Every beat of my heart
Nel fuoco di Ida Vitale
È una delle massime voci della poesia ispanoamericana. Ha una «forza ungarettiana» contenuta in una «sorgività sapiente e innocente». Esce in un volume importante, “Pellegrino in ascolto”. Ascoltiamola in questi versi che si addentrano nella sera…
Entra nella sera quasi come Dino Campana (quasi,Campana è irraggiungibile nei suoi ingressi e coleridgiano, preluziano, ma più immediato ancora, nelle sue visioni).
Il rituale che s’apre all’autunno, il poeta vede l’aprirsi della stagione come di un palcoscenico e un capitolo della vita. Osserva il ritardo della natura misticamente compartecipe, ma non misticamente, come poesia esige, lo sa narrare, in felici immagini cromatiche nel suo epifanico svelarsi.
Scordare i piccoli errori, il tempo dell’orologio: non per uscire dal tempo, senza ritorno, come un viaggio sciamanico sbagliato da un discepolo che poi si perde. No, correggere l’unico errore del tempo analiticamente cronologico, entra nel tempo metamorfico della natura.
Nata a Montevideo (il mitico approdo del viaggio da Genova di Campana) nel 1923, è una delle massime voci della poesia ispanoamericana, una voce assoluta nel mondo.
Felicemente introdotta e tradotta da Pietro Taravacci, esce in un volume importante, necessario, Pellegrino in ascolto (Bompiani, Capoversi).
Una forza ungarettiana che il traduttore rende in pieno nella sorgività sapiente e innocente insieme, magia e stupore. Fuoco.
Nell’ora credula
M’addentrai nella sera
per dove non dovevo e la sorprendo
nel rituale che s’apre all’autunno:
forse son ancor gialli
gli aranci, non hanno raggiunto
i rossi un loro tono d’amaranto
e vengono fuori sorprendenti verdi,
distratto ritardo.
Devo scordare i piccoli errori,
tornar per donde venni alla pazienza,
corregger l’orologio, unico errore.
Ida Vitale