Anna Camaiti Hostert
Cartolina dall'America

Contraddizione Colombo

Oggi gli Stati Uniti festeggiano il "Columbus Day”, anche se il navigatore italiano, da anni, è oggetto di un revisionismo storico molto profondo. Un saggio di Anthony Julian Tamburri racconta le ragioni di chi lo vede come un eroe e chi come uno schiavista. Ciascuno con qualche ragione

L’11 ottobre è il giorno in cui negli Stati Uniti si celebra il Columbus Day anche se la scoperta dell’America da parte di Cristoforo Colombo, almeno così riporta la storia, è avvenuta il 12.

Da anni ormai si è tuttavia aperto un dibattito sulla figura dell’esploratore italiano che compì l’impresa per conto della corona di Spagna. Fino ad allora per gli americani ha rappresentato un eroe nazionale, per gli italiani la fierezza di avere contribuito alla scoperta del Nuovo Mondo, per gli americani di origine italiana l’orgoglio delle proprie radici e dunque della propria identità. Tutto questo si è infranto da quando, anni fa appunto, per la precisione negli anni 90’, Colombo è stato accusato di avere usato violenza e reso schiavi i “nativi americani”, i cosiddetti indiani, di averli convertiti forzatamente al cattolicesimo e infine di avere introdotto una serie di malattie che nel lungo termine hanno infettato gravemente quelle popolazioni, decimandole.

Così negli Stati Uniti si è parlato di eliminare le sue statue, ed alcune sono state perfino decapitate o abbattute, e di celebrare al posto del Columbus Day, l’Indigenous People’s Day in onore dei Nativi americani. Continueranno le parate in ricordo della scoperta dell’America da parte di Colombo, ma il giorno sarà dedicato agli indiani americani cosa che il presidente Biden ha ufficialmente sancito recentemente.

La controversia, apertasi ormai da anni in relazione alla revisione dei processi coloniali dell’occidente in tutto il mondo e dell’instaurazione della schiavitù soprattutto nelle democrazie anglosassoni, si è intensificata di recente a causa della nascita, negli Stati Uniti, di  movimenti come Occupying Wall Street contro la concentrazione della ricchezza in poche mani e l’allargamento delle divisioni di classe, come Black Lives Matter che continua a scendere in piazza a causa delle continue uccisioni dei neri da parte della forze di polizia americane e come #MeToo che denuncia le molestie sessuali contro le donne.

Tutti questi movimenti chiedono infatti una revisione della storia, quella dei vinti come avrebbe detto Benjamin, quella che non è mai stata raccontata, cominciando a far parlare coloro che sono stati senza voce per anni o addirittura per secoli. Tra di essi anche gli indiani d’America. Una nuova narrazione che spesso pone noi occidentali di fronte a responsabilità che nonostante la nostra filosofia della storia in quei periodi fosse basata su valori diversi, purtuttavia non solo ha privato quei soggetti della possibilità di far parte del corpo sociale, ma addirittura, appropriandosi dei loro corpi o addirittura eliminandoli fisicamente, li ha arbitrariamente privati della loro esistenza.

A proposito della figura di Cristoforo Colombo è uscito un piccolo pamphlet di Anthony Julian Tamburri, Dean del John Calandra Institute di New York, (il più importante istituto di studi italo americani degli Stati Uniti) intitolato provocatoriamente The Columbus Affair: Imperatives for an Italian/American Agenda (Casa Lago Press, New Fairfield, 2021). Il titolo che emblematizza tutta la complessità del problema ci mette di fronte a diverse posizioni. Nella quarta di copertina l’autore stesso ce le illustra. “Ci sono coloro che hanno presentato semplicemente una discussione storica, e ci sono riusciti meglio che hanno potuto, mantenendo una sorta di neutralità. Poi ci sono coloro pro Colombo che si sono arroccati su una serie di dichiarazioni che spesso non sono o forse non possono essere sostanziate dalla storia. Infine ci sono altri che hanno costruito il loro argomento in favore dell’espunzione della figura di Cristoforo Colombo da ogni tipo di commemorazione visto quello che sappiamo su di lui e sull’eredità dei suoi viaggi nel Nuovo Mondo… Il mio obiettivo, anche se può sembrare modesto, è quello di esaminare tutti i lati della controversia con la speranza di spronare una discussione un po’ più ampia tra i diversi contendenti”.

Nella parte centrale del saggio Tamburri suggerisce una possibile interpretazione della figura di Colombo, sia come grande navigatore che come precursore di quella immigrazione che divenne la base del nuovo mondo. “Colombo dovrebbe essere presentato non come un individuo, ma piuttosto come un simbolo di coraggio, perseveranza ed esplorazione e di tutte quelle qualità che intimamente e integralmente rimandano a quell’idea di everyman come siamo soliti dire in questo paese; il povero cristo (in italiano nel testo) come si dice in italiano, simbolo di tutti quegli italiani derelitti e poveri che specialmente alla fine dell’800 hanno dovuto lasciare l’Italia   per sopravvivere. Di qui il coraggio di andarsene, la perseveranza di sopravvivere e di superare quella discriminazione antitaliana accompagnati dal loro spirito prevalente di esplorazione”.

E aggiunge che solo in questo modo gli italiani d’America possono essere pro Colombo. Si raccomanda tuttavia di non difendere l’esploratore italiano caratterizzando quelli che sono contro di lui come antitaliani e affermando che gli attacchi alle statue di Colombo sono intenzionali attacchi contro i diritti civili degli italiani d’America. Non c’è evidenza che l’abbattimento delle statue o la richiesta di non celebrare più il Columbus Day sia in funzione antitaliana. E a conferma di ciò cita un documentario di Bennie Klain Columbus Day Legacy nel quale l’attivista nativo americano Russell Mead dichiara il suo supporto agli italoamericani e alla celebrazione della loro cultura. “Siamo sempre stati a favore della celebrazione del Pride Day della cultura italiana…- e più avanti- Ma perché invece non parliamo di Galileo, di Leonardo, di Joe DiMaggio, di Frank Sinatra, tutte icone della cultura italiana? Tutto ciò che chiediamo è un cambio di nome”.

E sulla base di queste parole Tamburri si chiede come si possa poi parlare di discriminazione se non se ne riconoscono le tracce dentro le nostre stesse mura e si augura che la figura di  Colombo possa essere contestualizzata senza che sia o collocata  in paradiso o gettata sommariamente in una discarica (dumping ground).

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