Parole e ombre/16
Donna Giovanna
«“Quindi, lei mi sta dicendo che le donne sedotte da Don Giovanni, la duchessa Isabela e tutte le altre, nobili e popolane che fanno parte del repertorio amoroso, sono sue avventure?...»
Immagine di Lara Garofalo
“Orbene, signor Giudice e signori della Giuria, non vi basta la vista dei seni dal corsetto per appurare la mia femminilità? Devo sollevare anche la gonna per dipanare i vostri dubbi?”
“Donna Giovanna, non oltraggi la corte oltremodo! La sua posizione è già ambigua e compromessa” il giudice inserì un dito nella gorgiera, gli sembrava che l’aria non fluisse nei polmoni, emozioni contrastanti rischiavano di invalidare la sua lucidità.
“Sta mentendo!” urlò Tirso de Molina rosso in volto, subito quietato dal suo avvocato.
Un brusio si diffuse nell’aula, alcuni uscirono scandalizzati, la porta si richiuse con fragore e il giudice consultò la corte, mentre Donna Giovanna alzava il mento e lo sguardo, in aria di sfida.
“Quindi” riprese il pubblico ufficiale “lei mi sta dicendo che Tirso de Molina, pseudonimo di Gabriel Téllez, autore de Il seduttore di Siviglia e convitato di pietra, avrebbe plagiato la sua persona per creare il personaggio di Don Giovanni Tenorio, seduttore e libertino? Si rende conto della gravità della sua dichiarazione?”
“E lei, Vostro Onore; si rende conto che il de Molina ha messo in scena le mie avventure, facendone una commedia di successo, senza riconoscermi nulla se non la beffa di essermi fidata di lui nella confessione?”
“Tirso de Molina è un religioso e una persona degna di gran rispetto!” ribatté l’avvocato della controparte, alzandosi dal banco e arrivando fino alla seduta centrale, dove Donna Giovanna aveva gli occhi addosso di tutta la corte “e un religioso non può tradire un segreto da confessionale, come lei sta dichiarando”
“Infatti, non lo ha solo tradito, lo ha anche messo in scena! Quando sono andata alla prima della sua opera teatrale, alla quale non mi aveva invitata, capii il perché. Aveva fatto sceneggiatura di tutte le avventure che gli avevo raccontato in un momento di segreta confessione”
“Quindi, lei mi sta dicendo che le donne sedotte da Don Giovanni, la duchessa Isabela e tutte le altre, nobili e popolane che fanno parte del repertorio amoroso, sono sue avventure?”
“Certo che sì, ne ha cambiato solo i nomi. Tutto è molto fedele a quella verità che scelsi di confidargli, non tanto per alleggerire l’animo mio, ma per avere il perdono del divino su qualcosa che mi appartiene come naturale”
Il giudice rimase in silenzio, rileggendo il libretto. “lei mi sta dicendo che si è finta sposo della duchessa Aminta? Impossibile!”
“Non si chiama così e non posso rivelare il vero nome, ne andrebbe della sua reputazione, oggi è una donna sposata con figli. Quella storia risale ad anni fa e non mi finsi suo sposo, ma la portai via da colui che avevano a lei destinato per salvarla da un matrimonio infelice. Infatti, poco dopo, convolò a nozze con un altro”
“E la sedusse?”
“Non so dirle se fui io a sedurre lei o se il desiderio appartenesse a quella magica alchimia che fa di due corpi una sola anima. Comunque, sì! Se è questo che conta per la corte!”
Le parole ignominia, vergogna, sgualdrina, riempirono la sala, mentre Donna Giovanna guardava dritta davanti a lei, incurante di quelle voci che la stavano incasellando in qualcosa di osceno.
“Lo sa che questo è reato? Qualsiasi tipo di attività sessuale non destinata a facilitare la nascita viene giudicata come peccaminosa e contraria alla legge divina. Due donne, poi! Lo sa in che guaio si sta cacciando con questa sua confessione? E mi dica, è vero anche di Donna Aminta?”
“Certamente, e anche di tutte quelle citate nel libretto dell’opera che ha davanti ai suoi occhi, signor Giudice, quelle che lui ha chiamato Tibea, Belisa. E altre ancora, vostro Onore! Ma le vorrei ricordare che è impossibile per due femmine procreare.” lo disse con tono di voce deciso, volgendo lo sguardo altero verso la platea incredula.
“Lei mi sta parlando di comportamenti lascivi e contro natura!”
“No, io le sto parlando di plagio, il motivo per il quale siamo qui e per il quale vorrei un riconoscimento economico. La commedia ha avuto un gran successo in Spagna ed è stata rappresentata nei più importanti teatri e sono certa che questo personaggio, Don Giovanni Tenorio, che da me prende il nome e le gesta, ma che è stato trasformato in uomo, diverrà ispirazione per altri grandi opere. E io ne rivendico la paternità, rubata in un confessionale! O maternità, se preferite! Vostro onore, non è me che dovete punire ma Tirso de Molina che ha abusato dei poteri di uomo di fede per innalzare la sua posizione di scrittore con una storia che non nasce dalla sua mente, ma dal furto delle mie esperienze di vita!”
“Lo sa in che situazione si sta compromettendo?” il giudice la guardava incredulo, non riusciva a credere che preferisse dichiarare amene oscenità per riscattare un plagio. Chiunque lo avrebbe tenuto segreto.
“Certo che lo so, l’ho capito quando nessun avvocato mi ha voluta difendere. Sono una donna e ragiono come un uomo, vostra Signoria. Cosa c’è di male se la mia natura è questa? Lei ama le donne, signor Giudice?”
“Cosa c’entra, ora? Mi rifiuto di cogliere le sue provocazioni!”
“E lei?” chiese rivolta a un membro della giuria. Non ricevendo risposta, guardò i giurati, tutti uomini, uno a uno, e fece la stessa domanda.
“Cosa c’è di più sensuale di uno sguardo di femmina innamorata? Della ritrosia, dolce terreno dove avanzare decisi, in attesa che quel corpo si mostri a te nella sua nudità. E il profumo di capelli lunghi e mossi che rilasciano al loro passaggio una scia di dolce unguento, panacea per i mali della vita. E i baci, i baci rubati con il cuore che batte forte per la passione, accentuata dal sapere che stai facendo qualcosa di trasgressivo… non è su questo che Tirso de Molina, ha fondato il successo del suo personaggio? Pensate che un prelato possa aver provato queste sensazioni? E se sì, non è perseguibile lui? Non credete, invece, che le abbia accese io nel suo immaginario, con la consapevolezza che il mio desiderio era uguale al suo? Sì, sono una donna che ama le donne. E chiedo ricompensa o verità. Null’altro!”
“Cosa intende?” il giudice era interdetto, un nuovo brusio si sollevò, alcune gentildonne entrarono dalla porta in fondo alla sala, si guardavano curiose.
“Voglio un risarcimento economico per l’opera del mio intelletto, ma ancor di più, e potrei rinunciare ai soldi per questo, vorrei che l’opera diventasse La seduttrice di Siviglia e convitato di pietra. Non mi fermerò nel perseguire questo plagio, a costo di rimetterci la reputazione, della quale nulla mi importa, o finanche la vita! Donna Giovanna Tenorio, è questo il nome della grande seduttrice!”
Dal fondo dell’aula si sollevò un applauso mite, isolato; si voltarono tutti: il Giudice, il Pubblico Ministero, la Giuria e quelli seduti nei banchi.
Apparteneva a una dama elegante dagli occhi trasognanti, al quale, ben presto, si unì, come in una melodia, quello di altre donne strizzate nei bustini di velluto con le maniche a sbuffo.
Daniela Cicchetta nasce a Roma nel solstizio d’estate del 1965, è del segno del cancro; ha un marito, due figlie e quattro gatti. Ama scrivere, meglio se di notte e con la luna piena. Ha pubblicato racconti in varie antologie; il suo romanzo, “Matelda cammina lieve sull’acqua” (Miraggi Edizioni), nel 2018 vince il Premio Speciale della Giuria del Premio Zingarelli e, nel 2019, il Premio Un Libro per il Cinema 2019. A luglio 2020 è uscita la sua raccolta “Doppio Legame Racconti tra Eros e Scienza” (Fabiano & Castaldo). È storyteller per i Golden Book Hotels e Ready to Read e ha una rubrica radiofonica, “Libri per tè”.
Lara Garofalo nasce a Roma nel 1969 e si avvicina al linguaggio fotografico nel 2013. La fotografia è il mezzo con il quale mette in contatto i suoi demoni con il mondo esterno. Espone in diverse mostre collettive: Lanificio 159, per l’evento “Female Cut” nel 2014; Teatro Ambra alla Garbatella, nel 2014; Ex Dogana, nel 2017; Numen, nel 2017; AnimaMinima, bipersonale con Emanuele Dini, presso Faenas; Il Mostro#8 TAG-Tevere Art Gallery nel 2017; Il Mostro#9 TAG-Tevere Art Gallery nel 2018; Arles, 2018 festival internazionale di fotografia.