Anna Camaiti Hostert
Cartolina dagli Usa

L’America riparte

Joe Biden è il quarantaseiesimo presidente degli Stati Uniti e Kamala Harris la prima vicepresidente donna. Tutti gli americani che non sono razzisti, misogini, omofobi, islamofobi o anti-immigrazione possono ricominciare a respirare

Joseph Robinette Biden Jr. è il 46esimo presidente degli Stati Uniti. Con i 20 voti di quella Pennsylvania dove è nato e che è da sempre uno Stato chiave delle presidenziali americane, è riuscito a superare i 270 consensi dei grandi elettori, necessari per vincere. Ancora non definitivi sono quelli dell’Arizona, del Nevada e della Georgia che con molta probabilità confermeranno la sua prevalenza nella tornata elettorale.

Con lui si registrano alcuni record: la prima vicepresidente donna e di colore, Kamala Harris, il più anziano presidente della storia del paese (il prossimo 20 novembre compirà 78 anni), il più votato nella storia degli Stati Uniti e il secondo presidente cattolico dopo JFK. 

Con lui inoltre tutti coloro che non sono razzisti, misogini, omofobi, islamofobi o anti-immigrazione tirano un sospiro di sollievo e possono ricominciare a respirare. Siamo stati col fiato sospeso per quattro anni aspettando ogni giorno una nuova uscita di Donald Trump che ci faceva preoccupare per le tensioni sociali che creava. Come nei confronti di Black Lives Matter, movimento antirazzista che è sceso in piazza manifestando contro la polizia che in questi mesi, dopo l’assassinio a Minneapolis di George Floyd, ha ucciso diversi neri per le strade delle metropoli americane e che da Trump è stato accusato di essere un gruppo estremista che vuole solo destabilizzare il paese. 

Subito dopo l’annuncio della vittoria di Biden ho visto un commentatore politico della CNN, un avvocato progressista nero, Van Jones, piangere, affermando che da domani molte persone che da questo presidente sono state maltrattate, discriminate, prese in giro e offese si sentiranno sollevate. Perché se certo molti neri avranno ancora paura di incontri ravvicinati con la polizia, sentiranno tuttavia che il presidente del loro paese sarà dalla loro parte e cercherà di arrivare alla verità senza pregiudizi nei loro confronti.

Joe Biden con la sua vice Kamala Harris

In certi momenti in questi quattro anni abbiamo avuto paura per le istituzioni democratiche. E ancora non siamo completamente fuori pericolo. Chi ha dimenticato il recente invito di Trump rivolto ai Proud Boys, movimento razzista di suprematisti bianchi: Stand back and stand by? (State indietro e tenetevi pronti) In molti ci siamo chiesti: pronti a cosa? E abbiamo temuto che fosse un’istigazione alla violenza. E che dire delle sue prese di posizione a livello internazionale o delle sue decisioni ambientali? 

Adesso si vedrà se il presidente agirà in modo responsabile. E conoscendo Trump sappiamo che il suo carattere e la sua disposizione non fanno sperare niente di buono. Non conosciamo ancora le sue reazioni alla proclamazione ufficiale della vittoria di Joe Biden. Ancora non ha detto niente. E’ andato in Virginia a giocare a golf. Sappiamo tuttavia che inizialmente ha affermato di avere vinto. E poi che, cosa mai accaduta prima nella storia americana, non pronuncerà il famoso concession speech, il discorso di congedo che di solito precede quello del vincitore. Ha detto inoltre che i voti per posta dovevano essere messi fuori legge. Anche se non c’è niente che faccia propendere per la loro illegalità. Dal suo quartiere generale viene la notizia che si è accesa una disputa legale sulla conta dei voti, in quanto si afferma che ci sono stati brogli nei voti postali. A guidare il team di avvocati deputati a questo compito c’è di nuovo Rudy Giuliani, onnipresente in tutti gli affari più loschi che riguardano il presidente. D’altronde Trump sapeva bene fin dall’inizio che con i voti per posta ci sarebbero stati guai per lui. Per questo mesi fa aveva nominato un suo amico a capo delle poste, vanto nazionale dell’efficienza e della funzionalità di quell’apparato divenuto leggendario. E infatti l’amico, certo DeJoy, aveva subito licenziato un paio di decine di top manager e impedito gli straordinari. 

Trump è sempre stato cosciente che i democratici, che ascoltano le parole degli scienziati sulle misure per fermare il coronavirus (distanziamento sociale e mascherine) non sarebbero andati nella maggioranza dei casi di persona a votare, ma avrebbero scelto il voto postale. Dunque era perfettamente consapevole che ci sarebbe voluto più tempo per contare quelle schede elettorali in quanto sarebbero arrivate dopo i voti elettronici dei seggi. Perciò aveva fin dall’inizio dichiarato che ci sarebbero state irregolarità nelle operazioni elettorali per posta. Cosa che al momento invece non si è registrata minimamente, determinando la vittoria di Joe Biden e di Kamala Harris. 

Adesso forse sarà più facile ri-cominciare in un’America che faticosamente, si spera, riesca a mettersi dietro le spalle odi e divisioni. Anche se molti danni sono stati fatti e bisognerà ricucire un tessuto sfilacciato, proprio come le rammendatrici di una volta, attente a non mettere nessun punto fuori posto.

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