Finestra sul mondo
Le parole del covid
La nuova edizione del Petit Larousse è invasa da parole legate alla pandemia. «Solo durante la Seconda guerra la lingua è cambiata così in fretta», spiega il linguista Bernard Cerquiglini. Testa un solo dubbio: covid è maschile o femminile?
La pandemia ha modificato il nostro modo di parlare? Perché, all’improvviso, un neologismo s’impone sugli altri? Una parola può morire appena nata? E un’altra può risorgere dall’oblio e cambiare significato? Le Figaro lo ha chiesto ai lessicografi e ai linguisti del comitato di selezione che ogni anno decide quali parole nuove entreranno a far parte del dizionario Petit Larousse, daoltre un secolo vera e propria bibbia per la lingua francese (https://www.pressreader.com/france/le-figaro/20210504/281852941433849/textview).
L’occasione è la pubblicazione dell’edizione 2022 del celebre dizionario che ha registrato, come fa da ormai 116 anni, le nuove tendenze della società francese in fatto di lingua. «Senza dubbio l’edizione di quest’anno è completamente immersa nella pandemia. Ogni annata ha un aroma particolare, legato ai cambiamenti sociali. La lingua francese e il Petit Larousse riflettono questa evoluzione», risponde Carine Girac-Marinier, direttrice del dipartimento dizionari e enciclopedie. E aggiunge: «È affascinante pensare come durante la crisi sanitaria la lingua sia stata straordinariamente dinamica, accogliendo anglismi e tantissime invenzioni lessicali. Per la prima volta abbiamo adottato parole nuove legate sia alla sfera medica che alle conseguenze sanitarie nella vita sociale». «Da linguista posso dire che raramente questo fenomeno si è manifestato con tale intensità» constata Bernard Cerquiglini, consigliere del dizionario, ex vice presidente del consiglio superiore della lingua francese (il cui presidente in carica è il primo ministro), e “grande saggio” ad honorem. «Durante i periodi di crisi la lingua si muove rapidamente – spiega –. Nel corso della storia se ne sono avuti esempi durante la rivoluzione francese o la seconda guerra mondiale. Da studioso, noto come in questo ultimo anno si siano riesumate parole antiche, alcune risalenti al tempo dei lazzaretti».
Parole non solo resuscitate ma anche rinnovate. Sul piano dei neologismi il comitato ha lavorati molto sui nuovi significati di alcune parole ormai desuete come quarantena. «L’anno è stato ricco di cambiamenti di significati. Non ce ne sono mai stati tanti» spiega Cerquiglini. Cita l’esempio di coprifuoco: nel medioevo era legato all’obbligo di coprire il fuoco con la cenere per evitare gli incendi e, in seguito, è entrato nel linguaggio militare con il significato di spegnere tutte le luci per contrastare gli attacchi aerei. Da un anno a questa parte significa restare a casa. Il termine confinamento fino allo scoppio della pandemia ha evocato l’idea di reclusione a seguito di una condanna. «Oggi il termine con tutti i suffissi di cui è ricca la lingua francese appare come una delle invenzioni più belle. E pensare che gli italiani che dispongono dello stesso termine hanno scelto lockdown», nota il linguista.
Per Bernard Cerquiglini la lingua francese è fondamentalmente politica. Lo Stato è fondato su una nazione che si riconosce nella propria lingua. La lotta alla pandemia è stata combattuta anche grazie ad un lessico medico preciso, parole chiare e comprensibili a tutti. «In 30 anni di lavoro non ho mai registrato nulla di simile», si dice stupefatta Patricia Maire, lessicografa, che ha visto come termini fino ad ora riservati agli specialisti siano entrati ovunque nell’uso comune, dalle conversazioni quotidiane ai mezzi di comunicazione. L’edizione 2022 non ha fatto che prenderne atto.
«Ogni anno mediamente vengono scelte 150 fra parole nuove e nuovi sensi. L’edizione 2022 batte tutti i record con 170 parole nuove. Si prende in considerazione tutto, con serietà. Perfino termini scherzosi come apérozoom, cyberapéro, skypapéro sono stati esaminati ma poi giudicati troppo effimeri. Ha invece passato l’esame la parola émoji. Anche in Francia l’uso degli anglismi legati a questo periodo è inevitabile» sottolinea Bernard Cerquiglini, e cita click and collect e cluster, a titolo di esempio, entrambi entrati di diritto nel dizionario più consultato dai francesi. Un solo dubbio è rimasto irrisolto. Riguarda proprio la parola simbolo, Covid 19. È di genere maschile o femminile? Si è aperto un dibattito e anche l’Académie française ha detto la sua, propendendo per il femminile. I quaranta esperti del dizionario Larousse non hanno preso una posizione e hanno lasciato aperte entrambe le possibilità. Ci vorrà un referendum?