Every beat of my heart
Soltanto un uomo
Czeslaw Milosz, uno dei grandi del 900, «archetipicamente europeo», cerca una visione oltre il rito e si rivolge allo Spirito Santo con un’invocazione. Consapevole del limite umano, sa che la ricerca di segni non è che una conferma di questo limite. Vissuto umanamente in poesia…
Poesia potente, invocazione allo Spirito Santo da parte di uno dei grandi poeti del Novecento, Czeslaw Milosz, premio Nobel, polacco: il che significa, in poesia, slavo atipico. Molto del mondo slavo è nell’autore che a questa sua identità dedica un importante problematico libro saggistico, come molto di archetipicamente europeo. Ove l’Europa è Occidente, anzi, sua culla, ed è nel Dna dei grandi poeti polacchi. Che abbondano: europei, pur se mezzosangue slavi, culturalmente, sono Joseph Conrad, uno dei tre massimi narratori inglesi di sempre: principe polacco costretto alla fuga e esilio per lo sterminio della sua famiglia, poi comandante di vascello della marina inglese, dove apprese la lingua piuttosto bene, fino a divenirne uno dei massimi autori di sempre.
Polacchi il drammaturgo e poeta Karol Wojtyla, autore ispirato e alto di teatro in versi, egli stesso attore, di quelli belli, tipo americani degli anni Cinquanta. E insieme grande Papa, ma qui si parla di lui come poeta.
Europeo il fenomenale regista Roman Polansky, dalla vita piuttosto diversa da quella di Wojtyla, ma non inferiore certo per talento, uno dei maestri del cinema di sempre, con Kurosawa, Bergman, Fellini, Visconti, De Sica, Wenders.
Polacco il regista Grotwski, che rifonda il teatro sacro partendo dal poeta Eliot, polacco il visionario evocatore di strazianti fantasmi Kantor, polacchi due grandi poeti del Novecento, Milosz e Herbert. Ho detto due, non tre.
Qui l’invocazione allo Spirito Santo mostra la potenza della voce poetica nella sua quintessenza: cerco una forza incorporea e superna, ma con gli strumenti di me che in quanto poeta sono, anche, soltanto un uomo.
Cerco nei gesti rituali una visione oltre il rito, lo spirito che anima rito e vita quotidiana nella sua sacralità, spesso cercata inconsciamente, da ogni uomo. Da me, come poeta, invocata.
Veni Creator
Vieni, Spirito Santo,
piegando o non piegando l’erba,
mostrandoti o non mostrandoti con una lingua di fiamma sul capo,
al tempo delle fienagioni quando il trattore esce
per la prima aratura tra i boschetti di noci,
o quando la neve seppellisce gli alberi storpi della Sierra Nevada.
Ho bisogno di segni visibili, sono solo un uomo,
mi stanca costruire scale di astrazioni.
Più volte, lo sai, più volte ho chiesto
che la figura in chiesa levasse per me la mano,
una volta, lo sai, una volta sola.
Ma so che i segni sono soltanto umani.
Allora desta un uomo, in qualunque luogo,
uno (non me, che non ne sono degno)
perché guardando quell’uomo, in lui io Te ammiri.
Czeslaw Milosz