Every beat of my heart
Poesia e preghiera
Grazie o Amatissimo. Grazie e basta. Questo il senso dei versi del grande Rabindranath Tagore, un bilancio del viaggio nella sua barca sul fiume della vita dove «di anno in anno… il cuore si è fatto pieno di gioie e di dolori, di canti e di affetti, di saziante nettare»
La scena primordiale: un uomo su una barca, nel fiume della vita. Non è solo, non teme il naufragio che incombe in ogni onda di ogni viaggio di Ulisse, solo o con i compagni destinati a scomparire, a perire.
Non ha scelto la barca per salpare verso una meta certa ma incognita, come Jim Hawkins verso l’Isola del Tesoro, o Achab a caccia di Moby-Dick, o il capitano di Conrad che deve superare la linea d’ombra.
È più simile, pur se solo sul piccolo legno, agli uomini, i pochi uomini sulla leggendaria barca della poesia d’esordio di Luzi, barca che salpa protetta per vedere il mondo, per ringraziarlo, gratitudine piena.
E infatti questa lirica di Tagore mostra la vertigine in cui poesia e preghiera possano coincidere, non in forma di domanda, come spesso, e accesissimante, accade, ma in questo caso, di ringraziamento puro. Grazie e basta, o Amatissimo.
Lo so, da principio hai messo
la mia barca sul fiume della vita,
o Amatissimo, in casa e per la via
hai dato all’anima tanti piaceri.
A volte nascosto tra le nubi
ti sei fermato a sorridere,
hai fatto scendere un raggio di luce,
sulla mia fronte hai posato una mano benigna.
L’occhio ha accolto
dentro le pupille uomini e stagioni:
quanta nuova luce,
quante fluttuanti immagini!
Di anno in anno, senza sapere,
il cuore si è fatto pieno
di gioie e di dolori, di canti e di affetti,
di saziante nettare.
Rabindranath Tagore
Bolpur, 27 agosto 1909
(Da Rabindranath Tagore, Ghitangioli, trad. Marino Rigon)