L'estate del nostro scontento?/4
Autunno d’agosto
«Speravamo in un’estate più libera ma consapevole, nel segno del civismo dopo tanta angoscia. Ci troviamo già in autunno. S’addensano nuvole d’inizio agosto, il mare è agitato e grigio. Sulla spiaggia deserta una coppia di anziani avanza sul bagnasciuga, mano nella mano»
L’autunno di questa nostra estate di caos calmo (il Covid azzanna, ma gli ospedali non sono lazzaretti) è cominciato – almeno così l’ho percepito – tra l’undici e il dodici luglio, una domenica e un lunedì. Esattamente allo zenit del nostro orgoglio nazionale, la conquista della Coppa Uefa. Un’impresa all’apparenza impossibile, che faceva ancor più restringere le spalle, nell’impermeabile scuro, del presidente Mattarella, solo un guizzo più azzurro degli occhi al gol dell’uno a uno, dopo la doccia fredda al 2’ nel pantheon calcistico della Perfida Albione.
Il patema sciolto all’ultimo secondo, le manone di Donnarumma a slegare il rito dell’abbraccio collettivo, ubriacatura nelle piazze, nei pub, nei circoli, sulle terrazze, nei parchi, nelle rotonde sul mare. Urla e droplet, rinascenza finalmente afferrata, consapevolezza che sì, ‘sti sfigati di italiani rifanno i miracoli, e intanto il coronavirus svapora – ci si illude – nelle 500 mila dosi al giorno di punture sull’avambraccio.
Il giorno dopo, meglio e peggio, con le borse sotto gli occhi di tanti, nelle tribù metropolitane che hanno intasato la notte. Il compiacimento del Colle, il discorso del mister Mancini che legge attento alle papere, il cortile di Palazzo Chigi che replica i complimenti, con SuperMario che se ne esce nel romanesco ‘ndo stai? mentre cerca con gli occhi SuperGigio. Fa bene al cuore e all’economia, la Coppa che Bonucci e Chiellini si portano a letto, nelle tre ore di riposo al Parco dei Principi. Ma proprio lì, all’uscita degli Azzurri dalla Presidenza del Consiglio, il meccanismo s’inceppa, s’incastra nel collo di bottiglia di quel pullman scoperto che li porta in trionfo in una Roma che pare entrare tutta nel budello del Corso, e dilaga a Piazza Venezia, come spumante versato a fiotti. È lì che si sdogana il divieto di assembramento, e vai poi a rimpallare le responsabilità tra la Federcalcio di Gravina e la prefettura di Piantedosi.
Colpo d’occhio storico, il torpedone decapotato. Mastodonte pop prima del quale però – nelle ore, nei giorni antecedenti – erano sfilati eccessi e volgarità, diseducazione sanitaria e morale. La cattiva pubblicità, per esempio, di una marca di snack salati passata e ripassata nel piccolo schermo. Tre under 18 affiancati sul divano guardano la partita, infilano la mano nel pacchetto, poi spingono il salatino in gola e in primissimo piano si leccano il dito per poi rituffarlo nel sacchetto, unto di olio e di saliva. Si vince così, suggerisce lo spot, solleticando abitudini adolescenziali, perché sì, ai giovani bisogna concedere tutto, ne sono convinti anche i capipartito, come ha amaramente annotato Ernesto Galli della Loggia in un fondo recente sul Corriere della Sera. Nella fretta di farli parlare davanti alla telecamera di Raiuno a vittoria Uefa appena sancita, eccone altri contornare in piazza del Popolo un attempato inviato: scelti a caso biascicano in romanaccio e fanno le corna dietro alla testa canuta del giornalista, tanto che Paola Ferrari, padrona di casa della trasmissione pre e post incontro dalla terrazza dello Stadio Olimpico, chiude brusca il collegamento, ma intanto la irriverente frittata è fatta.
Il resto è la deriva di queste giornate, col Green Pass che vuole snidare i boh-vax, la tardiva e incoerente vaccinazione di Salvini e Meloni, un colpo al cerchio e uno alla botte, CasaPound in piazza insieme agli irriducibili antipuntura, i contagi che salgono e pian piano anche i morti.
Speravamo in un’estate più libera ma consapevole, nel segno del civismo dopo tanta angoscia. Ci troviamo già in autunno. S’addensano nuvole d’inizio agosto, il mare è agitato e grigio. Sulla spiaggia deserta (ma solo perché è mattino presto e minaccia pioggia) una coppia di anziani avanza sul bagnasciuga, mano nella mano. Il vento forte è capace di schiaffeggiare lontano anche la più minuscola gocciolina di saliva, e del resto da quale bocca potrebbe uscire se non c’è nessuno? Ma loro coprono il volto con la FFP2. Torniamo a negarci il sorriso.
Le fotografie sono di Roberto Cavallini