il regno delle montagne e del cielo, altra parte del mondo. Qui la solitudine non è pienezza mistica, ma senso di perdita e addio.
Le fenici giocano sulla terrazza.
Le fenici sono sparite, il fiume scorre solo.
Fiori ed erba ricoprono il buio sentiero
dove era la casa dinastica di Go.
Le splendide vesti e i copricapo di Shin
adesso sono fondamenta di vecchi colli.
Le Tre Montagne sprofondano nel cielo lontano,
l’isola dell’Airone Bianco spacca in due il fiume.
Ora i cirri oscurano il sole,
e non riesco a vedere la lontana Choan.
Sono triste.
Ezra Pound
Da Catai, traduzione di Roberto Mussapi