Every beat of my heart
Da terra a cielo
Sapeva muoversi nell’infinito George Gordon Byron. Per lui non c’è contrapposizione tra l’amore terreno e quello celeste. Non si elidono a vicenda, piuttosto si esaltano. Semplicemente, mutano natura. «… anima nell’anima, senza mai morire»
Splendida poesia di amore a oltretempo, in una dimensione che non mostra la minima volontà di trascendenza, ma che naturalmente vede nelle sfere celesti il compimento, non la fine dell’amore terreno.
Insomma Byron è naturalmente religioso perché sente l’amore terreno e l’eternità oltre la vita terrena.
Non contrappone i due mondi come molti poeti, anche supremi fanno: qui un tipo di amore, terreno e effimero, lassù, o oltre, il vero amore.
Questo nella lirica maggiore del mondo cristiano, dagli stilnovisti a Petrarca.
Oppure l’amore è solo qui, in terra, è ha tutto in sé, pienezza della carne e cielo, come nei greci, i brucianti lirici dell’età pagana, Saffo, Erinna, Anacreonte… La vita dopo la morte è un regno buio di ombre glauche e piangenti.
I massimi dei lirici latini, Catullo, Properzio, da buoni romani, addirittura cercano di dimenticare il mondo che sarà, il buio regno di Ade, cercano di vivere tutto, una volta sola, sulla terra. Con una disperazione e una celata speranza precaravaggesche.
Byron scivola, come il suo inglese ammaliante, da terra a cielo. Gli viene facile, era un eroe dell’acqua, un nuotatore, sapeva muoversi nell’infinito.
Se ci è caro quel mondo
Se ci è caro quel mondo sopra di noi e il nostro,
perché l’amore lì vive incessante,
se l’ amore per lei lì resta sempre e non muore
e l’occhio è lo stesso, ma non conosce pianto,
sì, benedette quelle sfere celesti!
così sarebbe, è dolce morire, anche ora!
Alzarsi dalla terra e vedere ogni timore
perso nella tua luce, eternità, nel cielo!
È il vero, sia così, per noi
che inutilmente tremiamo sulla sponda
e nello sforzo di superare il golfo
ci aggrappiamo a brandelli d’esistenza.
Sia così: credere che ogni cuore in quel mondo futuro
resti col cuore amato, sempre insieme,
bere alle acque immortali, sempre uniti,
sì, anima nell’anima, senza mai morire.
George Gordon Byron
Traduzione di Roberto Mussapi