Giuliana Bonanni
Finestra sul mondo

Il caso Carrère

Emmanuel Carrère ha raccontato la fine del suo matrimonio nel suo nuovo romanzo, "Yoga". L'ex moglie si è arrabbiata e ha minacciato querela. Il Goncourt ha escluso il libro dal premio. Insomma, una perfetta strategia di lancio...

Un romanzo controverso prima selezionato e poi eliminato nella corsa per il Premio Goncourt, lo scrittore mito Emmanuel Carrère contestato dall’ex moglie per averla citata senza il suo accordo e di aver mentito, ed ecco che l’uso della forma retorica della “ellissi narrativa” si ritrova al centro di un dibattito che dall’olimpo delle pagine letterarie scende fino alle rubriche di gossip dei siti di informazione. A un mese dall’assegnazione del più famoso riconoscimento letterario francese che avverrà a inizio novembre, l’ultimo romanzo di Carrère, Yoga, pubblicato in agosto da P.O.L., 400 pagine, 22 euro, in cima alle classifiche delle vendite con oltre 170.000 copie, è stato eliminato nella seconda selezione, resa nota dalla giuria martedì 6 ottobre.  Per statuto, al premio Goncourt possono partecipare solo le “opere di immaginazione in prosa” e non le autobiografie o, come nel caso di Carrère, le “autofiction”, un mix di narrativa, saggistica e autobiografia anche se, quest’anno, a pesare sul giudizio dei membri dell’Académie Goncourt c’è stata una vicenda che di letterario ha ben poco.

Il caso Yoga sembra una perfetta operazione di lancio di un’opera che ha in sé tutti gli elementi per richiamare l’attenzione in un mercato come quello dell’editoria, uscito malconcio dalla chiusura delle librerie e dalla crisi economica causata dalla pandemia.  Il clamore nasce, come scrive Le Monde il 2 ottobre, da una di quelle controversie fra lo scrittore e il suo ambiente, famiglia e amici, di cui le autobiografie sono fonte inesauribile. Il motto di Carrère “la letteratura è il luogo dove non si dicono bugie” viene smontato da una donna, Hélène Devynck, giornalista, ex moglie di Carrère che, stanca di essere un personaggio letterario, come lo è  stata fra il 2009 e il 2015 nel Regno, in LimonovVite che non sono la mia, si fa avanti sulla scena e rivela, con un “droit de réponse”  su Vanity Fair, le sue verità su Carrère e sul suo ultimo, osannato romanzo. Al momento della loro separazione, avvenuta lo scorso marzo, lo scrittore ha sottoscritto un impegno di non citarla né di parlarne nelle sue opere. Ebbene – scrive Hélène – in Yoga questo patto è stato violato e le sue vicende più intime sono finite nelle pagine del manoscritto che ha preteso di rivedere ed emendare. Da qui l’ellissi di cui parla la critica, il buco nero che riguarda la fine del loro matrimonio, le pagine cancellate su consiglio degli avvocati. Ma allora, fanno notare i critici della seguitissima trasmissione radiofonica La Masque e la Plume (https://www.franceinter.fr/emissions/le-masque-et-la-plume/le-masque-et-la-plume-13-septembre-2020) e di “La Lettre A”, siamo di fronte ad un romanzo o ad una autobiografia nelle cui pagine uno dei personaggi – l’ex moglie Hélène – si può riconoscere al punto tale da poter intervenire in modo sostanziale sulla base di minacce legali? L’”ellissi narrativa” sulla fine del matrimonio è funzionale al romanzo o è una forzatura legale che lo snatura? Inoltre, dicono, ammettere Yoga al Premio sarebbe una grave ingiustizia visto che nel 2018 il romanzo Le Lambeau in cui il giornalista Philippe Lançon, sopravvissuto all’attentato alla redazione di Charlie Hebdo, racconta i momenti dell’attacco terroristico e i mesi in ospedale per la ricostruzione del suo viso devastato e della sua psiche, è stato eliminato perché troppo aderente alla realtà.

Quello che l’editore di Yoga ha definito come “dépit amoureux” della ex moglie si è trasformato in una trappola sul cammino verso il Goncourt.

In Yoga, Carrère racconta le conseguenze psichiatriche di una crisi coniugale causata da un suo adulterio: a quasi 60 anni gli viene diagnosticata una sindrome bipolare di tipo II, ricoverato in un ospedale psichiatrico subisce ben 14 elettrochock.  Come sempre nei suoi romanzi, si mette a nudo davanti al lettore, rivela le proprie debolezze e manie suicide, mischia realtà e fantasia raccontando di aver trascorso 2 mesi sull’isola di Leros insieme ai migranti alla ricerca di sé stesso (in verità si è trattato di pochi giorni, sostiene la moglie), parla della sua profonda solitudine, dell’attentato a Charlie Hebdo e della pratica dello yoga per combattere la sua depressione. Tutto vero, a parte qualche ritocco: «dénaturer un peu, transposer un peu, gommer un peu» i fatti, scrive Carrère, a volte è necessario come nel caso di Yoga, proprio per rispetto degli altri. Un caso di ambiguità letteraria che mette in dubbio il patto fra lo scrittore e il suo lettore cui ha promesso di dire sempre e comunque la verità e che ha fatto di questo patto la sua forza.

A Emmanuel Carrère rimane il primato nelle classifiche delle vendite in Francia, il giudizio positivo della critica e la possibilità di premi minori ma sempre prestigiosi come il Femina e il prix special Renaudot vinti nel 2018 proprio Le Lambeau di Philippe Lançon.

In Italia il libro verrà pubblicato a maggio da Adelphi.

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