Cartolina dall'America
Per Colin Powell
Ritratto di Colin Powell, il primo Segretario di Stato di colore. Durante la presidenza di George W. Bush guidò la guerra del Golfo ma poi se ne pentì (chiedendo scusa agli americani). Era un repubblicano moderato, sceso in campo contro Trump
E cosi se ne è andato anche uno degli ultimi leoni repubblicani: il generale Colin Powell. È morto a 84 anni per complicazioni del Covid 19 che, nonostante fosse vaccinato, si è accanito contro un organismo fiaccato dal mieloma multiplo che lo affliggeva da tempo e l’ha ucciso. Powell è stato il primo Segretario di Stato di colore durante la presidenza di George W. Bush e anche colui che si avventurò nella guerra in Iraq parlando di armi di distruzione di massa, cosa di cui si pentì successivamente e si scusò.
Nel 1996 aveva rinunciato a correre per le presidenziali, una cosa che in molti non gli abbiamo perdonato. Ma allora fece una promessa dicendo che credeva di «poter aiutare il partito di Lincoln a ritornare vicino allo spirito di Lincoln». Parlando di ciò, come scrive il New York Times, si riferiva «ai problemi razziali, specialmente riguardo alle opportunità economiche e sociali dei neri negli Stati Uniti, cosa che lo ha visto nel corso di questi ultimi anni in conflitto con gli ideologi conservatori del partito repubblicano che allora opposero un’agguerrita resistenza alla sua candidatura».
Figlio di emigrati giamaicani, era riuscito ad arrivare ai più alti gradi militari senza frequentare l’accademia di West Point, un punto obbligato per ogni militare di rango negli Stati Uniti. Su ciò scherzava dicendo che non era neanche stato ammesso. Probabilmente perché di colore, aggiungo io. Secondo lui perché non era uno studente abbastanza bravo. Tuttavia la sua carriera è stata adamantina e il suo comportamento esemplare. Riteneva di doversi scusare quando aveva commesso degli sbagli come fece per la guerra del Golfo; era capace di negoziare e di arrivare anche posizioni diverse da quelle da cui era partito, come fanno i politici di razza. Era una persona gentile e mite, onesta e competente. Nel nuovo partito repubblicano di Trump si trovava a disagio. La sua parabola da candidato presidenziale a paria la dice lunga su cosa sia diventato questo partito. Non c’è più alcun posto in esso per i moderati. Infatti alla fine Powell non si considerava più un repubblicano. «Non mi posso più chiamare un repubblicano – ha detto a Fareed Zakaria della CNN – non sono vicino a nessuno, al momento. Sono giusto un cittadino che ha votato repubblicano e democratico durante tutta la sua vita e al momento sto osservando il mio paese e non mi preoccupo dei partiti». Powell ha votato per Obama nel 2008 definendolo «una figura del cambiamento» che apparteneva a «una nuova generazione cha arriva sul palcoscenico mondiale e su quello americano», accusando il partito repubblicano di essersi spostato a destra più di quanto avrebbe voluto vedere. L’avvento di Donald Trump che Powell ha descritto come «una disgrazia nazionale», accusandolo di razzismo, lo portò ad allontanarsi definitivamente dai repubblicani e a votare per Hillary Clinton nel 2016 e per Joe Biden nel 2020. Di rimando, Trump lo definì «una mummia, uno ingessato responsabile di averci fatto entrare nelle disastrose guerre del Medio Oriente che adesso dichiara di votare per un’altra mummia: Sleepy Joe».
1Colin Powell non ha lasciato il partito repubblicano, ma il partito repubblicano ha lasciato lui compiendo una mossa per il peggio» – ha affermato Chris Cilliza analista della CNN. Aggiungo che, nonostante tutto, mi rimane il rimpianto di non averlo visto correre per le presidenziali nel 1996, perché sono certa che non solo lo avrebbero votato anche molti democratici, ma che il partito repubblicano sarebbe stato certamente diverso da quello di oggi che ha definitivamente abbandonato ogni decenza istituzionale e ancor peggio ogni ideale democratico.