Every beat of my life
Il lampo e il grido
Al culmine di “Visione e preghiera”, una poesia che trae origine dal vagito di un bambino che nasce, Dylan Thomas fa esperienza della stessa “conoscenza per ardore” provata da Mario Luzi. Un «bruciante fuoco divino» che ispira un ardente canto religioso
È il culmine della prodigiosa poesia di Dylan Thomas – già incontrata in questa rubrica – che inizia con il leggendario «Chi/ sei tu/ che nasci/ nella stanza accanto/»: il grido di un bambino che sta nascendo, percepito attraverso la parete «sottile come un osso di scricciolo». Il battesimo, da un’altra stanza, dall’appartameno accanto del poeta che vive la sua stessa nascita, in quel grido, e quella del cosmo. Un’apocalissi rovesciata, un inno possente alla creatività incessante della vita.
Fino al culmine, quando il poeta si trova nell’ascesi assoluta, nel bruciante fuoco divino. Come spesso accade, la più ardente poesia religiosa è creata da poeti che non sono dichiaratamente legati a una specifica confessione.
Ma alla fede in cui visione e preghiera coincidono, alla luziana «conoscenza per ardore» che incendia la vita e i versi.
Volto l’angolo della preghiera e brucio
benedetto dall’improvviso
sole. Nel nome dei dannati
vorrei voltarmi e correre
alla terra nascosta
ma il sole urlante
battezza in basso
il cielo.
Io
sono
trovato.
Lasciate che mi bruci e anneghi
nella sua ferita cosmica.
Il suo lampo risponde al mio grido.
La mia voce brucia nella sua mano.
Adesso io sono perso in colui che acceca.
Il sole rugge all’amen della preghiera.
Dylan Thomas
Da Visione e preghiera, traduzione di Roberto Mussapi, in The conversation of voices, Algra Editore, 2015