Giuseppe Traina
Il cantautore in una storia di fantasia

Cercasi Battiato

Vincenzo La Monica e Giuseppe Piccinno hanno scritto un (bel) romanzo che - inseguendo lo stile di Osvaldo Soriano - mette insieme il cantautore siciliano e i calciatori olandesi René e Willy Van de Kerkhof per raccontare i misteri dell'arte e dell'amore

Cominciamo da un dato assai curioso: La scomparsa misteriosa e unica di Franco Battiato di Vincenzo La Monica e Giuseppe Piccinno (La Vela, 2021, 275 pagine, 18 euro) è da diverse settimane stabilmente ai primi posti della classifica di Amazon dei libri più venduti nella categoria “musica dance”. Ma si tratta di un romanzo! E poi, anche associare il nome di Battiato alla musica dance…

Un piccolo aneddoto che la dice lunga sulle assurdità (in questo caso, divertenti; in altri, molto meno) della commercializzazione globalizzata e, si fa per dire, “virtuale”. Ma non insistiamo oltre su questo e parliamo invece del bel romanzo scritto a quattro mani da due autori esordienti che hanno deciso ben prima della morte del loro cantautore preferito, ma quando già il velo del “mistero” era stato steso sulla sua prolungata assenza dalle scene, di dare forma narrativa a un interesse condiviso che era nato, anni fa, attraverso un newsgroup dedicato alle canzoni di Battiato.

Non si pensi, però, che La scomparsa misteriosa e unica di Franco Battiato sia soltanto l’opera di due fan sfegatati, destinata a esser letta soltanto da sodali non meno entusiasti: l’amore dei due autori per il musicista etneo è talmente poco dogmatico da consentir loro non poche notazioni ironiche e autoironiche, come quando si abbandonano a un’ipotesi di spietata e giocosa interpretazione della celeberrima canzone La cura o a certe osservazioni che tendono a collocare il meglio del suo lascito all’altezza del concerto di Baghdad del 1992: quando, scrivono, Battiato aveva messo «da parte pure la posa allampanata e intimidatoria, studiatissima e un po’ petroliniana, che nei deliranti anni ottanta offriva con seduttivo menefreghismo alle folle plaudenti e ai pippibaudi d’ordinanza» e invece nei suoi concerti «la gioia condivisa lascia strada al ripiegamento interiore». Talché anche chi, come chi scrive, non stravede per Battiato può godere della lettura, apprezzando la misura con cui i due autori trasferiscono sul protagonista del romanzo non soltanto l’ammirazione per l’autore di Fisiognomica ma anche altri interessi ben precisi, di cui si dirà.

La Monica e Piccinno hanno scelto di far vivere a un giornalista pugliese ma di radici in parte siciliane (così saldando in lui le loro diverse origini anagrafiche) una strana avventura, che si vorrebbe definire romantica ma non tanto con riferimento alle vicende amorose (che pure ci sono e si intrecciano ariostescamente) quanto alla capacità di far rivivere al personaggio un’osmosi uomo-natura che non sarebbe facile oggi ritrovare in vicende credibilmente legate alla vita contemporanea e che tuttavia si può ricreare in modo convincente se si possiede una penna raffinata (come è il caso del nostro duo autoriale), se si ambienta l’avventura nella boscosa Milo (la minuscola cittadina etnea che fu buen retiro non solo di Battiato ma anche di Lucio Dalla) e se una delle tentazioni amorose del protagonista e io narrante Federico Falco è rappresentata da un’astronoma di vibratile sensibilità: un incontro, questo, che propone un’ampia esplorazione di possibilità metaforiche legate agli spazi del cielo e allo spettacolo della natura in genere.

L’indagine di Federico Falco (non sfugga l’omaggio onomastico all’imperatore Federico II, nume tutelare delle culture siciliana e pugliese!) non approda certo al ritrovamento dell’invisibile musicista, che non abita più a Milo, bensì di un paio di sue tracce che potrebbero dar luogo a di un golosissimo scoop. Sul terreno dell’intreccio, però, sarà bene non eccedere in informazioni, per non rovinare il piacere della lettura; sarà invece opportuno dire di quanto il romanzo sia finemente giocato tra il gusto di consolidare il plot sui caratteri dei personaggi e le relazioni tra loro intercorrenti, con opportuni slittamenti temporali che movimentano la narrazione ma non comportano leziosaggini sperimentali, e il piacere dell’allusione continua a un patrimonio culturale che, come si diceva, va ben oltre la passione per la musica di Battiato. Se Federico è un anomalo loser di successo, nativamente tendente a divagare «dietro ai soliti merletti barocchi» e orgoglioso di «rendermi ridicolo ed eccitarmi per questo», non meno interessanti sono le quattro donne che, tra passato e presente, intorno al cor gli son venute, ognuna rappresentante di un diverso tipo di “ricerca” esistenziale che si nasconde dietro l’imprevedibilità dell’astronoma Costanza, la sensualità terragna della barista Melina, l’astrattezza della sparente Andrea e il rigore spirituale della solidissima suor Edith.

Le presenze femminili sembrano spostare il romanzo sul versante di una sensualità sempre temperata dalla delicatezza ma poi tutto si riequilibra, perché non esiste nel romanzo un incontro (sia con donne che con uomini) nel quale non prevalga un’istanza conoscitiva che ha per meta una quasi irraggiungibile saggezza, dietro la quale s’intravede, forse, il lascito più forte della passione degli autori per Battiato. D’altra parte, come dicevo, basta scorrere le primissime pagine e si viene travolti da una costellazione di rimandi, espliciti o impliciti, a Leopardi e a Osvaldo Soriano, a Hokusai e a Benito Jacovitti, a Freud e a Milo Manara… Una mescolanza di “alto” e “basso” che è, volutamente, la cifra tonale del libro, anche in questo sostanzialmente fedele alla lezione di Battiato, sempre in bilico tra musica colta e popolare.

I gemelli René e Willy Van de Kerkhof

Torniamo un momento all’evocazione rivelatrice di Soriano, nume tutelare di qualsiasi scrittura che impasti aneliti alla libertà e sguardi disincantati sulla realtà, e che magari adoperi il filtro calcistico per portare a casa il risultato: ecco, allora, spiegata l’invenzione strutturale più originale del romanzo, ovvero la presenza, nella testa (o nell’animo?) del protagonista-io narrante, nientemeno che dei gemelli René e Willy Van de Kerkhof, che i non più giovani seguaci del calcio anni Settanta ricorderanno quando indossavano la maglia del PSV Eindhoven e della gloriosa Nazionale olandese, fabbricando «bellezza e rimpianti» sui tappeti erbosi d’Europa. René e Willy rappresentano nel romanzo lo slancio istintivo e la progettualità razionale che convivono, talvolta discordemente, nell’animo del protagonista, e i loro puntuti dialoghi ne scandiscono le scelte, o le non scelte, sempre ricorrendo a un’area lessicale e metaforica di ascendenza calcistica che accresce il tasso, già alto, di umorismo (e qua e là di comicità) di cui La scomparsa misteriosa e unica di Franco Battiato è dotato.

È dunque in virtù di tali felici mescolanze che il romanzo non smette di rallegrare e far pensare il lettore. Con l’obiettivo, raggiunto, di tessere un netto elogio della libertà, perfino della libertà di scomparire, al quale fine si giova di un’eleganza stilistica non comune, anche quando gli autori scelgono la strada di far “cozzare” i registri più alti e più bassi del lessico. Ma si legga un brano come questo per esser certi di trovarci di fronte a una caratura stilistica che ci si augura di ritrovare presto in un libro successivo: «L’Iraq si può raggiungere soltanto attraversando i quasi mille chilometri di un’autostrada che parte da Amman e si inerpica per un deserto color… color? Dipende dal momento della giornata. Cenere maceria a giorno inoltrato, ma al mattino e all’imbrunire attraversa tutte le nuances più accese del rosso e dell’arancione che il padreterno ha sprimacciato nel creato dai suoi tubetti di colore. Sulla mappa di Federico il sottile tratto di matita che disegna l’autostrada assomiglia a una carovana di formiche che si avventura tra le sabbie e si fa la tana tra le sillabe della parola BAGHDAD».

P.S.: modernamente proiettati verso un dialogo con i lettori che scavalchi i rituali abusati delle presentazioni in libreria, i due autori hanno creato un blog costantemente aggiornato, https://www.ivandekerkhof.it/, che è anche un veicolo promozionale per il libro ma è soprattutto una sorta di “espansione virtuale” del romanzo, grazie al quale le due “anime” di Federico Falco commentano a modo loro fatti di cronaca e moti del cuore.


Accanto al titolo, Franco Battiato nella sua casa di Milo.

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