Una nuova frontiera della ricerca
Nuova video-danza
Incontro con Alessandra Sorrentino, danzatrice e performer che da anni cerca di aggiornare il linguaggio del corpo adeguandolo alle esigenze delle nuove tecnologie: «Siamo costretti a mediare la nostra immagine con i nostri smartphone, la tecnologia ci ha spesso isolato»
La pandemia ha provocato la più grande crisi del teatro dal dopoguerra a oggi. L’artista e ballerina Alessandra Sorrentino, in collaborazione con il Teatro Bellini di Napoli e con il duo di musica elettronica, Retina.it, hanno creato una performance di videoarte, Internal Freeze girato al Teatro Bellini. Si tratta di una riflessione nata per fronteggiare la profonda crisi e alienazione che tutti gli artisti e gli amanti del teatro stanno vivendo. Sorrentino è una pompeiana innamorata di Napoli, danzatrice classica e contemporanea. Si è formata nella scuola di ballo di Napoli Harmony con il maestro Arnaldo Angelini; è diventata autrice, regista e performer di performance art sperimentale vincendo nel 2016 molti concorsi internazionali e nazionali di videodanza, tra cui Il “coreografo elettronico” diretto da Laura Valente.
Il lavoro artistico viaggia di pari passo a quello sociale. Infatti, Alessandra Sorrentino approfondisce il ruolo della donna in relazione alla riappropriazione degli spazi sottratti alla collettività, filmando storie-coroegrafiche in luoghi antichi in disuso con la speranza di sottrarli all’abbandono attraverso la danza. Nella sua Pompei ha creato un centro di sperimentazione artistica che si chiama Vulcania Swan, il Cigno Vulcania, Performing Arts Center.
Nel 2018 ha danzato per il Ravello Festival e nel 2019 è stata nella sede principale in Connecticut con i Momix, una delle compagnie di danza più popolari al mondo, realizzando così un grande sogno. Tra il primo lockdown e il secondo ha danzato al Museo Archeologico di Napoli in una performance art curata da Luca Iavarone con al pianoforte Gino Giovannelli, purtroppo interrompendo un percorso sul nascere a causa della pandemia. Sorrentino, crede che l’arte sia un’arma letale per combattere la marginalità sociale, infatti è impegnata come mediatrice culturale e insegnante di danza in aeree urbane con una forte necessità di assistenza all’infanzia. Amante dell’arte in tutte le forme, è impegnata in una ricerca personale del movimento ispirato a Pina Bausch e Marina Abramovic.
Com’è nato il progetto di Internal Freeze?
Internal Freeze è un progetto nato per il profondo amore provato per il teatro Bellini di Napoli, un luogo di formazione e di incontro che io considero un tempio della cultura e dell’arte della nostra città. Ciò che hanno subito gli artisti con l’interruzione di tutti gli spettacoli è semplicemente drammatico, ma anche il pubblico e le maestranze hanno sofferto molto questo momento così lungo di silenzio delle scene. Il teatro non è solo il luogo in cui avviene la rappresentazione, ma è lo spazio fisico e mentale di tutti gli amanti del teatro ed è per loro che è nato il progetto, ho ricercato la suggestione emotiva. Il contrasto tra chi è stato costretto a restare a casa durante i lockdown e chi è rimasto intrappolato nell’edificio del teatro cercando una via di uscita.
C’è molto di onirico, si è quasi condotti in un mondo mistico.
Sono anni che dirigo video di danza in luoghi, edifici, spazi abbandonati e palazzi storici. Per me la struttura di un edificio rappresenta il corpo umano e la danza inizia proprio come un’immersione nelle varie geometrie, stanze deserte e silenziose, scale, finestre e corridoi. Il richiamo a guardarci dentro ed esplorare il nostro inconscio con la rappresentazione, visitare e esplorare i nostri sentimenti fisicamente, trovare i frammenti di ciò che è accaduto lungo il percorso e prenderne coscienza tra la visione e il sogno.
Ballando, sembra di prendere possesso di ogni spazio del teatro. Così come avviene in un sogno, mi sono ritrovata sola in un grande teatro, mentre tutti erano rimasti fuori. La frenetica ricerca e il possesso degli spazi avviene per cercare una via d’uscita e lungo il percorso la figura dell’artista, dello spettatore e delle maestranze si sono fuse in un unico grido disperato, quello di aprire il sipario e di ritornare a vivere di teatro.
Che ruolo ha la tecnologia nella performance?
Siamo costretti a mediare la nostra immagine con i nostri smartphone, la tecnologia ci ha spesso isolato e distratto da ciò che stava accadendo attorno a noi, gli schermi dei cellulari sono diventati peggio degli specchi, siamo al buio e vendiamo i nostri dati inconsapevolmente accettando cookies e pubblicità. Mi chiedo quanta coscienza abbiamo di quello che la tecnologia sta facendo alle nostre vite.
Nel progetto hai collaborato con la band pompeiana Retina.It.
I retina.it è un duo pompeiano formato da Lino Monaco e Nicola Buono. Sono un pilastro nella musica elettronica italiana e non solo: ho sempre amato il suono delle loro macchine e hanno creato un capolavoro per il video.
Che effetto ti ha fatto vedere i teatri vuoti per così tanto tempo?
Quando sono entrata a teatro era tutto buio, ho immaginato ciò che poi ho ripreso con le telecamere. Mi sono vista nel palchetto che toglievo la suoneria al cellulare come di consueto prima di uno spettacolo, ma poi improvvisamente ho immaginato di correre alla ricerca di tutti gli altri. Ero sola in un teatro ed era una sensazione di orribile tristezza, perché a teatro non si è mai soli e mi è sembrato di vivere un incubo.
E vederli rinascere in questo periodo?
Sono felicissima. Non vedo l’ora di comprare tantissimi biglietti per andare a vedere gli spettacoli e sono sicura che piangerò moltissimo già dal primo.
Un periodo così drammatico ti ha cambiato o ha cambiato la tua arte?
Non mi sento cambiata, ma più sola. La mia arte è diventata ancora di più individuale, non potendo incontrarsi fisicamente, sono aumentate le probabilità di non incontrarsi mai. La bella e sana empatia è stata messa in discussione in questa pandemia mondiale.
Che progetti hai per il futuro?
Ho scritto uno spettacolo che si chiama I paesaggi interiori di Alice, sarà rappresentato questa estate a Positano. Il corpo della danzatrice è sospeso in scena, ma anche in un mondo contemporaneo di cui si ha nostalgia ma che non esiste più, perché è in continua trasformazione. Il suono scandisce la ricerca sul nonsense quotidiano dei gesti, dei sentimenti e delle ordinarie follie che a volte sono dietro il velo delle convenzioni. La poltrona dello spettatore diventa la tana del Bianconiglio nella quale cadere e cadere all’infinito fino ad arrivare nel nostro inconscio grazie alla suggestione. I Paesaggi interiori di Alice sono i sentieri inesplorati, un flusso costante di illusioni messe in scena con la leggerezza immateriale che incontriamo solo talvolta, nel sogno.
Video Internal Freezing: https://www.youtube.com/watch?v=ezyQgXOJpKg
Video girato all ex carcere minorile di Napoli: https://youtu.be/wB9tMRXIEbI