Every beat of my heart
Spoglio e nudo all’ombra del divino
Un'invocazione di Salvatore Quasimodo, poeta sopravvalutato in vita e sottovalutato dopo la morte. Perché negli anni in cui la “curva minore del vivere” avanza, il Signore voglia trasformarlo in “vento che naviga felice o seme d’orzo o lebbra che sé esprima in pieno divenire”
Una poesia naturalmente, esemplarmente religiosa di Salvatore Quasimodo, in cui l’atto lirico stesso è religioso, cosmico: la sua traduzione-creazione dei Lirici Grecine è una prova. Grazia folgorate e inusitata, li ha fatti parlare per sempre. Non nella loro lingua, in cui già parlavano, nella nostra, in quella di Dante e Foscolo e Leopardi.
Sono diventati lirici greci italiani, grazie a Quasimodo.
Poeta forse un po’sopravvalutato in vita, è stato crudelmente e insensatamente sottovalutato dopo la morte: Quasimodo è un poeta di razza, un cantore unico e necessario.
Qui la poesia è invocazione al Signore, che lo perda, lo faccia vento, fibra dell’universo, similmente all’invocazione di Shelley al Vento Occidentale.
Annullami in te, cancellami la pena fammi spoglio e nudo nell’ombra del divino.
Curva minore
Pèrdimi, Signore, ché non oda
gli anni sommersi taciti spogliarmi,
sì che cangi la pena in moto aperto:
curva minore
del vivere m’ avanza.
E fammi vento che naviga felice,
o seme d’orzo o lebbra
che sé esprima in pieno divenire.
E sia facile amarti
in erba che accima alla luce,
in piaga che buca la carne.
Io tento una vita:
ognuno si scalza e vacilla
in ricerca.
Ancora mi lasci: son solo
nell’ombra che in sera si spande,
né valico s’apre al dolce
sfociare del sangue.
Salvatore Quasimodo
Da Oboe sommerso