Cartolina dagli Usa
L’America di Biden
I primi cento giorni del nuovo presidente sono una buona occasione per tracciare il primo bilancio della sua politica. Dal Covid alla riconversione ecologica, dagli interventi economici al ritiro dall'Afghanistan: si è trattato di una piccola grande rivoluzione
Sono passati così i primi 100 giorni della presidenza Biden che fin dai tempi di Franklin Delano Roosevelt costituiscono una prova essenziale per qualsiasi nuovo presidente. Il mitico artefice del New Deal in un broadcast radiofonico del 1933 spiegò bene il motivo dell’importanza di questo lasso di tempo. “Vogliamo l’opportunità di una piccola quieta riflessione per esaminare e assimilare il quadro complessivo degli gli eventi che si affollano nei primi cento giorni dedicati interamente all’olearsi degli ingranaggi del New Deal”. Costituiscono dunque un primo assaggio della nuova presidenza, delle sue caratteristiche e del suo stile. E proprio sullo stile che differenzia questa dalla presidenza precedente mi vorrei brevemente soffermare prima di entrare nello specifico di quello che Biden ha realizzato in questi primi tre mesi.
Innanzi tutto si può dire che la presidenza è stata riportata entro un binario di normalità sia nella routine quotidiana che nel modo di comunicare. Biden ha settato un tono in evidente contrasto con quello precedente. Niente più tweet notturni o estremamente mattinieri in cui si dava la linea da seguire o si sferravano attacchi ai nemici. I tweet di Biden sono rari e molto convenzionali. Ci sono appuntamenti regolari quotidiani e settimanali con il personale della Casa Bianca e non un essere a disposizione sempre e comunque del sovrano. Biden si incontra periodicamente con rappresentanti dei due partiti in Parlamento per discutere la legislazione che sta per essere varata; Trump parlava solo con i repubblicani e faceva ostruzione nei confronti di qualsiasi provvedimento che veniva da parte dei democratici.
Ogni giorno Jen Psaki, la portavoce della Casa Bianca, tiene briefing per i giornalisti spesso accompagnata da rappresentati ufficiali dell’amministrazione, come nel caso delle informazioni sull’andamento del Covid e sulla situazione dell’emigrazione. I ministri appaiono regolarmente di fronte alle commissioni parlamentari e negli show televisivi prima appannaggio quasi solo del presidente o dei suoi familiari, mentre i funzionari preposti forniscono informazioni di routine. Non ci sono fughe di notizie come durante la presidenza Trump. Cosa che alimentava un clima di sospetto e di possibili cospirazioni. Non ci sono state e non ci sono sostituzioni continue di funzionari o di ministri come accadeva di frequente in precedenza anche nei primi 100 giorni. Inoltre Biden ha atteso 64 giorni prima della sua prima conferenza stampa, il periodo più lungo di qualsiasi presidente, e ha rilasciato solo poche interviste. Il presidente tiene inoltre un profilo basso e non fa affermazioni inappropriate, basate sul sensazionalismo o false e dunque passibili di essere smentite. Questi fatti hanno dato agli americani o dovrei dire ad una parte consistente di essi un senso di sicurezza che li fa sentire ben governati e sicuri. E potremmo aggiungere attraverso un’agenda politica progressista che non esiterei a definire di sinistra.
Non a caso Biden è stato paragonato a Roosevelt il quale ebbe a dire: “In un’era differente quando la nostra democrazia è stata messa alla prova, in America tutti noi abbiamo fatto la nostra parte”. E Biden nelle sue parole al Congresso allo scadere deli suoi 100 giorni parafrasando il suo predecessore ha detto “Questo è tutto ciò che chiedo. Che tutti noi facciamo la nostra parte. E se lo faremo, allora riusciremo a superare la sfida che ci si para davanti provando che la democrazia è duratura e forte”. A differenza di Roosevelt che entro i primi 100 giorni fece passare 15 provvedimenti legislativi anche se quelli più importanti vennero solo dopo, Biden ne ha fatti passati molti meno, ma di grande impatto. Eccetto che il Congresso sotto Roosevelt era a schiacciante maggioranza democratico sia alla House che al Senato e questo rese le scelte molto più semplici. Inoltre il paese non era polarizzato come lo è adesso e molte delle decisioni di Biden sono dettate da varie emergenze che il paese deve affrontare. Cosa che renderà alcuni dei suoi provvedimenti solo temporanei “Ci sono misure di emergenza giustificate dalla pandemia –ha affermato Elaine Kamarck della Brooking Institution- sapremo quanto siano durevoli quando vedremo il fato della legge sulle infrastrutture”.
Lo stile New Deal di Biiden si concentra su quattro priorità: la pandemia, l’economia, i cambiamenti climatici e i rapporti razziali. Altre priorità dettate dall’ala democratica più progressista che sono tuttavia determinanti per il paese, come la riforma elettorale, il controllo della vendita delle armi, l’aumento a 15 dollari del salario minimo, per ora dovranno attendere.
Vediamo a grandi linee le principali decisioni di Biden.
Politica interna
1) Per quanto attiene alla pandemia ha incoraggiato l’uso delle mascherine, il distanziamento sociale e di sicurezza ascoltando gli scienziati e incoraggiando comportamenti consoni ai loro suggerimenti dando egli stesso per primo l’esempio. Cosi sono scesi i contagi, anche se ci sono ancora aree problematiche. È riuscito a raggiungere il risultato stellare di immunizzare 200 milioni di americani entro la fine di aprile.
2) L’American Rescue Plan stanzia 1.9 trilioni di dollari per aiutare il paese a uscire dall’emergenza del coronavirus. Per l’entità della somma questo diviene il provvedimento governativo più consistente della storia americana. Di esso fa parte Build Back Better che include il rivoluzionario American Jobs Plan con la creazione davvero senza precedenti di milioni di posti di lavoro con particolare riferimento al settore delle infrastrutture e l’American Families Plan che stanzia milioni di dollari per gli stati i territori e i governi locali per assistere le famiglie che sono incapaci di pagare gli affitti e le bollette a causa della crisi del Covid. In tutto ciò Biden ha rivalutato il ruolo del governo e la necessita dei suoi interventi attraverso il social welfare.
3) Il Green New Deal di Biden parte da quella Clean Energy Revolution che si concentra sulle energie rinnovabili e sul raggiungimento del traguardo di zero emissioni di gas entro l’anno 2050.
4) Seppure Biden ha affermato che non sarà possibile in tempi brevi far scomparire la piaga del razzismo dal paese, ci saranno parti del Build Back Better dedicate a facilitare opportunità di lavoro, accesso alle case popolari e facilitazioni particolari per imprese private dedicate alle minoranze etniche.
5) Ha proposto infine l’espansione della riforma sanitaria (Affordable Care Act) e l’abbassamento delle tasse ai meno abbienti richiedendo una tassazione più elevata per i più ricchi.
Politica estera
Biden è stato molto cauto in questo settore. Ha immediatamente respinto la politica di America First di Trump e affermato che gli Stati Uniti sarebbero tornati a far parte dei trattati e delle alleanze internazionali opponendosi a politiche commerciali ingiuste e a pratiche antidemocratiche.
1) Oltre ad essere rientrato nel trattato sull’ambiente di Parigi sul clima ha ristabilito le priorità in Asia, In Europa e in Medio Oriente, chiamando con il proprio nome dittatori e regimi autoritari.
2) Ha individuato come rivali la Russia di Putin e la Cina XI Jinping da combattere solo economicamente e non militarmente. Con la Russia ha esteso la riduzione delle armi nucleari (Strategic Arms Reduction Treaty – START) condannando il cyber attacco agli Stati Uniti e la repressione che vede il dissidente Navalny ancora in carcere senza nessuna garanzia di libertà di parola e di movimento e chiamando Putin a killer, ma invitandolo a incontrarsi in un terzo paese per parlare di molti di questi temi.
3) Ha cominciato il ritiro delle truppe dall’Afghanistan.
4) Si incontra con The Quad composto da Australia Giappone, India e Stati Uniti mensilmente per promuovere la competitività economica e opporsi all’espansionismo cinese nella zona.
Uno dei punti deboli che Biden si è trovato ad affrontare ed è rimasto impotente è quello dell’emergenza umanitaria dei migranti che ha ereditato da Trump. In questi primi 100 c’è ben poco che abbia potuto fare, specie con l’aumento del flusso migratorio e con l’escamotage di gettare piccolissimi bambini i al di la del muro che separa gli States dal Messico.
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Il giudizio degli americani su Biden dopo i primi 100 giorni, come accennavo all’inizio, è positivo con un range che va dal 51.9% al 59% di approvazioni. Trump non ha mai raggiunto il 50% durante tutta la sua presidenza. Gli americani hanno espresso particolare approvazione per avere riportato il dibattito politico entro termini di decenza, per essersi seriamente occupato della pandemia e per avere vaccinato gran parte della popolazione. E due terzi di essi hanno particolarmente apprezzato l’American Rescue Plan.