Marco Vitale
“Cantafavole e Cantafiori”

I non sense di Desnos

Escono a cura di Pasquale Di Palmo, in una pregevole edizione illustrata da Luciano Ragozzino, le favole e filastrocche in versi per bambini (ma anche per grandi) del poeta surrealista. Stravagante e ironica lettura utile alla comprensione della sfaccettata fisionomia dell’autore

In questi giorni, in cui mentre scorre il tempo di un contagio epocale molto si discute – verrebbe da dire incredibilmente – delle prossime festività natalizie, un libro appena uscito ci ricorda che è periodo di strenne e se clausura avrà da essere, la si trascorrerà almeno in compagnia di qualche bella lettura. Escono infatti, a cura del poeta Pasquale Di Palmo, e in un’edizione illustrata di particolare pregio di cui diremo, le favole e filastrocche in versi per bambini di Robert Desnos (Cantafavole e Cantafiori, Medusa, Milano 2020, 96 pagine, 21 euro). Di Desnos, poeta tra i notevoli della stagione surrealista, Di Palmo si era recentemente occupato approntandone la prima antologia poetica in traduzione italiana insieme a un agile profilo biografico (cfr. https://www.succedeoggi.it/wordpress2020/07/riscoprire-desnos/); la sua nuova proposta viene ora ad aggiungere un altro importante tassello alla sfaccettata, suggestiva fisionomia del suo autore. 

Quando uscirono le Chantefables nel maggio del 1944, con le illustrazioni di Olga Kowalewsky, Robert Desnos, arrestato dalla Gestapo il 22 febbraio dello stesso anno, aveva già intrapreso la via crucis che lo porterà a morire di tifo nell’infermeria del lager di Terezín l’8 giugno del ’45, a un mese dalla liberazione del campo. Il libro uscirà con nuove illustrazioni, questa volta di Christiane Lorane, nel dopoguerra, in un’edizione che aggiunge alle trenta poesie del ‘44 dedicate agli animali venti poesie inedite dedicate ai fiori, che diventeranno trenta in una successiva edizione del 1955. Va detto subito che con la loro leggerezza, ironia, musicalità, gusto per il non sense, queste poesie non parlano solo ai bambini e prendono posto in una tradizione che può annoverare gli incantevoli versi del Bestiaire di Apollinaire come le deliziose Histoires Naturelles di Jules Renard. Pertanto l’edizione italiana è introdotta da una lettera del curatore indirizzata ai lettori più piccoli e reca, in postfazione per i più grandi, una nota storica che ricapitola la vicenda del libro e la colloca nel suo tempo. 

Confrontarsi con questo lascito, per un traduttore, vuol dire porsi al servizio in primo luogo della delicata musica del testo, a prezzo di qualche infedeltà o necessaria “ricostruzione” che garantisca al testo di arrivo un suo autonomo spazio. È la scelta di Pasquale Di Palmo, che ci permette di così gustare queste pagine che ci parlano della coccinella e della sardina, di una tartaruga che vola e di una formica di diciotto metri, con un cappello da commesso viaggiatore, che aggioga una carretta piena di pinguini e canarini (nel testo originale pingouinse… canards) e come non bastasse parla francese, latino e giavanese. Ne rimase impressionato tra gli altri Joseph Kosma, il musicista di Prévert e di Marcel Carné, e ne trasse una divertente canzone – la fourmi– per una giovane Juliette Gréco che possiamo ritrovare in rete (https://www.youtube.com/watch?v=NGivdoejGRo). 

In ascolto di questi testi, e delle loro ineffabili stravaganze, si è posto con la sua inconfondibile ironia anche il nuovo illustratore del libro, Luciano Ragozzino, raffinatissimo incisore, entomologo, editore d’arte che ha regalato agli animali e ai fiori di Robert Desnos un magnifico album di acquarelli che ne accompagnano le gesta. E la sorpresa è fin dalla copertina del libro, disegnata come un’antica tavola del gioco dell’oca in cui fiori e animali, alternandosi, compongono con l’iniziale del proprio nome (in italiano) il nome di Robert Desnos: il poeta li attende tutti al centro della spirale, con un chapeau melonin testa e un’aria lievemente perplessa. Felice è la mano di Luciano nel disegnare rospi con l’immancabile specchio e lucertole alte come un campanile di San Marco, pipistrelli (hélas!) con la maschera (ma di carnevale) e zebre magrittiane con finestra, disegnata sulla pancia, a inquadrare l’azzurro e le nuvole. C’è da scommettere che anche Desnos ne sarebbe rimasto incantato. 

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