A proposito di “www.gambala.com”
La biografia infinita
Davide Pulici ha scritto la biografia del filmmaker Alberto Cavallone. Ma il suo è un (imperdibile) romanzo su una ricerca infinta e, per questo, impossibile, non semplicemente la cronaca della vita di un uomo
A questo mondo c’è speranza. Non «finalmente», ma: ancora. Ce lo fa dire un libro impossibile (così lo presenta anche l’autore: e ne ha ben donde) come www.gambala.com. La vita e le opere di Alberto Cavallone di Davide Pulici (Nocturno libri, 560 pagine, 28 euro). Speranza che ancora qualcuno dedichi lustri (tre, quattro, quasi cinque?) a investigare ogni raggiungibile anfratto dell’oggetto della sua ricerca, con una volontà e una passione che in certi ambiti superano la maniacalità, e avendo sempre chiara una consapevolezza in quest’ottica drammatica, l’equivalente di una condanna: che gli anfratti non raggiungibili, nel caso specifico della vicenda umana e soprattutto professionale di Cavallone, soverchiano quelli raggiungibili. Che il libro che si sta scrivendo non potrà quindi mai essere concluso: c’è un libro – quello che si è dato alle stampe poche settimane fa e ora noi abbiamo tra le mani – ma il libro che si voleva scrivere, che si doveva scrivere, non ci sarà mai. Ciò si deve anche, ma non solo, al fatto che parte della filmografia di Cavallone è andata perduta, a cominciare da Maldoror, il capolavoro (presunto, presumibile), il «centro, cronologicamente e concettualmente, della sua opera, perché era il film in cui Cavallone parlava di Cavallone».
Ecco spiegate, a conclusione di una mole d’altri tempi e di una folle corsa del lettore ad apprendere tutto quanto può apprendere, delle pagine conclusive che non concludono un bel niente. Si trattasse di un altro libro, sentiremmo di rimanere, per usare una comune espressione, con l’amaro in bocca. Qui no: siamo davanti all’unica conclusione che potesse darsi nel mondo fisico: una non conclusione.
Ancora: in anni in cui tutto, e i libri non rappresentano certo un’eccezione (anzi), è realizzato per non suscitare pensieri, per non sollevare problemi, per essere digerito ed evacuato nel preciso istante in cui lo si introduce nel cavo orale, speranza di avere tra le mani un volume, com’è questo, che sia molto più di ciò che dichiarano il titolo e il sottotitolo. Perché quello che approcciamo come un saggio – La vita e le opere di ‒ è piuttosto, per la verità, un romanzo, e non solo per la prosa (“prosa” è l’unico temine spendibile per la scrittura di Pulici) che lo contraddistingue.
Un romanzo su Cavallone, sul suo essere avanti rispetto ai tempi e a sé stesso, sulla prima moglie Maria Pia Luzi/Jane Avril (la si ricorderà almeno in La Notte di Antonioni), sul cinema italiano sommerso e sugli incredibili personaggi che lo animarono o vi ruotarono attorno, su quella rete pubblica innovativa, in maniera oggi forse irripetibile, che fu la Raitre in cui nacquero Telefono giallo e Chi l’ha visto? (trasmissioni per le quali Cavallone lavorò come regista delle ricostruzioni filmate): tanti sono che non si contano, i rivoli narrativi che originano dal corso principale.
Poi, perché se in www.gambala.com c’è quanto era umanamente scrivibile su Cavallone o quasi, è anche vero che esso si rivela essere un’autobiografia intellettuale e sentimentale del suo autore, almeno dal momento in cui, a fine anni Novanta, conobbe e frequentò per alcuni mesi il cineasta milanese, quando c’erano in ballo prima un’intervista per Nocturno e poi la realizzazione di un film partendo da una sceneggiatura a sei mani (di Cavallone, Pulici e l’amico e collega di quest’ultimo Manlio Gomarasca): «Scrivere questo libro costituiva esso stesso un mistero. Perché l’ho fatto? Era una sfida con l’astratto, come ho detto. Era un debito che dovevo pagare a quello che Cavallone, la sua maniera di essere, prima ancora che i film, hanno lasciato dentro di me. È stata, anche, la scrittura di www.gambala.com, una manifestazione di potenza, perché credevo e continuo a credere, a cosa fatte, di essere l’unico sulla faccia della Terra in grado di lanciarsi in un cimento simile: ricostruire Cavallone. Ricostruirlo così». A qualcuno parrà superbia, e invece è la nuda verità: www.gambala.com è, su Cavallone, due libri in uno: il primo e l’ultimo. Ultimo nel senso di definitivo.
Restano due questioni. La prima, e torniamo a Manzoni: Cavallone, chi era costui? Per paradosso, rispondere qui non è importante: il libro a lui dedicato va letto, va comprato, diffuso, anche a prescindere dal suo oggetto, da Cavallone. Per il libro che è, e per regalarci la speranza che libri come questo possano esistere, darsi ancora. Chi volesse avere un’idea del suo cinema, può intanto affidarsi ai dvd in commercio di Blue Movie e L’uomo, la donna, la bestia. Spell (Dolce mattatoio). La seconda: se si può passare sopra la confezione del volume, spartana per ricorrere un eufemismo anche tenendo presente la trentina di pagine di fotografie che lo arricchiscono, non così si può fare per la mancanza di una qualche forma di controllo sul testo. Pulici non è scrittore che abbia bisogno di particolari interventi di editing, come sa chi lo segue sulla rivista Nocturno da lui fondata con Gomarasca più di vent’anni fa, e infatti non di questo si parla, bensì della mancanza di una correzione di bozze e di supervisione generale che ha originato una lunga sequela di errori e sviste che non fanno onore né allo sforzo compiuto in fase di ricerca e stesura, né al lettore né, da ultimo, a Cavallone.
Al di là di questo, che non si poteva tacere (arriverà, auspichiamo, una seconda edizione in cui si porrà rimedio), www.gambala.com resta, lo si sarà capito, un libro assolutamente imperdibile.