Un convegno da oggi a domenica a Vicenza
Musica & Cervello
Interventi e concerti per capire i meccanismi che regolano il pensiero musicale trasformandolo in atto motorio, esecutivo e in emozione. Una sfida impegnativa per tenere in equilibrio le componenti del fare musica. Sulle note di Chopin...
Perché la musica attira l’ascolto? Quali percorsi mentali permettono di individuare, ricordare, comporre, eseguire la musica? Come nascono le capacità tecniche ed espressive dei musicisti? E perché qualcuno impara prima, e riesce meglio di altri? Si svolge a Vicenza, da venerdì 18 marzo fino alla sera di domenica 20, la “Settimana del Cervello 2022”. Titolo della rassegna di quest’anno, Nella testa ho un campanello, citazione dal surreale e rutilante finale dell’atto primo nell’Italiana in Algeri, l’opera di Gioachino Rossini. Tre giornate di conversazioni, concerti, lezioni sul tema del rapporto fra musica, pensiero, apparato motorio, sfera emotiva, e sul meccanismo cognitivo che, nel fare musica, attiva e collega funzioni diverse. E tutto si potrà seguire anche da remoto, in streaming, collegandosi a www.fondazionezoe.it/streaming con programma completo su www.fondazionezoe.it . La Fondazione Zoè, vocata a sviluppare il settore educativo, è una costola dell’azienda farmaceutica Zambon, e favorisce studi sul benessere della persona in senso formativo, clinico, filosofico. Ogni anno organizza in Italia la “Settimana del Cervello”. Quest’ultima fa capo alla Dana Alliance for Brain Iniziatives, supportata dalla Dana Foundation e da due filantropi statunitensi. Tutti gli anni, la Dana Alliance promuove, nella stessa settimana in cinquanta paesi del mondo, 2500 eventi che si propongono il benessere dell’uomo.
Curatori della manifestazione di Vicenza, che coinvolgerà uno stuolo di esperti, sono Guido Barbieri, critico musicale e drammaturgo, e Angela Chiòfalo, pianista e docente che ha ideato il Campus delle Arti e progetti pedagogici per lo sviluppo del talento musicale in età precoce. Gli appuntamenti vicentini si terranno in due siti: la Chiesa di Santa Corona, e il Teatro Astra. «La neurologia ha acclarato che la musica coinvolge la stessa area del cervello deputata a percepire il piacere fisico», spiega Angela Chiòfalo. «Come si sa, ciò che ci fa stare bene o male, a parte le patologie organiche, dipende moltissimo dal cervello, e dalle relazioni di quest’ultimo con le attività che svolgiamo». Perché la musica di solito piace? Perché Michelle dei Beatles o l’Inno alla gioia di Beethoven sono scolpiti dentro di noi, e invece inspiegabilmente altre pagine musicali, importanti o memorabili per gli addetti ai lavori, dopo un paio d’anni magari passano in seconda linea? Domande che in parte trovano risposte, ma in gran parte ancora no, perché la verità è che del funzionamento del cervello oggi si conosce troppo poco.
«Un’esecuzione musicale – continua Chiòfalo – è il risultato di tre componenti, in parti uguali: mente, attività motoria, sfera emotiva; cervello, corpo, cuore, dico io. La mente governa la conoscenza delle regole, la lettura delle note e la grammatica musicale. Il corpo (aspetto sottovalutatissimo, come dimostra la diffusione delle malattie professionali tra i musicisti) sovrintende al coordinamento motorio. Al cuore fanno capo sia le emozioni, senza le quali la musica sarebbe nulla, sia le ansie e l’enorme stress al quale l’esecutore è sottoposto. La musica è un’attività che poggia sulle tre componenti nello stesso istante. Invece, il danzatore potrebbe benissimo non conoscere le note. L’ingegnere, il matematico, il filosofo potrebbero anche essere paraplegici, così per dire. E il poeta e lo scrittore non attivano la componente motoria e fisica». Ormai l’interesse per questa tematiche si sta facendo strada tra i musicisti, per cercar di capire quali siano i meccanismi che operano affinché un pensiero musicale possa poi diventare atto motorio, esecutivo, e in più trasmettere la personale emozione, la visione interpretativa. Nel convegno, insieme ai musicisti coinvolti, anche scienziati come il fisiatra, il neurologo, il cardiologo recheranno importanti contributi; tutti attori che detengono le competenze in argomento. Perché tenere in equilibrio le varie componenti del fare musica è una sfida continua e impegnativa, spesso sottovalutata per incompetenza, nell’istruzione tradizionale. Quanti piccoli allievi di musica sono stati crocifissi per anni con il solfeggio impartito alla vecchia maniera, o con gli esercizi ripetuti ossessivamente, senza neanche porre attenzione allo sviluppo della fisicità?
Nelle tre giornate e nei due spazi previsti, la rassegna proporrà nove contenitori, ciascuno della durata di un’ora e mezza: sei conferenze con interventi dei diversi esperti, e tre concerti introdotti dall’illustrazione dei percorsi in base ai quali gli esecutori suoneranno. «Ad esempio, in un pezzo molto noto e significativo, con l’aiuto di alcuni giovani pianisti – aggiunge Chiòfalo – dimostreremo come il musicista deve controllare un insieme complesso di movimenti raffinati e impercettibili, in assoluta concentrazione mentale, comunicando le proprie emozioni. Ho scelto una pagina che, a velocità vorticosa, in poco più di un minuto impone alle dita ben 720 movimenti diversi. Non si tratta di correre a perdifiato. Si tratta invece di governare la condotta sempre mutevole delle dita, e delle mani disgiuntamente, in una lettura ragionata e organica, che deve trasmettere il personale sentire dell’interprete». Sarà un pezzo di Chopin, il Preludio op. 28 n.° 16, in si bemolle minore. Cercatelo su Youtube: dura un minuto, appunto. Rimarrete stupefatti.