Finestra sul mondo
Meglio Mao o Orwell?
In Cina è partita una nuova ondata di censura. Le biblioteche scolastiche sono sottoposte a revisione: via i romanzi di Orwell, dentro le poesie di Mao. Solo Winnie The Pooh e “La capanna dello zio Tom“ resistono alla campagna di Xi Jinping
Per rafforzare il Partito e riaffermarne l’ideologia, Xi Jinping punta alle menti dei più giovani. «Combattere per conquistare il cervello dei ragazzi è una delle cose più importanti per il Partito» ha dichiarato Wu Qiang, un analista politico di Pechino ed ex docente di scienze politiche alla Tsinghua University, ricordando come la determinazione dei giovani attivisti ad Hong Kong negli ultimi due anni ha spinto la Cina ad esercitare un sempre maggiore controllo dell’istruzione dei ragazzi nei nove anni della scuola dell’obbligo.
Così, con la riapertura delle aule dopo il lockdown, nelle biblioteche scolastiche è scattata un’operazione – voluta dall’alto – di rimozione dei libri considerati politicamente scorretti, secondo la linea dei valori di patriottismo e purezza ideologica dettata dal presidente Xi Jinping per il sistema di istruzione nazionale. Dalla provincia occidentale di Gansu a Shangai sono centinaia di migliaia i libri eliminati, molti dei quali obsoleti, in cattive condizioni o piratati.
Lo scrive l’agenzia di stampa inglese Reuters, che all’operazione di “book-cleansing” di maoista memoria, ha dedicato una lunga inchiesta basata su documenti governativi, interviste a insegnanti e su commenti postati sui social. La scoperta più eclatante? A fare la parte del protagonista fra gli autori messi al bando è George Orwell con i sui romanzi distopici i quali, pur essendo ancora sul mercato in Cina, sembrano diventati particolarmente fastidiosi e poco adatti alla formazione dei giovani cinesi. «Questa è la prima azione coordinata mirata alle biblioteche dai tempi della Rivoluzione Culturale» ha dichiarato a Reuters Wu Qiang. «Alla fine degli Anni Sessanta – ricorda – molti giovani, ferventi seguaci di Mao, hanno distrutto e bruciato i libri delle biblioteche per eliminare la cultura tradizionale».
Seguendo una direttiva emanata dal Ministero dell’Istruzione lo scorso ottobre, il personale scolastico di almeno 30 delle 33 provincie e comuni della “mainland China”, ha liberato le proprie biblioteche di opere “illegali” o “inappropriate” lavorando quotidianamente molte ore al di fuori del normale orario e per sette giorni alla settimana. La direttiva del Ministero, oltre a prevedere l’eliminazione dei libri non appropriati, ha incaricato le scuole di mettere a punto un sistema di catalogazione dei libri in entrata, in modo che ogni nuovo libro possa essere ispezionato. Se si dovesse verificare un problema, sia l’insegnante che consiglia il libro sia lo studente che decide di usarlo sono considerati responsabili.
Non esiste un elenco ministeriale dei libri messi al bando ma sono da considerarsi illegali tutti i testi che «danneggiano l’unità della nazione, la sua sovranità o i suoi territori; libri che sovvertono l’ordine sociale e danneggiano la stabilità sociale, libri che violano le linee direttive e la politica del Partito, denigrano e diffamano il Partito, i leader e gli eroi della nazione». I libri inappropriati sono quelli «non in linea con i valori fondamentali del socialismo, che propongono visioni devianti del mondo, della vita e dei valori» o libri che «promuovono dottrine e regole religiose, il razzismo o un nazionalismo ristretto».
La Reuters non è riuscita ad avere alcun commento né dal Ministero dell’Istruzione né dal portavoce del governo centrale. È riuscita, invece, a intervistare un insegnante di una scuola media di un’area rurale che ha dichiarato – sotto anonimato – di aver eliminato i libri a fumetti chiamati lianhuanhua popolari in Cina fino agli Anni Novanta, volumi sul Cristianesimo, e sul Buddismo, e, soprattutto, le copie di 1984 e della Fattoria degli animali, i due romanzi di George Orwell sul totalitarismo, che sono stati venduti in Cina per decenni.
Alcune scuole hanno comunicato la loro partecipazione al book-cleansing su Weibo, la piattaforma cinese corrispondente a Twitter, ufficialmente ammessa ma sottoposta a censura. «La nostra scuola ha intrapreso un’azione concreta per coltivare una gioventù virtuosa e ha innalzato la qualità della nostra biblioteca», ha scritto il direttore di una scuola di Xianlai.
La Reuters ha tentato di contattare oltre 100 scuole in tutto il paese per avere notizie sulla campagna di rimozione dei libri. Sulle 44 linee telefoniche in funzione solo 23 addetti hanno risposto, con un no comment o chiudendo la linea. Gli altri non hanno risposto al telefono.
Non è chiaro come verranno eliminati i libri; per il momento sono stati impacchettati e messi in un deposito. I testi soppressi sono stati sostituti da nuovi volumi compresi nella lista di 422 pagine pubblicata nella direttiva del Ministero dell’Istruzione. In questa lista figurano Il Manifesto Comunista e la nuova era, le poesie di Mao e La capanna dello zio Tom.
Infine, la Reuters fa notare come la censura cinese sia in continuo mutamento. Uno dei libri della lista dei buoni, infatti, è Winnie the Pooh benché negli anni scorsi siano state rimosse dal web tutte le immagini che rappresentavano il presidente Xi con le fattezze dell’orsetto e, nel 2018, all’omonimo film della Disney sia stato vietato l’accesso agli schermi cinesi.