Marta Morazzoni
“La Sicilia e noi” con sei foto di Scianna

Nello sguardo di Hofmannsthal

In viaggio con Burckhardt, suggestionato dalle parole di Goethe e dagli scatti di Hommel, lo scrittore austriaco affida alla pagina le sue impressioni sull’isola «dalla lunga storia e dai tanti popoli». Pubblicate ora, nella traduzione di Renata Colorni, dalle preziose edizioni Henry Beyle

Nel 1924, insieme allo svizzero Carl Jacob Burckhardt, Hugo von Hofmannsthal fece un viaggio in Sicilia; aveva una certa confidenza con l’Italia e i suoi paesaggi; in gioventù era andato a Varese in bicicletta: partito da Vienna in compagnia di Schnitzler che all’approccio delle Alpi aveva demorso, aveva pedalato da solo fino in Lombardia, terra d’origine della sua bisnonna. Poi era stata la volta di un’altra esperienza interessante, da Bolzano a Siena, in auto con Richard Strauss. I due lavoravano insieme da tempo, un connubio artistico tessuto a distanza e per via quasi unicamente epistolare, e però quando il musicista lo aveva invitato (loro due soli, senza le consorti, perché l’auto era troppo piccola soprattutto relativamente ai bagagli di due signore), Hofmannsthal si era detto che il piacere dei luoghi poteva bilanciare il carattere difficile dell’ospite. E infine il viaggio in Sicilia, in compagnia del giovane storico svizzero, che lo aiutò ad aguzzare la vista sull’universo dell’isola dalla lunga storia e dai tanti popoli. La vista, dunque, il più spirituale dei nostri organi commentava lo scrittore. Forse la scienza oggi non sarebbe d’accordo con lui, come invece lo sarebbe stato, un secolo e mezzo prima, il suo predecessore in quello stesso viaggio: Goethe. Difficile non fare i conti con il suo sguardo azzurro, che aveva maestosamente abbracciato l’orizzonte dello spazio e del tempo, per documentarlo nel Viaggio in Italia, là dove il racconto del soggiorno siciliano si espande con grande abbondanza di particolari e di punti di vista: da antropologo, da artista, da curioso, insomma con tutta la gamma che lo spirito di Goethe spiega tuttora agli occhi di un lettore. Era quindi inevitabile che su Hofmannsthal, uomo di grande misura, l’ombra di un tale predecessore si appoggiasse lieve ma imprescindibile.

Taormina in uno scatto di Paul Hommel (1880-1957). Hofmannsthal scrisse l’introduzione al suo libro fotografico dedicato alla Sicilia

L’isola che lo scrittore austriaco percorreva in compagnia di Burckhardt era stata il teatro dell’esperienza goethiana e il richiamo a lui si caricava di enfasi, di emozione appena trattenuta e conscia dell’incomparabilità tra loro due. Le riflessioni e le emozioni di quel tempo e di quel confronto diventarono, due anni dopo, l’introduzione al volume di fotografie di Paul Hommel, che a sua volta in un viaggio in Sicilia raccolse il frutto delle sue osservazioni in un libro di grande qualità artistica. Hommel aveva osservato la Sicilia attraverso una Contessa Nettel-camera, una macchina fotografica con lenti Zeiss di altissima precisione, e i suoi documenti sul fascino di quella terra, tra paesaggi, monumenti, persone, erano un messaggio stregante e profondo. Si incontravano così i diversi orizzonti di approccio al mondo mediterraneo, che Hofmannsthal trovava accomunati al diFotolà del tempo e del metodo: la scrittura di Goethe, talmente incisiva che la Sicilia che ci presenta è a prima vista più luminosa, più intensa – posso dire, più vera? – della vera Sicilia che ci circonda; la fotografia di Hommel, un dato visivo che si materializzava sulla carta, più incisivo del lavoro di un pur buon acquarellista. Tra loro, tra il genio goethiano e l’arte di Hommel, che rendeva nella pastosità di sfumature del bianco e nero la luminosità del colore, Hofmannsthal sembrava voler misurare le suggestioni della sua Sicilia, rivivere il vigore e il languore, senza che questo fosse un ossimoro!, che gli comunicava quella terra. Il suo viaggio beneficiava prima dell’esperienza narrata di Goethe, poi della lucidità della fotografia di Hommel, un’arte che lo faceva riflettere sul permanere della memoria, sulla sua precisione e interpretazione. 

Quando nel ’56 Konrad Helbig, a sua volta studioso del mondo mediterraneo e della Sicilia in particolare, pubblicò un suo volume di foto, usò quella stessa introduzione. E ora l’edizione Henry Beyle, milanese (e come potrebbe essere altrimenti!), proponendo in un volumetto di rara qualità queste poche, squisite pagine dedicate alla Sicilia da Hofmannsthal e tradotte da Renata Colorni, ce le offre insieme a un ulteriore sguardo emozionante, quello di Ferdinando Scianna, che nelle sei fotografie raccolte in La Sicilia e noi (60 pagine, 25 euro) coglie in un bianco e nero materico la luce della sua Sicilia, a ricordarci che il riflesso apollineo a volte è così accecante e intenso da togliere la percezione del colore per lasciarcene la nostalgia. 

Nell’immagine vicino al titolo, “Selinunte, 1984”, © Ferdinando Scianna

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