L'estate del nostro scontento?/11
Come leggere Roma
«Roma mi pare proiettata verso il passato. Quando qualcosa accade, il presente non lo nota, ma quel che è accaduto sarà ricordato. Roma è un unico grande monumento ai ricordi. I ricordi non sono la memoria, quest’ultima necessita di sistematicità, il ricordo affiora perché c’è un segno»
Roma è grande. Roma è un universo, l’universo è in espansione, anche Roma è in espansione, ha già travalicato, da qualche anno, i confini del Grande Raccordo Anulare.
Roma è la città eterna.
Io abito a Roma. E non ne posso fare a meno.
Roma è mutante ed io sono un testimone che gira per le strade e controlla i cambiamenti, ma è una cosa tra me e la mia macchina fotografica. Niente di sistematico, giro e vado a cercare posti nuovi, oriento il manubrio della bici, una spinta sul pedale e… voglio vedere che c’è là; oppure torno sui luoghi che già conosco, e vado, come si va a trovare un amico: come stai, che fai, ti ricordi…?
Roma è invasa, da qualche anno, da murales, che ci parlano del passato, di attori morti, di cantanti morti, di lotte del tempo che fu e di Pasolini che in effige è su tutti i muri, in centro e in periferia. Pasolini ormai è icona Pop, un brand territoriale a vantaggio delle società di intermediazione immobiliare. Roma mi pare proiettata verso il passato. Quando qualcosa accade, il presente non lo nota, ma quel che è accaduto sarà ricordato. Roma è un unico grande monumento ai ricordi. I ricordi non sono la memoria, quest’ultima necessita di sistematicità, il ricordo affiora perché c’è un segno, un punctum per rimanere in ambito fotografico, che te lo stimola.
Ci sono ricordi generazionali, del tipo: ti ricordi i poeti beat a Castel Porziano? E ci sono quelli personali, che sono in relazione solo con i fatti tuoi. Tempo fa ad esempio giravo, in bicicletta, per San Saba per rivedere la strada dove ho abitato nei primi anni ’80, fino a quando nacque mia figlia e che ti vedo sulle panchine a ridosso delle mura? Due prostitute àgées in bella mostra e una povera tossicodipendente che si nascondeva con la chioma e col cappuccio. Quando abitavo da quelle parti passando nelle varie ore del giorno, notavo che, o tossiche o anzianotte, sparivano tutte poco prima dell’ora di cena, lo stesso è avvenuto l’altro giorno, sono ripassato poco dopo le diciannove, per verificare la loro presenza e non c’erano più. Mi sono chiesto: chissà che succederà la notte a Caracalla, poco distante da lì? La replica delle Notti di Cabiria?
Roma è cinema. I ruderi romani sono cinema, i monumenti sono cinema, la fontana di Trevi e via Veneto sono La dolce vita. Pure il più recente La grande bellezza è straripante di Roma e di riferimenti al cinema del passato, la periferia di Roma è cinema, gli esempi sono infiniti, anche Nanni Moretti ci ha girato parte di un film e la periferia l’ha raccontata dondolandosi in Vespa. Io mi sono dondolato a bordo di un altro scooter, una decina di anni fa’, con la mia odierna compagna e quando siamo scesi, alla fine di un lungo giro in un tardo pomeriggio estivo, mi disse che le sembrava di aver vissuto, lei che viene da Düsseldorf, le scene di Vacanze Romane.
Vacanza romane… qualche anno fa si diceva: ah, io l’agosto lo passo a Roma, non c’è nessuno, è tutto a portata di mano e poi la sera ci sono tante cose, si sta di un bene… e ripensando al cinema sembrava tutto un po’ alla faccia di Gassman e di Verdone e alle loro estati d’agosto e i vani tentativi contro la solitudine.
* * *
Questa estate però ci sono novità, è successo qualcosa che ha interrotto questo mio consolatorio rapporto con la grande madre, con Roma e i suoi abitanti veri o immaginari, questa Roma che ha visto tutto e che su tutto ti dà una sua versione se non addirittura una spiegazione, ma questa estate è l’estate del redde rationem, perché questa è l’estate del vaccino, delle mascherine dento sì e fuori no, ma soprattutto questa è l’estate del green pass. Ci sono le manifestazioni con presenze dichiaratamente fasciste che protestano contro la dittatura, ci sono persone che paragonano il Maghen David, la stella di David, al Green Pass, c’è un profluvio di neo lingua orwelliana, la cui logica si vuole sostenere citando e chiamando in causa proprio Orwell ed il suo 1984, ci sono amicizie che si interrompono e con alcuni non c’è più niente da dire, non c’è argomento su cui discutere, neanche in un incontro casuale dal fruttivendolo a fine Luglio, partito con un sorriso, va a buon fine.
Ciao, non mi telefoni più, come stai?
Benissimo, ho fatto la seconda dose del vaccino, proprio oggi.
Suono gutturale, deformazione del viso e segno di diniego.
A pensare che è stato un amore di gioventù, era tanto carina e brillante. E ora l’ho liquidata con una pacca sulla spalla e un buonanotte, anche se era mezzogiorno.
Mi consolo e sorrido sommessamente pensando ai no vax che volevano comperare il Green Pass falso per non consegnare i loro dati allo stato e che, dopo aver sborsato centinaia di euro, sono stati ricattati da coloro che avrebbero dovuto fornirgli il lasciapassare fasullo.
E ripenso a Roma, alla finestra di Palazzo Braschi che si apre su Piazza Navona e a tutte le volte che ho scattato foto da lì; recentemente ci sono tornato, con mascherina e distanziamento, per una mostra su Roma, Nascita di una capitale: Roma dal mito alla realtà. Il mito era davanti ai miei occhi mostrandosi in tutta la straordinarietà della piazza e la realtà me l’aveva mostrata proprio Roma, a fine primavera, in una periferia indefinibile, una realtà che puzzava di falso come il green pass pagato a caro prezzo, una Video Lottery a forma di Big Ben.
Allora, mi rendo conto che Roma non è proiettata solo verso il passato: Roma ha visto tutto, Roma sa tutto, ma Roma… bisogna saperla leggere.
Le fotografie sono di Roberto Cavallini