Lidia Lombardi
Itinerari per un giorno di festa

Presepe 3.0

Nell’infausto anno del covid è negata anche la visita ai presepi ma col soccorso delle piattaforme la realtà virtuale è un utile succedaneo. Come nel caso di Assisi che mostra sulle facciate delle case la nascita di Gesù vista da Giotto o della Gnam di Roma con la Natività di Strazza

Nel chiuso delle nostre stanze, di fronte al pc. Anche guardare un presepe quest’anno è vietato. Certo, all’aperto, ce ne sono parecchi. Ma attenzione, fuori regione (e Comune, decreta per le giornate clou l’ultimo Dpcm) non si va. E neanche si entra nei musei, manco fossero bolge dove i visitatori si accalcano (raramente è successo pure in tempi estranei al coronavirus). Dunque ci aiutano le piattaforme, gli eventi on line, a porci, adattandola, la eduardiana domanda «Te piace chillo presepe?». 

Ad Assisi c’è un po’ della Napoli di San Gregorio Armeno. Perché accanto alla tradizionale capanna allestita all’ingresso della Basilica superiore hanno messo, tra i pastori, un’infermiera, omaggio alle tante in corsia nei reparti covid. Statuetta a grandezza naturale in camice celeste, attualizzazione dell’eterna rappresentazione della Natività (per tornare a Napoli, nella via dei Presepi non potevano mancare infinite declinazioni della figura di Maradona).

Ma la suggestione, nella città del Santo Poverello, è la trasformazione delle facciate antiche in schermi che rilanciano le immagini affrescate da Giotto e bottega nella Basilica Inferiore. Specificatamente, quelle dedicate alla nascita di Gesù. Così, dall’8 dicembre al 6 gennaio, collegandosi alla web app ilnataledifrancesco.it, si assiste alla teofania tecnologica realizzata con l’impegno di Enel che trasforma Assisi in un presepe diffuso. Video proiezioni della Natività e dell’Annunciazione e un esclusivo videomapping del complesso monumentale permettono al visitatore di immergersi in oltre diecimila metri quadrati di affreschi. Non solo: altri fasci di luce disegnano con quella che chiameremmo anastilosi virtuale l’edificazione della facciata della Basilica Superiore. Ecco ai suoi lati due gru com’erano nel Medioevo sollevare i materiali edili. Ecco definirsi la struttura e delinearsi il trinato rosone sul portale, poi l’“occhio” del timpano. «Vorrei fare memoria di quel Bambino nato a Betlemme….», la citazione videoproiettata delle parole di San Francesco che annunciarono la sua invenzione del Presepe (Greccio, 1223). Mentre la facciata stessa squaderna le scene di Giotto sulla Natività, e l’Annunciazione campeggia su quella della Cattedrale di San Rufino. Immagini che ogni trenta minuti si spengono per lasciare posto al “film” sull’interno della chiesa: non solo i cicli di pitture murali ma anche le vicende dei restauri. Illuminati poi alcuni altri monumenti simbolo di Assisi: la Basilica di Santa Chiara, le rocche Maggiore e Minore, il Monte Frumentario, la Torre civica in piazza del Comune e le vie che collegano la Basilica alla Cattedrale. Osservata dalla valle la città del Poverello rifulge al pari della Cometa che indicò la strada all’umanità.

Dal presepe in “realtà aumentata” di Assisi a quello inscrivibile dentro un cerchio e un triangolo della Galleria Nazionale di Arte Moderna, a Roma. Qui, nel Salone delle Colonne, è allestita come è ormai consuetudine da qualche anno una Natività tra le duecento che compongono la collezione dell’editore Vanni Scheiwiller, il quale le chiese, favorito dal critico Giuseppe Appella, ad altrettanti artisti per poi sistemarle a Castronuovo di Sant’Andrea, nel Potentino. Ora è la volta di quella di Guido Strazza, l’artista nato alle falde del Monte Amiata nel 1922, a vent’anni presente nelle mostre di aeropittura di Marinetti, incisore presso la Calcografia Nazionale, presente alla Biennale di Venezia, rigoroso indagatore del rapporto luce-geometria. Così avviene nel Presepe blu notte: il fascio di luce si genera dal culmine aguzzo di una capanna identificata soltanto da pochi elementi verticali e poggiata su un cielo diviso in cinque parti, una piattaforma tonda come prima di Galileo si immaginava. Li riunisce, gli steli della capanna, un recinto di vetro che accoglie e dirama i raggi. I quali calano metafisici sui personaggi, ridotti a pure candide forme geometriche: esili e insieme assertivi cilindri Giuseppe e Maria, al pari di tre “magi” lasciati nella penombra; basso, immanente, quello che allude al Bambino poggiato a terra, su un’ideale paglia. La luce – nota Appella – illumina qualcosa «di cui si è perduta memoria o viene ripetuta senza avvertire il costante richiamo di una nascita che, ogni anno, d’improvviso, si rinnova come presenza».

Anche l’accensione del presepe dell’artista toscano è avvenuta l’8 dicembre in diretta streaming (recuperabile sul Canale YouTube Basilicata Turistica). L’ha preceduta l’esecuzione a opera di un quartetto d’archi dello spartito composto per Matera Capitale della Cultura 2019 dal maestro Georg F. Haas. L’ha seguita la lettura da parte dell’attore Blas Roca Rey della Preghiera a Gesù Bambino di Strazza:

Sola in cielo

dal blu notte più fondo – profondo –

improvvisa

una stella cometa l’annuncia

*

è nato il Bambino

*

in una stalla 

Maria l’avvolge d’ombra

e di sguardi

un asino accanto e un bue

danno tepore

Giuseppe discosto li accompagna

*

Molti – alcuni –

seguono il cielo

*

Tre Magi 

vengono da lontano

offrono in dono il loro venire

il Bambino il suo apparire

il suo stare

la speranza

di stare insieme per andare

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