Nicola Bottiglieri
Il senso di una crisi

Golia contro Davide

Perché il Davide Ucraina non ha avuto paura di Golia Russia? Perché continua a difendersi con la sua fionda? Forse, come diceva Churchill, «la guerra è una cosa troppo seria per lasciarla soltanto ai militari»

Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia, di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle. L’asta della sua lancia era come un subbio di tessitori e la lama dell’asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo scudiero. Egli si fermò davanti alle schiere d’Israele e gridò loro: «Perché siete usciti e vi siete schierati a battaglia? Non sono io Filisteo e voi servi di Saul? Scegliete un uomo tra di voi che scenda contro di me. Se sarà capace di combattere con me e mi abbatterà, noi saremo vostri schiavi. Se invece prevarrò io su di lui e lo abbatterò, sarete voi nostri schiavi e sarete soggetti a noi». Davide domandava agli uomini che stavano attorno a lui: «Che faranno dunque all’uomo che eliminerà questo Filisteo e farà cessare la vergogna da Israele? E chi è mai questo Filisteo non circonciso per insultare le schiere del Dio vivente?». Davide disse a Saul: «Nessuno si perda d’animo a causa di costui. Il tuo servo andrà a combattere con questo Filisteo». Saul rispose a Davide: «Tu non puoi andare contro questo Filisteo a batterti con lui: tu sei un ragazzo e costui è uomo d’armi fin dalla sua giovinezza». Davide aggiunse: «Il Signore che mi ha liberato dalle unghie del leone e dalle unghie dell’orso, mi libererà anche dalle mani di questo Filisteo». Saul rispose a Davide: «Ebbene va’ e il Signore sia con te». Saul rivestì Davide della sua armatura, gli mise in capo un elmo di bronzo e gli fece indossare la corazza. Poi Davide cinse la spada di lui sopra l’armatura, ma cercò invano di camminare, perché non aveva mai provato. Allora Davide disse a Saul: «Non posso camminare con tutto questo, perché non sono abituato». E Davide se ne liberò. Poi prese in mano il suo bastone, si scelse cinque ciottoli lisci dal torrente e li pose nel suo sacco da pastore che gli serviva da bisaccia; prese ancora in mano la fionda e mosse verso il Filisteo… dal libro di Samuele.

Quello che stupisce, dopo 23 giorni di guerra, è la resistenza tenace da parte dell’esercito e della popolazione ucraina, di fronte all’invasione dell’esercito russo, inviato a combattere da Putin. Una resistenza imprevista sia da parte dello stesso esercito russo che da parte dell’opinione pubblica italiana e mondiale. Una resistenza alla quale partecipano tutti (La Stampa del 18 marzo), compresi i ragazzi in modi diversi. Una resistenza che fa capire da un lato la profonda unità del popolo ucraino, dall’altro la frettolosa arroganza di Putin. Forse una spiegazione a tanto drammatico, vittorioso fervore ci può venire rileggendo più volte l’episodio biblico di Davide e Golia che stranamente nessuno riprende nei dibattiti televisivi. Davide di fronte alla potenza militare di Golia usò come arma quello che per lui era un semplice strumento di lavoro, di caccia e di gioco, ossia la fionda. Strumento di lavoro, perché serviva a richiamare con i sassi le pecore che si allontanavano dal gregge, di caccia perché utile ad abbattere gli animali predatori che assaltavano il gregge, di gioco perché con la fionda si divertiva a tirare sassi nei momenti di quiete. L’uso versatile della fionda è stata per Davide l’arma vincente.

La fionda che usa la resistenza ucraina è ben rappresentata sia dai soldati, ma anche dai medici, dai pompieri, dagli sportivi insomma da quello che definiamo “società civile” ed ancora da quella che chiamiamo a gran voce opinione pubblica. Al contrario i russi combattono solo con i carri armati, gli elicotteri, i fucili, i missili. Insomma essi rappresentano Golia nella sua sciagurata armatura da combattimento con la quale praticano la politica del terrore che si sta ritorcendo contro di loro.

Dal che si deduce che mentre nei prossimi giorni gli ucraini svilupperanno con abilità tutte le risorse della fionda, ad esempio l’arma della parola, (gli incontri televisivi fra Zelensky ed i parlamenti dei vari paesi appartenenti alla NATO ed alla EU), dall’altro i russi, vittime della loro stessa logica, altro non potranno fare che aumentare l’impegno bellico con i mercenari, con i gas, gli aerei, oppure con armi nucleari. Ma se si arriva a quel punto, saranno fuori gioco non solo la fionda di Davide ma l’esistenza di Golia stesso.

Prima di arrivare all’annullamento reciproco, mi chiedo perché Davide non abbia avuto paura e non scappò alla vista del gigante Golia. Varie possono essere le ragioni: era abituato a combattere le bestie feroci che assalivano il gregge, aveva sentito il Filisteo insultare “le schiere del Dio vivente”, o forse, non essendo un guerriero, non capiva o non voleva capire il rischio che stava correndo. Tuttavia Davide fa una cosa che sorprende: rifiuta di armarsi con elmo e corazza e raccoglie “cinque ciottoli lisci di torrente” e muove verso il suo nemico. Ossia trasforma in armi quello che armi non sono.

Questa considerazione ossia “trasformare in armi quelle cose che armi non sono” purtroppo fu la causa della tragedia dell’11 settembre. I terroristi usarono come armi da guerra quello che erano semplici aerei di linea e nessuno si accorse dell’uso improprio che ne stavano facendo. In quel caso uno sparuto gruppo di terroristi riuscì ad abbattere due giganteschi grattacieli americani, con tutto quello che ha significato sul piano simbolico.

Che cosa anima gli ucraini a trasformare in armi quelle cose che armi non sono dipende dalla lunga storia dei rapporti tra Mosca e Kiev che si sono sviluppate nei secoli sia a livello religioso che politico-economico. Vi è in questa guerra un sottofondo culturale che noi non conosciamo per carenza di studio su quelle terre. Una sorgente sotterranea di rancori che affiora e che non può risolversi solo nel motivo della “vicinanza della NATO alla Russia”. Riascoltando il discorso di Putin fatto due giorni prima dell’invasione si percepisce una antica violenza che ha radici oscure. Un inconscio collettivo dei popoli slavi nei confronti delle terre di confine riemerso in modo brutale. Insomma la resistenza all’invasore è animata da un “immaginario di lunga durata” risvegliato dalla violenta, illegale occupazione. Limitarsi a contare il numero dei carri armati dei due eserciti non ci aiuta a comprendere quello che sta succedendo. Perché quello che è già successo è una sorpresa per tutti. Forse aveva ragione Winston Churchill quando diceva che «la guerra è una cosa molto seria per farla fare solo dai militari».

PS. Le conseguenze di questa guerra porteranno ancora di più all’allontanamento della Russia dall’Europa e l’inizio di una nuova guerra fredda. Anche gli studenti della mia Università di Cassino subiscono le conseguenze di questa tragedia. Sono stati sospesi i rapporti Erasmus con la Russia, ma spero non diminuisca il numero di quanti studiavano la lingua ma soprattutto i grandi autori della letteratura russa.

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