Every beat of my heart
Brivido cosmico
Versi di Simon J. Ortiz (uno dei maggiori poeti indiani d’America), scolpiti nella sacralità dei nativi. Versi che restituiscono lo spirito degli Antenati, il senso dello Spazio e del Tempo… Che fanno «accettare il silenzio» e riconoscere il nostro essere attimo
Nato nel 1941 ad Acoma nel Nuovo Messico, Simon J. Ortiz è uno dei maggiori poeti “indiani” o “nativi” (suonano bene entrambi gli aggettivi) d’America.
Negli anni Settanta si assiste a un rinascimento indiano, con il grande Momaday, l’autore di Casa fatta d’alba, e poeti poco più giovani tra cui la visionaria Apache Leslie Silko e appunto Ortiz, che affianca a poesie molto ispirate al tema del rapporto tra uomo e terra, alla tradizione nativa, al culto degli antenati contrapposto all’industrialismo dei bianchi – poesie un po’ troppo militanti – libri più maturi in cui emerge lo spirito degli Antenati, il senso sacrale dello Spazio e del Tempo. Qui, come in questi versi, Ortiz è poeta pieno, nel brivido da indiano d’America di compresenza di uomo e vita e morte in una dimensione e un brivido cosmici.
Qui e ora
Il termometro fuori dalla finestra
segna meno 6, niente vento.
Il pino Ponderosa è irrigidito dal gelo,
aghi ghiacciati immobili.
Tutto è bloccato.
Alle mie spalle non vedo traccia
o direzione delle mie impronte: nowhere.
Credimi, è abbastanza semplice
accettare il silenzio, riconoscere
che non sei niente più dell’adesso, dell’attimo.
Il pino, le mie impronte, l’aria gelida
immobili, non hanno un fremito.
In pieno accordo, qui e ora e per sempre.
Simon Ortiz
Traduzione Roberto Mussapi