Every beat of my heart
Il mare come antidoto
Per Stephane Mallarmé la brezza marina «è fuga dalla noia… indica un luogo imprecisato ma vivo, è riscatto dalle disillusioni della vita in terraferma». Un simbolo di libertà, una promessa più forte dei pericoli affrontati da Ulisse e nell’epica di Moby-Dick
Il mare simbolo di libertà, nei versi di Baudelaire, e ancora metafora viva dell’avventura nella poesia sin dalle origini. Che comprende anche mistero, e pericolo, pensiamo a Ulisse e a Moby-Dick. E anche a Pinocchio…
Per Mallarmé il mare è fuga dalla noia, partenza ebbra nella sua brezza: non tanto l’acqua, e il suo abisso, quanto il vento che spira sul mare sono promessa e antidoto all’uomo: il canto dei marinai è più penetrante di ogni naufragio, la brezza marina indica un luogo imprecisato ma vivo, riscatto dalle disillusioni della vita in terraferma.
Poesia difficile, quella di Mallarmé, qui e sempre: ambiguo il suo verso, suadente e insieme inafferrabile, sfuggente il racconto, ma fascinoso. Ardua, e riuscita, l’impresa dell’ammirabile traduttrice Luciana Frezza.
Brezza marina
La carne è triste, ahimé! e ho letto tutti i libri.
Fuggire! Laggiù fuggire! Io sento uccelli ebbri
d’essere tra ignota schiuma e i cieli!
Niente, né antichi giardini riflessi dagli occhi
terrà questo cuore che già si bagna nel mare
o notti! né il cerchio deserto della mia lampada
sul vuoto foglio difeso dal suo candore
né giovane donna che allatta il suo bambino.
Io partirò! Vascello che dondoli l’alberatura
l’àncora sciogli per una natura straniera!
E crede una Noia, tradita da speranze crudeli
ancora nell’ultimo addio dei fazzoletti!
E gli alberi forse, richiamo dei temporali
son quelli che un vento inclina sopra i naufragi
sperduti, né antenne, né antenne, né verdi isolotti…
Ma ascolta, o io cuore, il canto dei marinai!
Stephane Mallarmé
(Da Stephane Mallarmé, Poesie, Feltrinelli, a cura di Luciana Frezza)