Il senso di una crisi
Trasversali a Mosca
Fa riflettere, nei commenti trasversali di destra e di una certa sinistra all'invasione russa dell'Ucraina, la convergenza in difesa dell'imperialismo di Mosca. Un atteggiamento che, negando la realtà, è motivato solo dall'ostilità nei confronti dell'imperialismo americano
Ve li ricordate i bombardamenti indiscriminati nella seconda guerra in Cecenia di Putin? E la propaganda del Cremlino – quella denunciata da Anna Politkovskaja che anche per questo poi fu uccisa – secondo cui i Ceceni, l’intera popolazione, non singoli gruppi, erano tutti terroristi? (https://www.internazionale.it/notizie/anna-politkovskaja/2004/09/10/russia-putin-cecenia) La guerra fu battezzata da Mosca come “Operazione antiterrorista nel Caucaso del nord” con eccidi sommari, stupri, saccheggi, rapimenti e crimini di guerra punitivi. Dal 24 febbraio è la volta dell’”Operazione militare speciale” contro gli Ucraini, diventati per la propaganda tutti nazisti.
E i bombardamenti indiscriminati in Siria di Putin su scuole, ospedali, civili, per sostenere il dittatore Assad (anche armi chimiche secondo i rapporti della Nazioni unite)? E l’invasione della Georgia nel 2008? E quella della Crimea nel 2014, quando soldati russi da Sebastopoli si diffusero su tutto il territorio della penisola? Putin prima negò, salvo poi ammetterne la presenza nella conferenza stampa del 21 maggio 2014. Preso il parlamento della Crimea con le armi, nominato Capo della Repubblica autonoma di Crimea, Sergej Aksёnov (il suo partito aveva preso il 4% dei voti alle elezioni precedenti) condusse un referendum-farsa sotto il controllo delle armi del Cremlino. E meno male che nel 1994 c’era stato il “Memorandum di Budapest” (con Russia, Stati Uniti e il Regno Unito) che implicava, in cambio del rispetto della sovranità territoriale dell’Ucraina, la restituzione dell’arsenale nucleare. Tre anni dopo, nel 1997, ci fu il “Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato tra la Federazione russa e l’Ucraina”, che sanciva, ancora una volta, il rispetto dell’integrità territoriale a suggello di altri trattati sul mantenimento di truppe russe e strutture militari aereonavali in Crimea di vario tipo, con la cessione in affitto alla Federazione Russa del porto di Sebastopoli. Alla sovranità violata dell’invasione-annessione della Crimea nel 2014, segue a ruota il secondo atto dello smembramento dello stato ucraino con l’operazione russa nel Donbass.
Le ricostruzioni, infatti, di esperti e di storici hanno dimostrato che nel territorio ucraino del Donbass, la Russia ha mandato agitatori e truppe paramilitari come in Crimea, fomentando i separatisti. Ai primi di aprile del 2014 ci fu l’assalto ai palazzi governativi di Kiev: «i movimenti di protesta locale, fiancheggiati da soldati e agenti speciali arrivati dalla Russia, iniziarono ad assaltare gli edifici delle amministrazioni regionali e le stazioni di polizia nelle regioni di Donec’k e Luhans’k, issando la bandiera russa e dichiarando l’indipendenza da Kyiv», scrive Simone Attilio Bellezza, ricercatore dell’Università di Napoli (ne Il destino dell’Ucraina, Scholé, 2022, p. 144). Ricordare chi ha cominciato otto anni fa la guerra nel Donbass, cui sono seguite crudeltà, sì, dall’una e dall’altra parte, non è mai superfluo, considerato il puntuale capovolgimento dei fatti della vulgata social e di diversi commentatori.
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Premesso tutto ciò, dovremmo ora meravigliarci, viste le tante prove richieste alle vittime dall’incredulità di tanti, della strage dei profughi ucraini in fuga alla ferrovia di Kramatorsk o dei crimini contro civili inermi di Bucha, Irpin, Makariv, Borodjanka, Hostomel, Mariupol? O delle sparizioni e deportazioni di civili, degli stupri di madri davanti ai figli? Dovremmo, stupiti di tanto orrore, credere alla propaganda del regime russo (http://ilcartaceo.it/piccola-storia-della-propaganda-russa), dimenticando il suo modus operandi in Siria e Cecenia e prestargli fede contro ogni logica, visto che lo stato invaso diventerebbe ogni volta l’aggressore di stesso? Ben vengano le ispezioni internazionali ̶ di recente Di Maio ha affermato che «il governo italiano ha deciso in queste ore l’invio di esperti scientifici e forensi per supportare la Corte internazionale per dimostrare e verificare i crimini di guerra che sono stati perpetrati in Ucraina» ̶ ma il rischioso lavoro dei giornalisti internazionali sul fronte in questi due mesi varrà pur qualcosa, come le prove raccolte dall’Ufficio delle Nazioni Unite per i diritti umani (https://www.avvenire.it/mondo/pagine/lonu-decine-di-assassinati-a-bucha-da-mosca-possibili-crimini-di-guerra).
Diversi analisti, inoltre, hanno già dimostrato con immagini e video che l’esercito russo ha usato anche i missili Tochka-U nella guerra in Ucraina come alla stazione di Kramatorsk; credere che il governo di Kiev massacri la propria popolazione in fuga, come dice Mosca, non appare credibile. E proprio perché il ritornello del regime russo sulla strage alla ferrovia è lo stesso, dall’inizio della guerra, su ogni crimine e bombardamento che coinvolga civili: sono sempregli Ucraini che bombardano e uccidono se stessi, essendo tutti nazisti. I 3000 componenti del battaglione Azov divengono la chiave interpretativa del nazismo cosmico (dimenticando il gruppo Wagner di cui Mosca ovviamente non sa nulla).
Dovremmo prestar fede a chi in patria nega la stessa invasione, a chi annulla all’interno ogni pensiero critico, ogni opposizione contraria al regime, non certo da adesso. Nelle TV russe negano gli stessi bombardamenti sul territorio ucraino e l’assedio per fame di Mariupol, con una città devastata su larga scala anche questa dal battaglione Azov. Ma le distruzioni reali operate dell’aggressore sul territorio ucraino invaso sono immani e sono sotto gli occhi di tutti noi: infrastrutture di acqua, luce, gas, edifici, persone, villaggi, città, bambini uccisi… perfino attacchi alle centrali nucleari. E centinaia e centinaia di giornalisti, inviati internazionali, lì sul campo, ricostruiscono fatti, mostrano immagini, ascoltano testimoni. Dalla parte dei russi, nei territori da loro occupati, non c’è nessun giornalista: chi vi può accedere? La lista dei giornalisti uccisi dai russi nella guerra in Ucraina è nota, come lo è quella all’interno del regime (con giornalisti esiliati o in carcere). Parla solo il ministero della difesa russo, agli ordini dello Zar.
È chiaro che la propaganda di guerra esiste da ambo le parti in ogni conflitto ma capovolgerle queste parti, dovendo sempre gli ucraini, gli aggrediti giustificarsi di fronte alla propaganda di Mosca, sconfina ormai nel sadismo. Tanto varrebbe affermare che gli Ucraini si sono auto-invasi con le divise russe per gettar discredito sul Cremlino! È sacrosanto, certo, fino all’ovvio, come si richiede da tanti commentatori e movimenti pacifisti, che è necessario trovare assolutamente una via di uscita alla guerra, continuare le trattative di pace e l’azione diplomatica ai fini di un negoziato, per evitare una pericolosa escalation. Ma proprio chi ha invaso, con le conseguenze devastanti e destabilizzanti sul piano internazionale, sembra, nei fatti, non aver per nulla a cuore né la pace né il negoziato ma è teso solo all’affermazione, con ogni mezzo, della legge del più forte in spregio di ogni trattato internazionale e minacciando l’uso dell’atomica per primo.
Eppure in direzione contraria si pongono i tanti “ragionamenti” di complottisti e negazionisti nostrani (“io non me la bevo”) che analizzano, frame per frame, video di cadaveri e immagini per dimostrare che la guerra è tutta una fake ‒ negando e oltraggiando gli stessi milioni di profughi con minori e orfani in fuga dalle proprie terre ‒ o per annullare la basilare distinzione di aggressore e aggredito. Alla fine si finisce inevitabilmente, consapevolmente o no, per deresponsabilizzare l’invasore e colpevolizzare il paese invaso.
Allora i dissidenti russi che hanno denunciato gli orrori delle guerre imperialiste di Putin ‒ perché di questo si tratta realmente al di là di pretesti che mai possono giustificare un orrore simile ‒ sono morti invano, così come i civili ucraini, di fronte alla ridicola per quanto imponente propaganda russa, le cui tesi sono spesso accolte anche in Italia (https://www.newsguardtech.com/it/special-reports/centro-di-monitoraggio-della-disinformazione-sul-conflitto-russia-ucraina-oltre-100-siti-pro-putin-e-le-10-false-narrazioni-piu-diffuse/), in particolare da coloro che sui social impazzano, schierandosi contro il cosiddetto mainstream.
Quel che mi colpisce, però, ad un altro livello intellettuale, sono i commentatori di destra e di una certa, presunta sinistra che sui media convergono sostanzialmente, nella loro coraggiosa opposizione al “pensiero unico”, nel nome della complessità, con diverse tesi della propaganda russa. Anche quella dall’ingresso nella Nato dell’Ucraina, considerato che ci sarebbero voluto anni, se mai ci sarebbe entrata, vale solo nei termini di una guerra preventiva altrettanto pretestuosa quanto quella di Bush in Iraq; inoltre mai le esercitazioni Nato avvenute in Ucraina si possono porre sullo stesso piano di una invasione. Così la faccenda dell’ampliamento sembra un altro argomento pretestuoso, visto che l’ingresso dei paesi dell’ex Patto di Varsavia, richiesto da loro, è stato accettato con il trattato Nato-Russia Founding Act del 27 maggio 1997 a Parigi, mentre la Russia stessa aveva avviato progetti di collaborazione con la Nato. Infine non sono presenti, come viene detto un po’ dovunque, missili offensivi in tutti i paesi dell’est entrati nella Nato, ma solo intercettori, difensivi mentre la Russia ha schierato, da Kaliningrad, missili anche con testate nucleari e possiede missili ipersonici che possono colpire città europee.
Vai a vedere, allora, stringi e stringi, il nocciolo di tanti ragionamenti contro la dittatura dell’Occidente finisce per avvicinarsi in toto o in parte al punto di vista della dittatura di Putin e alla sua propaganda, spesso, senza alcuna empatia per un popolo massacrato. Togliendo il velo all’ipocrisia, un punto di vista condiviso piuttosto ampiamente è che gli Ucraini se la sarebbero dovuti sbrigare da soli e che a causa delle guerre sostenute in passato dagli USA Putin è legittimato a fare tutto ciò che vuole, anche a massacrarli; oppure l’Ucraina doveva arrendersi senza colpo ferire, senza chiedere armi, visto che sono gli Ucraini a metterci in pericolo in vista di una terza guerra mondiale e non l’aggressore (il primo a cui si dovrebbe chiedere di ritirarsi e di fermare le armi e il massacro di un popolo sul suo territorio sovrano). Sostanzialmente è la stessa legittimazione della legge della forza avvenuta in passato dell’imperialismo americano che dicono di condannare. Gli Ucraini dovrebbero in sostanza pagare il fio, proprio come terra di confine, guidata per giunta da un comico, sia delle colpe dell’Occidente e di tutte le guerre USA, sia dell’imperialismo russo nella storia e di quello dell’ultimo suo autocrate: sempre rimossi come se non esistessero. Se non è cinismo questo!