Parole e ombre/1
Petrarca e Maddalena
«Da quando mi conosce ha rimosso da Instagram tutte le fotografie col vecchio fidanzato. Dico: centinaia di scatti, la concrezione di loro due. A me pare una follia»
Immagini di Arianna Savo
Stavo leggendo Petrarca, e i lumi bei che mirar soglio, spenti, quando ho pensato: «ma stocazzo». Io i lumi, qualsiasi cosa siano, li voglio tutti accesi. In quel momento è arrivata Maddalena, l’ho riconosciuta dal tocco timido sul citofono. Mi sono preparato alla sviolinata preparatoria. Petrarca mai, ma petrarchista senz’altro, quando serve e se proprio serve, insomma: all’uopo. Non fraintendetemi, sto dicendo che Petrarca è un ottimo lubrificante – agevola i propositi machiavellici. Fosse per me i preliminari inizierebbero e finirebbero con l’apertura della porta, ma pare che il mondo ci voglia tutti conversatori, quindi sotto con le parafrasi e abbondino gli epiteti. Del resto Maddalena l’ho conosciuta su Twitter, il reame del petrarchismo 3.0 – tutti a fare i difficili con le rime facili. Un giorno mi sono messo a dividere i miei follower per nazionalità: in Italia 640, il resto manco ve lo dico, però insomma qualche numero lo faccio. Invece Maddalena l’unica volta che fa i numeri è quando mi chiede: «Hai avuto molte donne?».
Quella del Catalogo sarà un’ambizione maschile, ma è soprattutto un’angoscia femminile.
Una costante. «Hai avuto molte fidanzate?» sussurrava la bambina di quarta elementare travolta dall’ansia ragionieristica. «Hai avuto molte donne?» garriva la sedicenne in posa davanti al muretto. «Hai avuto molte donne?» la convivente over-35 scrutandomi dritto negli occhi alla ricerca di uno strappo metafisico. «Hai avuto molte donne». Mia madre, come per liquidarmi dentro un catalogo indefinito – leggi: la tua vita è quello che è, comunque hai avuto molte donne, non mi pare il caso di rompere ulteriormente il cazzo.
L’invenzione straordinaria è tutta lì: rispondere con un numero preciso, magari per bocca di qualcun altro. Te le mando a dire. Al libertino della schiettezza non importa nulla. Maddalena vorrebbe l’Assoluto, non capisce che il pezzo pregiato ha senso solamente dentro una collezione. Ecco, la questione dello sfondo. Il problema sono le collezioni virtualmente infinite, e dunque: «Hai avuto molte donne?». Non se ne esce. Maddalena pensa che il Catalogo andrebbe distrutto, ma la distruzione del Catalogo svela e irride l’ipocrisia che governa l’ambizione dell’unicità – se d’un tratto fosse possibile far cadere lo sfondo, cancellare il panorama, lei si troverebbe ad essere protagonista di uno spazio vuoto.
Da quando mi conosce ha rimosso da Instagram tutte le fotografie col vecchio fidanzato. Dico: centinaia di scatti, la concrezione di loro due. A me pare una follia. Loro due al ristorante. loro due al barbecue in villa. loro due in macchina, direzione matrimonio di altri loro due. loro due che brindano dentro una vasca idromassaggio. E tutti questi momenti andranno perduti come lacrime nella pioggia. Quando la tua vita si ritrova dentro una frase di Blade Runner significa che qualcosa non va. Cosa ha persuaso Maddalena di poter semplicemente obliterare una porzione della sua storia? Cosa la spinge a credere con prepotenza in un atto che del simbolico ha nient’altro che la sciatteria? Esiste una sciatteria del simbolo, ed è la sua vanità. Siamo al confronto di due ipocrisie: quella del Simbolo e quella del Catalogo, dove l’unico momento ironico concesso è lì che regge la constatazione di una totale assenza di ironia. Perdurano – Maddalena non lo sa, o fa finta di non tenerlo a mente – i cataloghi sotterranei: nei recessi della cache di Google, nelle foto salvate dagli utenti dei social, nella viralità anche mancata. Ignoro se Maddalena voglia semplicemente rifiutare il Catalogo, così, con ripugnanza, o se invece non desideri ascriverlo a sé come un titolo d’azione, un potere esclusivo. Ecco: voler spingere in uno status esclusivo ciò che per definizione include. Io sono spossessato dal Catalogo. Ma il Catalogo vive senza di me, come il Circo di Renato Zero – perché la sua forza trascende gli elementi di cui si compone.
Così Maddalena rischia di finire nel Catalogo come Colei-Che-Rifiuta-Il-Catalogare. Maddalena che frequenta la lirica occidentale e il cui verso preferito è là sempre è Orfeo dove c’è canto, perché se da Petrarca non arrivi a Rilke «è un cazzo e tutt’uno». E il canto sarà pure la necessità dell’esistente, ma il Catalogo è l’alba del pensiero. Fior’, frondi, herbe, ombre, antri, onde, aure soavi. Petrarca, tanto per dire.
Fabrizio Patriarca è nato a Roma e vive in Liguria. Ha pubblicato saggi e romanzi, tra gli altri Tokyo transit e L’amore per nessuno. Il suo ultimo libro è Tropicario italiano.
Arianna Savo è nata a Velletri (RM) nel 1994. Ha iniziato il suo percorso fotografico nel 2013 e dopo il diploma sociopsicopedagogico ha iniziato a lavorare come fotografa freelance per privati e negozi di abbigliamento. Nel corso del 2016 ha lavorato sotto contratto con due agenzie di fotografia sportiva (Flash & Print e I tuoi fotografi) con base a Roma seguendo concorsi nazionali di ginnastica e nuoto nel centro Italia. Nel 2020 si è laureata in fotografia alla Rome University of Fine Arts con 110 e lode. La sua esperienza nelle esposizioni è iniziata nel 2016 alla Tevere Art Gallery con la quale ha partecipato alle edizioni dei Voies OFF di Arles del 2017-2018 e a The Darkroo. Nel 2019 ha autoprodotto una fanzine per il Funzilla Festival di Roma dal titolo SPECTRA.