Every beat of my heart
Ispirato da Po Chü-I
Da poesia a poesia. Salvatore Marradi, poeta appartato già segnalato su queste pagine da Roberto Mussapi, prosegue nel suo percorso creativo e continua a scrivere le sue poesie prese da altri rendendole nuove e sue. Questa volta l’origine è il poeta cinese dell’800 d.C.
I lettori di questa rubrica già hanno incontrato Salvatore Marradi (https://www.succedeoggi.it/wordpress2020/10/modello-rumi/), e sono gli unici, credo. Da tempo riscrive poesie di autori importanti da lingue a lui sconosciute. Niente a che vedere con la traduzione della poesia, naturalmente, né, come ho già scritto, con l’imitatio, genere che pratico: parti da un grande libro, da una grande poesia, e li riscrivi. Imitazione dichiarata di un modello irraggiungibile, aurea tradizione. No, Salvatore Marradi – che mi tiene al corrente dei suoi versi e mi legge, e, dice, ammira, ma che non conosco come persona – restando volutamente lontano da riviste di ogni tipo, continua a scrivere le sue poesie prese da altri, sempre grandi o importanti poeti, facendole sue ex novo. Il procedimento non ha certo il rigore della traduzione o dell’imitazione, ma in poesia, come nella vita, contano solo i risultati: e quelli di Salvatore, anche in questo caso in cui va a pescare da un importante poeta cinese per fare una poesia sua, il risultato poetico si vede.
Il poema sul muro
Il mio goffo poema sul muro della locanda,
scritto una notte, ubriaco, nel buio nero di Chang-ling,
non ricordavo una sola parola al mattino,
era già un altro giorno, passato il poema,
tutta la vita vissuta in quei versi, rivissuta
mentre con forza li premevo sul muro scabroso.
Nessuno lo hai mai letto, nemmeno il giorno dopo:
inesistente, pur se impresso nel muro.
Poi muschio, zampe e cacche di uccelli,
quello che chiamano tempo, e cancella i caratteri.
Poi, mi disse la cuoca, Ch’en Siung
– quella per cui lo avevo scritto e non lo sapeva –
poi una sera giunse un avventore,
al tramonto, vide e guardò quel muro
si fermò a decifrare i caratteri sporchi uno per uno…
Era un paggio dell’imperatore, ma aveva un cuore
così traboccante di pena e d’amore
che con un lembo del suo mantello ricamato
pulì lentamente la polvere, si inginocchiò,
per leggere in basso i versi finali,
a bassa voce, lei disse, come una melodia…
Lei, Ch’en Siung, la cuoca, mentre cenavo.
Lui era partito al mattino,
lei era una principessa che mi parlava.
Salvatore Marradi
Da Po Chü-I (772-846 d.C.)